L'ex premier inglese nominato mediatore per il Medio Oriente dal "quartetto"
Dieci ministri Ue propongono a Blair un piano pro-Israele
Incredibili elogi al boia imperialista dell'Iraq
L'ex premier inglese Tony Blair è il nuovo mediatore per il Medio Oriente del Quartetto (Usa, Russia, Onu e Ue) e definirlo "mediatore" è la prova più evidente dell'ipocrisia imperialista a chi si merita il titolo casomai di boia dell'Iraq, di fiancheggiatore principale degli Usa nelle aggressioni e occupazioni dell'Iraq e dell'Afghanistan, negli attacchi all'Iran. Nel movimento pacifista inglese si è guadagnato anche il soprannome di "cagnolino" di Bush, quando si offrì di fare da battistrada a una missione in Medio Oriente del segretario di Stato americano Rice per evitarle possibili brutte figure. A lui ancora fresco di nomina hanno indirizzato il 6 luglio una lettera dieci ministri degli Esteri dei paesi mediterranei e non dell'Unione europea, riuniti per un vertice in Slovenia, per proporgli un nuovo "piano di pace" pro-Israele. Nell'occasione lo hanno ricoperto di incredibili e vergognosi elogi.
Cos'altro dire della lettera che inizia con "Caro Tony, dopo dieci anni passati al servizio della Gran Bretagna, e mentre il mondo si stava già rammaricando di vederla lasciare le luci della ribalta, lei ha accettato una missione più complessa, addirittura più impossibile di tutte quelle in cui si era finora impegnato. Impossibile? Il compito, effettivamente, è tale da scoraggiare più di una persona. (...) C'è indubbiamente di che scoraggiarsi. E tuttavia, non possiamo impedirci, rallegrandoci della sua decisione di accettare questa missione, di provare un improbabile ottimismo. Prima di tutto, poiché noi conosciamo il suo coraggio, il suo senso del bene comune e la sua determinazione".
Esaurito il meritato peana imperialista i ministri degli Esteri di Francia, Italia, Spagna, Bulgaria, Cipro, Grecia, Malta, Portogallo, Romania e Slovenia entrano nel merito e il primo dei "fattori ostili" che individuano nella "storia apparentemente senza fine di una pace tra Israele e i Palestinesi" sarebbe "il colpo di forza di Hamas a Gaza, ovviamente". Non il mancato ricoscimento anche da parte della Ue del legittimo governo di Hamas.
Affermano che "la 'road map'" è fallita e non perché è uno dei tanti progetti imperialisti che mirano a tutelare i sionisti e a negare i diritti dei palestinesi ma per "le condizioni troppo rigide che avevamo l'abitudine di imporre come preliminari alla ripresa del processo di pace". Quali sarebbero queste condizioni non lo dicono ma tanto serve per affermare che serve un nuovo piano, un piano che presentano come un "approccio diverso" alla questione mediorientale ma che non si discosta dai precedenti filo-Israeliani.
Confermato il sostegno al golpista Abu Mazen, "il Presidente dell'Autorità Palestinese, con la sua tenacia nel favorire la pace e il dialogo e nel denunciare coraggiosamente il terrorismo, ci invita all'ottimismo", elencano le condizioni per una "concertazione rinnovata del Quartetto e della Lega Araba (con Egitto, Giordania, Arabia Saudita, Siria, Emirati) che associ le due parti (Olmert e Mahmud Abbas)". La prima è quella di "offrire una speranza, una vera soluzione politica ai popoli della regione. Questo passa attraverso negoziati, senza preliminari, sullo statuto finale, salvo che il percorso avvenga per fasi successive. Comprendendo le questioni di Gerusalemme, i rifugiati e le frontiere, questi negoziati permetteranno di fissare un obiettivo condiviso e realistico". Senza neanche chiedere il rispetto da parte di Israele delle risoluzioni Onu a partire dal ritiro dai territori occupati nel 1967 o della demolizione dell'illegale muro costruito in Cisgiordania l'obiettivo diventa la legittimazione dell'espansione sionista. Appena velato dalla richiesta al governo di Tel Aviv del "congelamento della colonizzazione e l'evacuazione degli insediamenti selvaggi".
D'altra parte il secondo punto del piano riguarda "il bisogno di sicurezza di Israele". Scambiando ipocritamente aggrediti e aggressori i Dieci avanzano la proposta di "esaminare l'idea di una forza internazionale robusta del tipo Nato o Onu capitolo VII (con la possibilità dell'uso della forza, ndr). Questa avrebbe ogni legittimità ad assicurare l'ordine nei territori e a imporre il rispetto di un necessario cessate il fuoco". Una forza non a protezione dei palestinesi ma col compito di gendarme internazionale a vigilare nei territori occupati palestinesi per conto dei sionisti, al pari del contingente Onu nel sud del Libano.
Da parte di Israele, nel terzo punto, sono richiesti "provvedimenti concreti e immediati a favore di Mahmud Abbas, tra i quali il trasferimento della totalità delle tasse dovute, la liberazione di migliaia di prigionieri che non abbiano le mani macchiate di sangue, la liberazione anche dei principali leader palestinesi per assicurare il ricambio in seno a Fatah" ovvero un sostegno concreto alla fazione di Abu Mazen contro Hamas.
E infine, quarto punto, "non spingere Hamas a rilanciare. Questo implica riaprire le frontiere tra Gaza e l'Egitto, facilitare il passaggio tra Gaza e Israele, e incoraggiare l'Arabia Saudita e l'Egitto, come il Presidente Mubarak ha proposto, a ristabilire il dialogo tra Hamas e Fatah". I Dieci chiamano in campo i paesi arabi reazionari per comporre un tavolo negoziale tutto pro-Isrele.
La lettera si chiude con una nuova esortazione alle "qualità" imperialiste di Blair: "conosciamo la sua immaginazione. Siamo quindi certi che lei saprà trattare queste problematiche in modo globale. Da qui l'importanza di riunire senza indugio una Conferenza internazionale che comprenda tutte le parti del conflitto. Caro Tony, lei ha lo straordinario privilegio di poter far diventare realtà, la visione di due Stati, israeliano e palestinese, che vivono l'uno accanto all'altro in pace e in sicurezza. Sappia, che, in ogni giorno della sua missione, potrà contare sul nostro sostegno e la nostra adesione incondizionata". Siamo sempre all'ipotesi due stati e due popoli, funzionale ai sionisti e ai compari imperialisti con Bush che il 17 luglio, per non perdere il bastone di comando, fa sua la proposta della conferenza internazionale e l'ha messa in cantiere per settembre.
Quanto a Tony Blair registriamo anche il significativo commento del boia sionista Ehud Olmert: "un uomo straordinario e coopererò con lui". E registriamo anche l'incredibile, ma forse non lo è, giudizio del responsabile Esteri del Prc, Fabio Amato, che su Liberazione del 13 luglio sostiene la lettera dei Dieci ministri imperialisti: "l'iniziativa dei ministri cerca di smuovere la situazione e per questo va accolta positivamente... una lettera che invita ad una autocritica e alla discontinuità non può che far bene... è uno dei pochi segnali di vita di una possibile politica estera europea" sono alcuni dei passaggi dell'articolo. Un sostegno a prescindere dai contenuti imperialisti del piano.

18 luglio 2007