Per rimuovere le chiusure dei padroni
I metalmeccanici scendono in lotta per il contratto di lavoro
Cortei il 30 ottobre in tutta Italia
Sono già passati tre mesi e mezzo da quando è scaduto il contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) della categoria dei metalmeccanici che interessa oltre 2 milioni di lavoratori (1.600.000 della grande industria, 400.000 piccole e medie imprese, 20.000 cooperative) ma le posizioni con le controparti padronali (Federmeccanica-Assital, Unionmeccanica-Api, Confcooperative, Legacoop, ecc.) restano distanti. "Molto distanti o negative - si legge in un comunicato di Fiom, Fim e Uil - rispetto alle principali richieste sindacali, sul salario, sul mercato del lavoro, sull'inquadramento unico, sui diritti". Non basta, "Federmeccanica ha presentato un pacchetto di richieste sull'orario di lavoro che complessivamente puntano a innalzare l'orario di lavoro e a ridurre gli spazi della contrattazione sindacale".
Per questo le segreterie sindacali nazionali hanno chiamato la categoria alla mobilitazione nel mese di ottobre con le seguenti iniziative: sciopero delle prestazioni straordinarie e delle flessibilità; 8 ore di sciopero, 4 delle quali da svolgersi nella giornata del 30 dello stesso mese con manifestazioni a livello territoriale o regionale. Oltre a un programma di assemblee nei luoghi di lavoro per fare il punto sulla trattativa del contratto e favorire la più ampia partecipazione alle iniziative di lotta in programma.
A proposito della trattativa, allo stato attuale da parte padronale si registrano solo chiusure sulle richieste avanzate nella piattaforma rivendicativa e inaccettabili pretese su orario, salario, "mercato del lavoro" e contrattazione. Ma vediamo un po' più nel dettaglio. In tema di "mercato del lavoro", non c'è una risposta positiva alla richiesta di fissare limiti al ricorso ai contratti atipici e individuare un percorso per la loro stabilizzazione:Federmecanica rinvia la discussione alla conclusione dell'accordo del 23 luglio 2007 tradotto in legge. E si comprende perché; in esso c'è scritto che i contratti a termine possono essere prorogati fino a 36 mesi e, con l' "accordo" tra "datore di lavoro" e dipendente altri 36 mesi. Circa l'inquadramento professionale la parte padronale non lo ritiene centrale e comunque pone le seguenti condizioni: ruolo esclusivo del contratto nazionale, negando ogni spazio alla contrattazione aziendale; invarianza dei costi; flessibilità dell'inquadramento e della retribuzione all'interno della singola fascia.
Per l'orario di lavoro va persino peggio. I padroni vogliono: flessibilità della durata settimanale dell'orario passando dalle 40 ore di orario normale a 40 ore medie in un arco di 4 mesi; monetizzazione di 3 permessi annui retribuiti; nuova disciplina dell'orario settimanale. Circa la richiesta salariale per la verità modesta, pari a 117 euro lorde al mese per il 5° livello (per il 3° livello dove c'è la maggioranza dei operai l'incremento richiesto è di appena101 euro lordi) Federmeccanica non va oltre quanto stabilito nell'accordo del 23 luglio1993 sulla "politica dei redditi" che in concreto significa non più di 70 euro medie lorde mensili Una miseria se si tien in conto del potere d'acquisto perso in questi anni e del fatto che i salari in Italia sono in fondo alla classifica europea.
Le controparti padronali, Federmeccanica in testa, insomma più che dare vogliono ottenere delle contropartite pesanti. Dopo l'accordo neocorporativo di luglio su pensioni, welfare, "mercato del lavoro", competitività, firmato col governo Prodi e con Epifani, Bonanni e Angeletti si sentono le spalle coperte e pensano che sia venuto il momento di piegare la resistenza della categoria più forte e avanzata dell'industria. Se queste sono, come sono, le condizioni la vertenza contrattuale dei metalmeccanici si presenta molto difficile. Eppure, come anche noi abbiamo avuto modo di dire a suo tempo, la piattaforma rivendicativa presentata unitariamente dalle tre confederazioni sindacali di settore non è esaltante, vi sono diverse carenze e le richieste sono assai modeste. Insufficienze queste rilevate anche da una consistente parte dei lavoratori interessati che nel referendum del 28-30 maggio scorso di validazione della piattaforma votò No, un'altra parte anch'essa molto consistente non si recò nemmeno alle urne.
Noi stiamo con i metalmeccanici e appoggiamo in modo militante la loro giusta lotta per il rinnovo del contratto nazionale. Li esortiamo a respingere con forza le esose pretese padronali. Li invitiamo a non mollare di un millimetro dalla piattaforma avanzata. Auspichiamo che riempiano le piazze per dare un forte segnale di lotta e che quanto prima venga proclamato uno sciopero generale di 8 ore della categoria.

24 ottobre 2007