I colpi più devastanti (40 miliardi) nel 2013 e 2014, cioè dopo le prossime elezioni politiche
Micidiale stangata di 47 miliardi
Non è una "drammatica farsa", come dice Bersani. Napolitano incoraggia il governo e rilancia l'invito all'unità contro la crisi. Nessuna riduzione delle tasse ai lavoratori e ai pensionati. Donne in pensione a 65 anni. Blocco del turn-over e degli stipendi del pubblico impiego. Ticket sanitari fino a 25 euro. Altri 10 miliardi di tagli a Regioni ed Enti locali. Misure punitive per insegnanti e dipendenti pubblici. Tagli e rincari colpiscono soprattutto le masse popolari
Occorre lo sciopero generale per respingere la stangata e per abbattere il governo degli stangatori e della macelleria sociale

"Non abbiamo messo le mani nelle tasche degli italiani": col suo solito ritornello stantio e il suo falso sorriso il neoduce Berlusconi ha presentato il 30 giugno, affiancato in conferenza stampa dal ministro dell'economia Tremonti, la manovra per azzerare il debito pubblico entro il 2014, appena varata dal Consiglio dei ministri: come se si trattasse di un ordinario aggiustamento contabile, e non di una micidiale stangata da 47 miliardi di euro; e come se questi soldi piovessero non si sa da dove e a tirarli fuori non fossero chiamati sempre e solo i lavoratori e le masse popolari, attraverso i tagli alle pensioni, alla sanità, ai trasporti, alla scuola, il blocco degli stipendi e delle assunzioni nel pubblico impiego, l'allungamento dell'età pensionabile, i tagli alle Regioni e agli Enti locali, su cui si fonda quasi esclusivamente anche questa come tutte le altre manovra finanziarie che l'hanno preceduta. La Federconsumatori ha stimato in 927 euro a famiglia il costo della manovra che si abbatterà sulla popolazione.
Ma evidentemente il nuovo Mussolini si riferiva al fatto che non sono state aumentate direttamente le tasse al suo elettorato di riferimento, i ricchi e i super ricchi, come qualcuno aveva ipotizzato in precedenza favoleggiando di aumenti Iva sui beni di lusso, di superbollo sui Suv, di tagli ai "costi della politica", cioè agli stipendi e alle prebende di parlamentari e ministri, e così via: tutte cose che sono state o cassate di sana pianta, come l'iva sui beni di lusso (mentre invece è confermato l'aumento dell'iva sui generi di largo consumo, anche se scaglionato nel tempo), o rinviate alle calende greche, come i "tagli ai costi della politica", o ridotte a ridicole finzioni, come il "superbollo" sulle Ferrari e assimilate.
Ed evidentemente intendeva vantarsi anche giacché il grosso dei tagli non sarà direttamente il suo governo a farlo, ma toccherà a quelli che verranno eventualmente dopo di lui, visto che dei 47 miliardi complessivi ben 40 sono concentrati nel biennio 2013-2014, in ragione di 20 miliardi l'anno, mentre per il 2012 saranno "solo 5,5" e per quest'anno 1,5 i miliardi da rastrellare. Ma Berlusconi ha negato, con la consueta faccia tosta, che con ciò il suo governo abbia voluto scaricare su altri la responsabilità della manovra di lacrime e sangue; e Tremonti lo ha spalleggiato sostenendo che per il 2011-2012 "abbiamo già fatto tutto il necessario", e che "per fortuna c'è chi, come il capo dello Stato, che lo ha autorevolmente ricordato".
Il ministro si riferiva infatti all'intervento di Napolitano, che dall'Inghilterra era intervenuto per sedare la polemica sui "due tempi" della manovra, pontificando che la scelta del governo rispettava fedelmente quanto ci era stato chiesto dall'Unione europea. Anzi, il nuovo Vittorio Emanuele III aveva fatto anche di più per puntellare il governo, spingendosi fino a chiedere di "creare le condizioni per uno sforzo convergente che è indispensabile di fronte alle scelte che ci attendono, a cominciare appunto dalla manovra di rientro del debito pubblico". Un chiaro invito alla "opposizione" parlamentare a collaborare con l'esecutivo per far digerire meglio la stangata alle masse popolari.
Berlusconi ha subito sfruttato politicamente l'assist del capo dello Stato, dicendosi "aperto anche alle proposte dell'opposizione". D'altronde non è che la "opposizione" abbia fatto fuoco e fiamme: Bersani si è limitato a definire questa stangata antipopolare, tra le più micidiali da almeno un paio di decenni, come una "farsa drammatica"; e Di Pietro è stato ancor più ambiguo annunciando che "la sommatoria dei sì e dei no ci dirà come voteremo in parlamento".
E mentre la "opposizione" parlamentare balbetta il neoduce va avanti a testa bassa come un treno, facendo già sapere in partenza che metterà il voto di fiducia sul decreto con i tagli. Anzi, ritardando volutamente la consegna del testo definitivo della manovra al Quirinale per la firma, ha tentato addirittura di aggiungere di soppiatto nel decreto un'ennesima leggina ad personam per concedersi il rinvio dell'eventuale pagamento dell'indennizzo a De Benedetti che sta per essere deciso dalla sentenza di appello sul lodo Mondadori. Per ora ha dovuto annunciarne il ritiro, a causa dell'ondata di proteste che ha costretto lo stesso Tremonti a rinviare la conferenza stampa del 5 luglio, evidenziando le contraddizioni insorte in seno alla maggioranza. Ma c'è da star sicuri che il neoduce tornerà alla carica con qualche emendamento in fase di approvazione del decreto in parlamento con la fiducia.
Che cosa aspettano ancora le direzioni sindacali a proclamare lo sciopero generale di 8 ore per respingere la stangata? Una mobilitazione generale si impone con urgenza, per impedire che la crisi del capitalismo venga fatta pagare ancora una volta ai lavoratori, ai pensionati e alle masse popolari, e per abbattere il governo degli stangatori e della macelleria sociale!
Ecco infatti quali sono, in sintesi, le devastanti misure della manovra varata dal governo, tenendo presente che mentre scriviamo essa non è ancora stata del tutto resa nota, causa i continui aggiustamenti ancora in corso da parte delle diverse componenti della maggioranza in competizione fra loro:

Pensioni
Per le lavoratrici del settore privato l'età pensionabile salirà gradualmente dal 2020 per arrivare a 65 anni nel 2032. Per tutti viene anticipato dal 2015 al 2014 l'aggancio del meccanismo di adeguamento dell'età pensionabile all'aspettativa di vita (un mese in più per ogni anno). Però l'effetto combinato di queste due norme, in aggiunta al meccanismo delle finestre di uscita mobili introdotte l'anno scorso, porterà secondo l'Inps ad un innalzamento dell'età pensionabile per le donne non a 65 ma a 67 anni e 11 mesi, se dipendenti, e a 68 anni se autonome.
Blocco per tutto il triennio 2012-2014 della rivalutazione delle pensioni sopra 5 volte il minimo Inps (30.500 euro lordi l'anno, 2.380 euro mensili). Quelle comprese tra questa cifra e 3 volte il minimo (18.300 euro annui, 1428 euro lordi mensili), subiranno una decurtazione degli adeguamenti pari al 45%.
Vi saranno inoltre penalizzazioni per le pensioni di invalidità e reversibilità, tra cui la cosiddetta norma "antibadanti" fortemente voluta dalla Lega. La stessa Lega che è riuscita a strappare anche il condono tombale per le multe non pagate sulle quote latte.

Sanità
Dal prossimo anno tornano i ticket su diagnostica e specialistica (10 euro) e sul pronto soccorso (25 euro per i codici bianchi).
Nel 2014 scatterà inoltre l'aumento della quota nazionale del ticket sui farmaci. Secondo una stima dell'Università di Tor Vergata la manovra comporterà un taglio di 10 miliardi in tre anni della sanità pubblica, innescando aumenti dei ticket e tasse regionali per 500 euro a famiglia.
A partire dal 2012 per tutte le spese scatterà anche il meccanismo dello "spending review": per le loro necessità i ministeri si dovranno adeguare ai cosiddetti costi standard, e ciò si tradurrà in pesanti tagli in particolari settori, si calcola per 5-6 miliardi.

Scuola
Il decreto prevede l'accorpamento di scuole infanzia, elementari e medie che porterà alla riduzione dei dirigenti scolastici. Dai piccoli istituti spariranno 1000 vicepresidi. I docenti inidonei per motivi di salute potranno essere declassati a mansioni di bidello o addetto alla segreteria. In mancanza di posti potranno essere spostati ad altra amministrazione. Confermati per altri due anni, cioè fino al 2014, i tagli già decisi dalla manovra del 2008 (tre miliardi a regime). Non è ancora chiaro se sia poi stata tolta o lasciata la clausola particolarmente infame di dimezzare gli insegnanti di sostegno per gli alunni disabili (un insegnante ogni due anziché uno per ciascuno come adesso). Il ministero ha precisato solo che nelle classi in cui è presente un disabile il numero degli alunni non può essere superiore a 20.

Regioni ed Enti locali
A loro carico pesa ben un quinto della manovra (9,6 miliardi). È la seconda sforbiciata in due anni, dopo quella di 14,8 miliardi del 2010. Come chiedeva la Lega cambiano le regole del "patto di stabilità": i "comuni virtuosi" potranno spendere le cifre risparmiate, quelli "non virtuosi" subiranno penalizzazioni. Il taglio delle risorse peserà soprattutto sulle Regioni (5,4 miliardi); particolarmente salassate la Sicilia e la Sardegna. 4,2 miliardi saranno a carico delle Province e ai Comuni saranno tagliati 1 miliardo nel 2013 e 2 miliardi nel 2014..
Secondo il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, si tratta di "scelte gravi che possono porre a rischio servizi pubblici fondamentali in settori come il trasporto pubblico locale e la sanità".

Pubblico impiego
Proroga del blocco della contrattazione, delle assunzioni per turn-over e degli adeguamenti al costo della vita, già in vigore lo scorso anno, al livello nominale del 2010. il taglio complessivo al 2014 sarà di 740 milioni. Secondo calcoli della CGIL la decurtazione mensile sugli stipendi a regime arriverà a 215 euro lordi. Dal 2011 al 2014 la pubblica amministrazione perderà 256 mila dipendenti per pensionamenti, ma tra questi solo uno su cinque saranno sostituiti.
Introdotta la mobilità territoriale obbligatoria, mentre fino ad oggi era su base volontaria ed economicamente compensata. Gli impiegati statali potranno essere spostati coattivamente anche da una regione all'altra.
Giro di vite sulle assenze per malattia, con visite fiscali anche dal primo giorno, se la malattia inizia subito prima o subito dopo una festività.

Superbollo auto
Dopo annunci e smentite a ripetizione, alla fine la montagna ha partorito il topolino: l'aumento del bollo ci sarà, ma solo sulle macchine di potenza superiore a 225 KW (300 CV), praticamente solo una ristrettissima fascia di super macchine. Berlusconi ci ha tenuto a specificarlo pubblicamente, in tono contrito, quasi a scusarsene con il suo elettorato di super ricchi ("abbiamo fatto solo una piccola correzione").

Costi della politica
Rinvio alle calende greche della misura che era stata strombazzata come certa fino alla vigilia. Per le retribuzioni dei parlamentari e delle cariche pubbliche saranno presi a riferimento i trattamenti dei 6 maggiori paesi dell'area euro. Sarà formata una commissione presieduta dal presidente dell'Istat che dovrà stabilire una media tra questi. Berlusconi ci ha tenuto a specificare: "Dalla prossima legislatura e fatti salvi i diritti acquisiti".
Tagli del 10% al finanziamento dei partiti parlamentari e obbligo di accorpamento di tornate elettorali concomitanti, il cosiddetto Election day: esclusi però, manco a dirlo, i referendum.
L'ICE (Istituto per il commercio estero) passa alle dipendenze del ministero degli Esteri, con una riduzione del personale di 200 unità. Altri "risparmi" di spesa e di personale deriveranno dalla privatizzazione della Croce rossa.

Delega fiscale e assistenziale
In tre anni saranno ridotte da 5 a tre le aliquote fiscali: 20, 30 e 40%. sarà formata una commissione bicamerale di 60 parlamentari per esaminare i decreti delegati sul modello del federalismo fiscale. Non si conoscono ancora gli scaglioni, ma dalle ipotesi trapelate è chiaro che il grosso delle riduzioni riguarderà i redditi medio-alti e altissimi, quelli cioè da 28 a 55 mila euro (aliquota ridotta dal 38 al 30%); quelli tra 55 e 75 mila euro (aliquota ridotta dal 41 al 40%); e quelli al di sopra dei 75 mila euro, con una riduzione dal 43% attuale al 40%. Per i redditi medi e bassi solo le briciole: si andrebbe da zero risparmio per redditi fino a 15 mila euro a qualche centinaio di euro al massimo (200-300) per i redditi compresi tra 15 e 28 mila euro.
La delega fiscale comprende anche l'aumento dell'iva. Si parla di un punto, da aumentare "gradualmente" per non "favorire effetti inflazionistici". Tremonti l'avrebbe voluta subito, magari limitata ai beni di lusso, ma ha ricevuto una forte opposizione dai ministri, preoccupati per il loro elettorato.
Armonizzazione della tassazione sulle rendite finanziarie al 20%, esclusi i titoli di stato che resteranno al 12,5%. Imposta unica sui servizi (superbollo valido per imposta di registro, ipocatastale, bollo, concessioni governative, contratti di Borsa, assicurazioni e intrattenimenti).
Accantonata invece la tassa del 35% sulle operazioni speculative delle banche, così come l'imposta dello 0,15% sulle transazioni finanziarie.
Per "aiutare lo sviluppo" c'è solo la revisione dei regimi forfettari per favorire nuove imprese (5% di tassazione per i giovani fino a 35 anni con ricavi fino a 30 mila euro) e l'apertura libera la domenica e i festivi per i negozi nelle città turistiche; e poco altro come la graduale eliminazione dell'Irap con priorità all'esclusione dalla base imponibile del costo del lavoro.
Per l'assistenza Tremonti ha detto che "si punterà molto sul volontariato".

6 luglio 2011