Dalla rilevazione dell'Istat i pensionati italiani risultano sempre più poveri
Metà dei pensionati prendono meno di mille euro al mese

Nell'Italia di Berlusconi e di Monti la metà dei pensionati italiani è costretta a tirare avanti con meno di mille euro al mese. Diciamo nell'Italia di Berlusconi, perché questo drammatico risultato emerge dai dati sulla situazione pensionistica del 2010 forniti recentemente dall'Istituto nazionale di statistica (Istat), cioè in pieno regime berlusconiano. E diciamo anche nell'Italia di Monti, perché nel frattempo, dopo l'accanimento particolare sulle pensioni da parte di questo governo della grande finanza, della Ue e del massacro sociale, la situazione dei pensionati italiani non può che essersi ulteriormente aggravata.
Più precisamente sono ben 5,2 milioni, pari al 31% dei 16,7 milioni in totale, i pensionati che campano di stenti con un assegno compreso tra 500 e 1.000 euro mensili. Mentre altri 2,4 milioni, il 14,4% del totale, fanno letteralmente la fame con una pensione inferiore a 500 euro al mese. In totale sono dunque 7,6 milioni, pari al 45,4%, i pensionati che ricevono una pensione inferiore a 1.000 euro al mese. Quasi la metà del totale, appunto. Ma c'è da considerare che un altro 23,5% di pensionati (oltre 3,9 milioni) campa con un assegno compreso tra 1.000 e 1.500 euro, non certo una pensione da nababbi, e solo il restante 31,1% percepisce un assegno superiore a 1.500 euro. Quindi, a conti fatti, i due terzi dei pensionati o fanno la fame o tirano a stento ad arrivare a fine mese.
Questa spaventosa situazione, come si può vedere dalla tabella 8 del rapporto Istat, è ancora più grave per le donne, tra cui le pensioni inferiori a 500 euro arrivano al 16,5% del totale e quelle comprese tra 500 e 1.000 euro arrivano al 38,4%, per un totale del 54,9%; cioè ben oltre la metà delle pensionate percepiscono meno di 1.000 euro. Il peggior trattamento per le donne in generale è confermato anche dal valore medio delle pensioni, che mentre per gli uomini è di 18.435 euro annui, per le donne è di 12.840 euro, pur essendo le donne la maggioranza sul totale dei pensionati (53%).
Oltre a tracciare un quadro sconfortante, ancorché sicuramente sottostimato rispetto alla situazione reale attuale, i dati Istat per il 2010 sfatano anche la propaganda razzista della Lega che la maggior parte della spesa pensionistica sia assorbita dal Sud: In realtà la metà circa delle pensioni (47,9%) è stata erogata al Nord, mentre al Centro e al Sud vanno rispettivamente il 20,5% e il 31,6%.
Dalla tabella 1 del rapporto, che confronta i dati 2009-2010 delle pensioni, disaggregati per tipologia, si vede anche come stia colpendo pesantemente la stretta sulle pensioni di invalidità, sociali e assistenziali. A fronte di un leggero aumento dell'importo complessivo della spesa pensionistica da 253.609 milioni a 258.477 milioni (che però in realtà ha registrato una diminuzione dell'incidenza sul Prodotto interno lordo, cioè in valore reale), e di un aumento delle pensioni di vecchiaia o anzianità, dal 70,4% al 71% del totale, le pensioni di invalidità sono diminuite come numero da 1,606 milioni a 1,500 milioni (-6,6%), e anche come importo complessivo (dal 4,8% al 4,5%), nonostante un aumento del loro importo medio da 7.594 euro nel 2009 a 7.689 euro nel 2010.
Lo stesso vale per le pensioni assistenziali, diminuite in quantità da 4,328 milioni a 4,262 milioni, e in importo complessivo, dall'8,1% al 7,9%, nonostante anche qui un leggero incremento dell'importo medio. In diminuzione, seppure più contenuta, risultano anche le pensioni di invalidità civile e le pensioni sociali.

16 maggio 2012