Gli operai delle carrozzerie di Mirafiori bocciano la piattaforma per il contratto dei metalmeccanici
In complesso Mirafiori ha votato a favore a maggioranza (58,79%) ma molto inferiore a quella di due anni fa (83%)

La piattaforma di rinnovo per il contratto dei metalmeccanici definita dalle segreterie nazionali Fim, Fiom, Uilm il 12 aprile scorso, discussa nelle assemblee di fabbrica, approvata dagli organismi sindacali, territoriali e nazionali, delle tre organizzazioni e dall'assemblea nazionale unitaria dei 500 quadri e delegati tenuta a Roma il 25 maggio e per la prima volta appoggiata anche dal Fismic, sindacato filopadronale per definizione, è stata sonoramente bocciata dagli operai delle carrozzerie di Mirafiori.
Ben 1.750 (il 63,18%) i voti contrari, soltanto 608 (il 35%) quelli favorevoli. Solo due anni fa le percentuali erano praticamente ribaltate, con il 78% a favore e solo il 19% contro.
In complesso Mirafiori ha votato a favore a maggioranza larga (58,79%), ma si tratta di un consenso molto inferiore rispetto a quello di due anni fa che fu dell'83%.
A livello nazionale invece, secondo i dati definitivi resi noti dagli Uffici di organizzazione di Fim, Fiom, Uilm, alla consultazione referendaria svoltasi il 28, 29 e 30 maggio hanno partecipato 515.755 metalmeccanici, pari al 62,07%, degli 830.985 lavoratori coinvolti. I SI sono stati 445.707, pari all'88,15% dei voti validi. I NO sono invece 59.938, pari all'11,85%.
Il generale crollo di consensi registrato a Mirafiori rispetto alla consultazione del 2005 e soprattutto il voto contrario alle Carrozzerie, che rappresentano il cuore della classe operaia più avanzata, dove esiste la maggiore concentrazione di "terzi livelli" ossia operaie e operai addetti al lavoro più faticoso alla catena di montaggio, che dopo 25 anni di lavoro prendono appena 1.100 euro al mese e che in base alla piattaforma dovrebbero avere 101 euro lordi di aumento sapendo benissimo che l'azienda a 50 anni non li vorrà più, hanno un peso specifico sul piano politico e sindacale non indifferente.
Questo voto evidenzia in modo clamoroso il baratro che separa le rivendicazioni della base dalla politica concertativa e filopadronale perseguita dai vertici sindacali confederali e più in generale rappresenta un netto rifiuto della politica economica, sociale e previdenziale antioperaia messa in campo dal cosiddetto "governo amico" di "centro-sinistra" a cominciare dalla controriforma pensionistica e dall'allungamento dell'età pensionabile e della scadenza contrattuale (da biennale a triennale) come pretende Federmeccanica sulla scia di quanto già concordato nel Pubblico Impiego.
Non è la prima volta che le tute blu torinesi della Fiat si fanno interpreti del disagio della classe operaia italiana. Basti ricordare i fischi del dicembre scorso ai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, accusati di non aver chiamato i lavoratori alla protesta contro la legge Finanziaria. O, più di recente, la contestazione della politica del governo espressa davanti alla Porta due delle Carrozzerie direttamente al segretario di Rifondazione Comunista Franco Giordano e al ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero.
Tant'è che lo stesso Giorgio Airaudo, segretario provinciale della Fiom torinese, ha ammesso che il messaggio dei lavoratori delle catene di montaggio è arrivato forte e chiaro: "La richiesta salariale - ha commentato Airaudo - è ritenuta insoddisfacente e non lascia nessun margine all'aumento della vigenza contrattuale da due a tre anni come chiede Federmeccanica dopo il rinnovo dei pubblici. L'attenzione e l'azione del sindacato rispetto alle condizioni di lavoro della catena di montaggio non è considerata adeguata ed i lavoratori raccolgono anche la preoccupazione di un disinteresse generale rispetto al lavoro. Inoltre, si scarica su questo voto il timore dei lavoratori per una modifica delle pensioni che mantenga scalone, scalini o modifichi i coefficienti, cosa che i lavoratori non accettano, come hanno dimostrato con le assemblee e gli scioperi delle scorse settimane. Non si può stare alle catene di montaggio fino a 60 anni.". Un malcontento "di cui Fim, Fiom e Uilm - avverte il sindacalista - dovranno tenere conto".

6 giugno 2007