Presentato dal governo del neoduce Berlusconi
Il senato vara il decreto antipopolare milleproroghe
Passano le richieste della Lega. Incoraggiato l'abusivismo edilizio. Regali alle banche. Colpiti i precari della scuola. Introdotte nuove tasse. Prorogata la fallimentare social card
Favoriti gli amici del "centro-destra"

Un obbrobrio legislativo. Favori ad amici e ministri. Regali clientelari alle lobby che fanno riferimento alla Lega di Bossi e allo schieramento berlusconiano. Anche per la Chiesa cattolica c'è un suo tornaconto. Mano di velluto con i disonesti. Schiaffi in faccia ai precari della scuola. Nuove tasse. Confermati i tagli con qualche attenuazione. Sono alcune delle considerazioni che si possono fare di primo acchito, senza sbagliare, sul decreto Milleproroghe, presentato dal governo e varato al Senato con il voto di fiducia il 16 febbraio scorso, con 158 sì, 136 no, 4 gli astenuti. Hanno votato a favore PDL e Lega, si sono opposti i partiti del "Terzo polo", il PD, IDV e MPA. Il partito di Fini si è spaccato: 5 senatori di Futuro e libertà non hanno seguito l'indicazione di voto contrario. Il decreto è ora alla Camera per la seconda (e quasi sicuramente ultima) lettura che dovrà avvenire entro il 27 febbraio, pena la sua decadenza.

Una "piccola" Finanziaria
Con Tremonti al ministero dell'Economia questo provvedimento, in genere approvato a fine anno, è cresciuto in modo mostruoso, fino a diventare una specie di "piccola" Finanziaria. Sono tantissimi gli argomenti trattati con termini di rinvio o di proroga, oppure per inserire nuove norme. Difficile per i non addetti ai lavori raccapezzarsi. Ma è nelle pieghe del Milleproroghe, nei capitoli di peso, che si coglie il segno politico antipopolare del decreto e si scoprono le magagne non sufficientemente evidenziate nei media di regime.

I favori alla Lega
Si diceva dei favori fatti alla Lega e più in generale all'elettorato del "centro-destra". Si veda lo slittamento dal 31 dicembre 2010 al 30 giugno 2011 dei pagamenti delle rate delle multe arretrate agli agricoltori che sforarono le quote latte. Si tratta di 5 milioni di euro che il governo dovrà trovare in altro modo. A nulla sono valse le proteste di Confagricoltura, CIA, Fedagri e Coldiretti. Altra questione cara a Bossi: per i precari della scuola è previsto il congelamento fino al 31 agosto 2012 delle graduatorie e il vincolo della territorialità. L'inserimento nella prima fascia delle graduatorie di istituto è consentito esclusivamente a coloro che sono inseriti nelle graduatorie ad esaurimento della provincia in cui ha sede l'istituzione scolastica richiesta. Insomma, nelle scuole del Nord insegnanti del Nord. I docenti precari inseriti nelle graduatorie delle regioni meridionali non potranno trasferirsi, anche a a costo di enormi sacrifici, nelle regioni settentrionali.
Stessa lettura per i soldi stanziati per far fronte ai danni delle alluvioni, 200 milioni di euro per gli anni 2011-2012 così suddivisi: 60 al Veneto, 90 alla Liguria, 40 alla Campania, 10 per i comuni della provincia di Messina. Sono pochi, sono tanti? Il fatto è che il 75% di queste risorse va al Nord e in più vengono prelevati da un fondo di un miliardo di euro destinato a risanare il dissesto idrogeologico nel Mezzogiorno.
Vanno nella stessa direzione le risorse finanziarie destinate al Teatro della Scala di Milano e alla fondazione dell'Arena di Verona.
Sempre sui precari della Pubblica amministrazione, il decreto approvato contiene uno "zuccherino" e una mazzata. Il primo riguarda il ricorso ai licenziamenti ingiusti: nel 2011 non si applicherà la norma del collegato sul lavoro che restringe a 60 giorni il termine dell'impugnazione, terminati il 23 gennaio scorso. Quindi, non la cancellazione di questa norma ingiusta e forse anche anticostituzionale, ma solo un rinvio di un anno. C'è da dire che prima di questa scadenza la CGIL aveva raccolto decine di migliaia di ricorsi che di fatto avevano disinnescato la trappola dei 60 giorni. La mazzata è invece indirizzata ai precari dell'INPS occupati nell'erogazione degli "ammortizzatori sociali", sono 1.300 i lavoratori che a marzo dovranno andarsene.

Più tasse, non meno
Quella della riduzione delle tasse è un'altra balla che Berlusconi ha ripetuto a ogni piè sospinto. La realtà è che a tutt'oggi la torchiatura fiscale (per chi la paga, e in primis i lavoratori dipendenti) ha raggiunto il 43,4%. Si sa inoltre che nel cosiddetto federalismo comunale sono previste una sfilza di tasse aggiuntive: dall'imposta di soggiorno alla tassa di scopo, all'aumento dell'addizionale IRPEF, all'incremento dell'ICI su artigiani. Commercianti e piccole imprese. Non basta. Nel decreto Milleproroghe ve ne sono delle altre. C'è quella sul cinema che peserà in prevalenza sui giovani e sugli anziani. Dal primo luglio 2011 a fine 2013 il biglietto del cinema costerà un euro in più, escluse le sale delle comunità religiose ed ecclesiastiche. Il ricavato, non è chiaro di che dimensione, sarà utilizzato per finanziare le agevolazioni fiscali alla produzione cinematografica tagliate in provvedimenti governativi precedenti. Per non dire della tassa per emergenze terremoto e rifiuti. Una trovata "geniale" di Tremonti per trasferire i costi dallo Stato ai contribuenti. Dice la norma che le Regioni, in caso di calamità naturali, per far fronte alle spese, potranno aumentare le tasse e le addizionali di propria competenza, comprese le accise sui carburanti. La Campania, per far fronte all'emergenza rifiuti, potrà aumentare l'addizionale sulle accise anche per l'energia elettrica.

Mano di velluto per l'abusivismo
Buone notizie nel Milleproproghe per l'abusivismo edilizio. Saranno infatti sospese in Campania le demolizioni delle abitazioni abusive decise a seguito di sentenze passate in giudicato, ciò fino al 31 dicembre 2011. Si allungano inoltre i tempi del condono, fino al 30 aprile prossimo, per dichiarare e mettere in regola le "case fantasma", costruite completamente abusivamente e inesistenti al catasto.
A proposito di generosità a favore dell'abusivismo, è in arrivo un condono per sanare le violazioni ripetute e continuate delle norme in materia di affissioni di manifesti politici ovvero striscioni e similari. Il che accade regolarmente nelle campagne elettorali da parte di tutti i partiti, liste e candidati di ogni fazione borghese.
Non tornano i conti sui fondi del 5 per mille che restano a quota 300 milioni di euro, mentre nel 2010 erano 400. Lo stanziamento per i malati di Sla (sclerosi amiotrofica) doveva essere di 100 milioni tondi ora si parla di una cifra generica "fino a 100 milioni" di euro.
A proposito dei costi della "casta" del palazzo: il decreto prevede una norma ad hoc per il sindaco di Roma Alemanno che potrà aumentare fino a 15 gli assessori della giunta. Una misura questa che varrà per tutti i comuni con più di un milione di abitanti. Si prosegue con la riapertura dei termini per richiedere i rimborsi delle ultime elezioni regionali e il ripristino dei gettoni di presenza per i consiglieri di quartiere nei comuni con più di 250 mila abitanti.

Ritorna la social card
Chiudiamo con il ripristino della social card, ossia della carta acquisti per alimenti o pagamento delle bollette per anziani poveri, per una nuova fase sperimentale di 12 mesi, con un misero budget di 50 milioni di euro, la cui gestione sarà affidata, per giunta, ad enti caritatevoli, prevalentemente se non esclusivamente di tipo confessionale. Si parla di ripristino perché questo strumento di sostegno al reddito per i ceti meno abbienti, inadatto e inefficace, voluto da Tremonti, è stato già sperimentato con un bilancio del tutto fallimentare. A fronte di 8 milioni di persone in condizione di povertà relativa e di altri 3 milioni in povertà assoluta, la social card nei due anni che ha operato è stata utilizzata da appena 4-500 mila bisognosi, a causa dei tanti paletti da superare per averne diritto. Mentre il governo aveva stimato in 1,3 milioni i potenziali beneficiari.
Persino la Caritas ha preso le distanze da una misura di questo genere "perché non la condivide". "Il problema della social card - si legge in una nota - è che esclude una larga fetta di famiglie povere e la sperimentazione decisa dal governo non risolve questa criticità di fondo". Nemmeno alle Acli piace.

23 febbraio 2011