"Togliamoci le catene della vergogna!"
In piazza a Milano i migranti in lotta per i diritti
Iniziative fino allo sciopero generale in ottobre. Militante appoggio del PMLI: "Abrogare la legge Bossi-Fini! Basta pagare per restare! Cittadinanza subito per i figli dei migranti! Chiudere tutti i CIE!"

Redazione di Milano
"Togliamoci le catene della vergogna": è questo lo slogan della protesta per le condizioni di vita e lavoro degli immigrati, i cui contenuti sono diffusi in volantini in varie lingue, indetta per sabato 15 giugno in tutta Italia con manifestazione nazionale a Milano, largo Cairoli.
L'iniziativa era promossa dalla Confederazione unitaria di base (CUB) insieme con il Comitato immigrati in Italia e altre associazioni di migranti.
"i costi della crisi sono stati scaricati sulle spalle dei lavoratori e fra loro sugli immigrati che rappresentano un facile bersaglio al fine di indebolire la solidarietà tra lavoratori italiani e migranti. - denunciano in un comunicato gli organizzatori - Il governo Monti ha attuato una sanatoria-truffa escludendo la stragrande maggioranza dei lavoratori immigrati, quelli che hanno un contratto precario, con l'unico scopo di fare cassa per lo Stato, lasciando gli immigrati in balia dell'arbitrio di padroni e padroncini".
Un corteo pieno di colori e di musica, di vivace e rumorosa protesta, composto da alcune centinaia di manifestanti, molti dei quali immigrati con indosso gli abiti tradizionali, quello che ha attraversato il centro città per dire "Basta alla schiavitù moderna" e ottenere la cittadinanza per i figli degli stranieri nati e cresciuti nel nostro Paese.
Tra le rivendicazioni portate in piazza su cartelli sandwich e striscioni ci sono l'abolizione del "Pacchetto sicurezza" Maroni, delle leggi segregazioniste, dei centri di detenzione temporanea (i famigerati CIE) e della legge 30. In particolare le organizzazioni in difesa degli immigrati chiedono l'abolizione della tassa sui permessi di soggiorno, il diritto di cittadinanza per chi nasce o cresce in Italia, l'unificazione dei contributi previdenziali nel Paese di provenienza o in alternativa il versamento al lavoratore dei contributi; e rivendicano inoltre l'aumento della durata del permesso di soggiorno per chi perde il lavoro, la garanzia del diritto di asilo ai rifugiati politici, i diritti sociali, civili e culturali per i migranti e il diritto di voto a chi è in Italia da 5 anni.
Attivamente presenti alla manifestazione, in supporto militante alla lotta dei migranti, alcuni compagni della Cellula "Mao" di Milano del PMLI coadiuvati da un combattivo simpatizzante della provincia di Bergamo del Partito. Sventolavano le rosse bandiere del Partito e tenevano alto un cartello con l'efficace manifesto realizzato dal Comitato lombardo del PMLI: "Abrogare la legge Bossi-Fini! Basta pagare per restare! Cittadinanza subito per i figli dei migranti! Chiudere tutti i CIE!" e raffigurante un immigrato nei panni di uno schiavo che spezza le catene dell'oppressione razziale e del supersfruttamento capitalista; sull'altro lato vi era il manifesto del Partito contro il governo Letta-Berlusconi.
Il suddetto cartello ha avuto un grande successo tra i migranti in lotta, alcuni di loro hanno voluto posare con esso davanti ai fotografi e alla telecamera de La7 mostrandolo a mo' di sfondo anche quando questa stava riprendendo l'intervista di un organizzatore del Comitato immigrati.
Coinvolgendo in coro molti manifestanti al grido di: "I migranti non sono clandestini, abrogare la legge Bossi-Fini", "Lavoro, diritti, servizi sociali, non vogliamo le leggi razziali" e "Pacchetto sicurezza, xenofobo e razzista" la rappresentanza del PMLI ha partecipato a tutto il corteo stimolando il già alto spirito combattivo dei migranti i quali hanno infine invitato il compagno che portava il cartello a sfilare alla testa del corteo.
La manifestazione si è conclusa in piazza San Babila con gli interventi degli organizzatori e di molti lavoratori immigrati nonché di studentesse e studenti figli di migranti che hanno denunciato i pesanti disagi che comporta loro l'ingiustizia della negata cittadinanza.
''Andremo avanti - ha rilanciato infine Mustapha Waghe, responsabile CUB immigrazione - con altre iniziative fino ad ottobre per arrivare allo sciopero generale!''.

19 giugno 2013