Lo certifica l'Inps
Milioni di pensionati alla fame
Un pensionato su due non arriva a mille euro al mese
Diminuito del 3,8% il potere d'acquisto delle famiglie

La macelleria sociale avviata dal neoduce Berlusconi e proseguita dal governo Monti in nome del risanamento dei conti pubblici ha gettato sul lastrico e ridotto alla fame milioni di famiglie e pensionati.
A certificarlo è lo stesso Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps) che il 20 novembre ha diffuso i dati del bilancio sociale 2011 da cui emerge che, oltre la metà dei pensionati italiani, circa 7 milioni e 200 mila persone, è costretto a sopravvivere con un assegno mensile inferiore ai mille euro al mese.
"Nella distribuzione per classi di importo - evidenzia infatti l'Inps - il 52% dei pensionati Inps (7,2 milioni di individui) presenta redditi pensionistici inferiori a 1.000 euro mensili e il 24% (3,3milioni) si colloca nella fascia tra 1.000 e 1.500 euro mensili. Il 12,7% riscuote pensioni comprese tra 1.500 e 2.000 euro mensili e il restante 11,2% gode di un reddito pensionistico mensile superiore a 2.000 euro".
In riferimento al reddito pensionistico, risulta che: "Oltre la metà dei pensionati (52%) riceve una pensione di vecchiaia o di anzianità senza godere di altri trattamenti pensionistici, percentuale che scende al 10% e al 5% rispettivamente per pensioni ai superstiti e di invalidità previdenziale. I percettori di sole pensioni assistenziali sono l'11% del totale. Un ulteriore 10% e 12% si distribuisce tra coloro che ricevono, rispettivamente, un trattamento previdenziale associato ad una prestazione assistenziale ovvero più trattamenti di natura previdenziale".
Se invece del reddito complessivo si guarda alla singola pensione l'importo medio è di 780 euro con grandi differenze tra quelle previdenziali (870 euro) e quelle assistenziali (406 euro). Tra quelle previdenziali ci sono differenze significative nelle medie tra quelle di anzianità (1.514 euro medi), di prepensionamento (1.469 euro medi) e quelle di vecchiaia (649 euro medi).
Esiste poi una grande differenza territoriale per quanto riguarda la distribuzione dei redditi pensionistici per aree geografiche; infatti risulta che: "quasi la metà dei percettori (6.915.733) si concentra nelle regioni settentrionali, mentre nel Meridione e al Centro risiedono, rispettivamente, il 31% (4.292.312) ed il 19% (2.733.757) del totale con redditi pensionistici medi che oscillano da 920 euro mensili al Sud a 1.238 euro al Nord". Un dato che smentisce in pieno l'odioso luogo comune, sbandierato in particolar modo dai fascio-leghisti della Lega, di un Sud assistenzialista.
"All'atto del rinnovo degli ordinativi di pagamento dell'1 gennaio 2012 - si legge ancora nel bilancio Inps - le pensioni e gli assegni sociali in essere sono oltre 827mila e presentano nel complesso un importo medio mensile di 390 euro. Il numero delle prestazioni di invalidità civile si aggira attorno ai 2,7 milioni con importi medi che oscillano tra 266 euro mensili in caso di pensione e 476 euro per le indennità. Queste ultime (circa 1,9 milioni di trattamenti) rappresentano il 69% delle provvidenze erogate. Con riferimento alla categoria di soggetti protetti, la quota prevalente (76,5%) è costituita da prestazioni rivolte ad invalidi totali. In tutte le tipologie di trattamenti assistenziali risulta marcata la presenza delle donne come beneficiarie". Mentre "I titolari di almeno un trattamento pensionistico Inps nel 2011 sono 13.941.802, in maggioranza donne (54%)" e di questi "Circa il 74% (pari a 10,3 milioni di individui) percepisce una sola pensione a carico dell'Istituto, poco più del 21% ne percepisce due, il 5% tre ed oltre. Il reddito pensionistico medio lordo, risultante dalla somma dei redditi da pensione (sia di natura previdenziale che assistenziale) percepiti nell'anno, erogati sia dall'Inps che da altri enti previdenziali e rilevati dal Casellario centrale dei pensionati gestito dall'Istituto, è di 1.131 euro mensili (per le donne 930 euro medi mensili a fronte di 1.366 euro per gli uomini)".
Insieme a tutto ciò, l'Inps evidenzia che è diminuito anche il potere d'acquisto delle famiglie che si è ridotto del 3,8% tra il 2008 e il 2011. Nel corso dell'ultimo anno "Il Pil si è incrementato rispetto al 2010 solo dello 0,2% mentre i redditi delle famiglie ne hanno risentito in maniera rilevante, considerato che sono aumentati dell'1,9% in termini monetari ma si sono ridotti dello 0,9% in termini reali". Quindi "il potere d'acquisto delle famiglie si è ulteriormente ridotto per il terzo anno consecutivo e complessivamente dal 2008 ad oggi la riduzione è stata del 3,8% (che sale al 5,2% rispetto al 2007).
Dai dati pubblicati infine emerge anche che tra il 2009 e il 2011 i dipendenti privati in Italia sono diminuiti dello 0,6% (da 12,5 milioni a 12,42 milioni) ma la riduzione è stata consistente soprattutto per gli under 30 con una perdita dell'11,3% e 280.000 occupati in meno in questa fascia di età (da 2.468.000 a 2.188.000). Per i giovani fino a 19 anni in questi due anni il calo è stato del 45,5% (da 110.713 a 60.292). Nel 2011 l'Inps ha speso per ammortizzatori sociali 19,1 miliardi con un calo dell'1,7% rispetto ai 19,4 miliardi spesi nel 2010 (nel 2009 sono stati spesi 18,2 miliardi). Nel 2011 sono stati spesi per prestazioni 10.797 milioni di euro mentre 8.335 sono stati destinati ai contributi figurativi. Per la disoccupazione sono stati spesi 11,66 miliardi, per la cassa integrazione 5,2 miliardi e 2,4 miliardi per la mobilità.
Insomma, mentre l'affamatore e stangatore Monti va dicendo a tutto il mondo che "in Italia finalmente si vede la luce in fondo al tunnel" milioni di pensionati e famiglie operaie sono alla fame e il peggioramento delle loro condizioni di vita e di lavoro è destinato ad aggravarsi ulteriormente.

5 dicembre 2012