LA PRESENZA IMPERIALISTA ITALIANA NEL MONDO
Esattamente venti anni fa, nell'agosto del 1982, per la prima volta dalla seconda guerra mondiale, un contingente militare italiano (518 uomini e 100 mezzi fra cingolati e ruotanti del secondo battaglione "Governolo'') veniva impiegato fuori dai confini. Si trattava dell'operazione Libano 1. Destinazione Beirut. Per la prima volta, coprendosi dietro il paravento della "forza multinazionale di pace'', l'imperialismo italiano andava alla conquista di "un posto al sole'' sullo scacchiere internazionale in competizione con le altre potenze, rispolverando le ambizioni egemoniche nel Mediterraneo sulla stessa scia dei vecchi sogni mussoliniani.
Da allora la politica imperialista e bellicista dell'Italia ne ha fatta di strada. Sono molte le "zone calde'' nel mondo in cui sventola il tricolore e tale politica è stata indifferentemente e con convinzione sostenuta sia dalla destra che dalla "sinistra'' del regime neofascista. Tant'è che nonostante i 5 anni di governi di "centro-sinistra'' l'imperialismo italiano a tutt'oggi è impegnato in ben 26 missioni militari all'estero (per un totale di 8.479 uomini), di cui 17 decise dai governi Prodi e D'Alema che ne rivendicano con orgoglio la paternità. Basta vedere ciò che ha dichiarato Fassino, all'indomani del voto sull'invio degli alpini in Afghanistan che ha mandato in frantumi l'Ulivo. In un intervento su "La Repubblica'' smascherando la sua indole guerrafondaia ha dichiarato: "Non scivolo nel pacifismo unilaterale, so che l'uso della forza fa parte della politica. Abbiamo 9.000 militari italiani in giro per il mondo. E chi ce li ha mandati? Noi, i governi del centro-sinistra. Con me segretario la linea alla Gino Strada non si fa, è chiaro?''. Eccome se è chiaro.
Vediamo ora schematicamente dove e quali sono le missioni in cui è impegnato l'imperialismo italiano nel mondo.

BOSNIA-ERZEGOVINA
Nell'ambito delle missioni Nato in Bosnia-Erzegovina è attualmente presente un contingente di circa 1.450 uomini. L'operazione, in corso dal dicembre 1995 è denominata "SFOR-Joint Force''.
Tale operazione avrebbe il compito di garantire il rispetto degli accordi di Dayton. Vi partecipano 1.100 uomini del 7° Reggimento Alpini della Brigata Julia e 350 uomini per la Msu (Multinational Specialised Unit), composta da appartenenti all'Arma dei carabinieri, presenti nella regione. Inoltre l'Italia mette a disposizione navi e velivoli per le componenti navale e aerea di Sfor. Il contigente italiano è inserito nella Divisione multinazionale Sud-Est a comando francese.
Inoltre un contingente di 22 carabinieri è presente dal maggio 1997 in Bosnia-Erzegovina con la missione Onu IPTF (International Police Task Force), con il compito di assistenza e riorganizzazione delle Forze di polizia bosniache.

KOSOVO
Ben 4.030 militari italiani sono di stanza in Kosovo. La missione denominata KFOR (Joint Guardian) è in corso dal 12 giugno 1999.
L'obiettivo sarebbe quello di far rispettare gli accordi del cessate il fuoco. All'Italia è stata assegnata l'area di Pec. Il contigente italiano, composto inizialmente dalle unità della Brigata Garibaldi contava circa 6.500 uomini, con compiti di ordine pubblico, controllo del territorio, sequestro di armi e munizioni, soccorso alla popolazione civile, sminamento e spegnimento incendi.
Dopo la "Garibaldi'' diverse Brigate si sono alternate in turni di quattro mesi tra cui la "Ariete'', la Taurinense, la "Folgore'', e ancora la "Ariete''.
Tale missione comprende anche le forze dell'Msu e quelle agenti nella Communication Zone West presenti in Albania.
L'Italia inoltre partecipa alla missione Onu Unmik (United Nations Interim Administration Mission in Kosovo).

MACEDONIA
Un contingente italiano è presente in Macedonia dal 22 agosto 2001, nell'ambito della Missione Task Force Essential Harvest/Amber Fox.
Nell'ambito dell'intervento della Task Force Harvest (TFH) deciso dal Consiglio atlantico il 29 giugno 2001, viene schierato in Macedonia un contingente composto da 750 uomini, di vari reggimenti. La missione ufficialmente si conclude il 6 ottobre 2001, riprende senza soluzione di continuità col nome di "Amber Fox''. Inizialmente la durata doveva essere solo di tre mesi, ma è stata prorogata fino al 26 ottobre prossimo. Intanto nel giugno 2002 nell'ambito delle decisioni assunte dalla Nato per la riconfigurazione della propria presenza nei Balcani, è stato costituito il Nato Headquarters Skopje (NHQS) che ha assunto la responsabilità delle attività Nato in Macedonia (Fyrom). Quindi sotto la sua responsabilità sono passate le attività in precedenza assegnate a Kfor Rear, Nato Cooperation and Coordination Centre, Senior Military Representative (Smr) e Amber Fox (Task Force Fox - Tff). I militari italiani impegnati sono in totale 420 di cui 50 nel Nhqs, 150 in Task Force Fox e 220 per le esigenze di supporto logistico a Kfor. Prima della riconfigurazione il personale italiano svolgeva attività di monitoraggio e pattugliamento della Macedonia

ALBANIA
Sono circa 740 i militari impegnati in Albania nell'ambito della Nato, ai quali si affiancano una partecipazione multinazionale di 150 uomini. Essi sono organizzati nel Nato Headquarters Tirana - Nhqt.
Il Nhqt è il comando a guida italiana che ha rilevato il 18 giugno 2002 i compiti di Kfor Communication Zone West (Commz-w). Il nuovo comando è stato costituito nell'ambito delle decisioni assunte dalla Nato per la configurazione della propria presenza nei Balcani. Di conseguenza il comandante di Commz-w, il Gen. Giannini, anche comandante della Corazzata "Pinerolo'', è divenuto Nato Senior Military Rapresentative (SMR) in Tirana. In precedenza il contingente italiano (il primo a sbarcare in Albania il 9 aprile 1999) era inquadrato nell'ambito della missione Nato "Allied Harbour''. Compito del comandante NHQT è di contribuire al coordinamento delle Autorità albanesi, la Nato e le Organizzazioni internazionali.
Sempre in Albania dal 1997 opera una Delegazione italiana (DIE), formata da 28 uomini che hanno il compito di assistenza e cooperazione con le Forze armate albanesi.
Dal 2000 invece l'imperialismo italiano è impegnato nell'Opera-zione Albit, nell'ambito degli accordi bilaterali sottoscritti da Italia e Albania nell'agosto del 1997. 100 uomini dell'aeronautica militare hanno il compito di cooperare con l'aeronautica albanese per la ristrutturazione della scuola di volo.
Dal 1997 è invece in corso l'operazione Albania2 che consiste in attività aeronavali per pattugliare le acque interne albanesi allo scopo di prevenire l'emigrazione clandestina. Vi sono impegnati circa 350 uomini.
Inoltre l'Italia è tuttora impegnata dal 1991 con 18 uomimi nella missione Ue denominata Eumm (Missione europea di osservatori) nella ex Jugoslavia e nei Balcani per il controllo sul rispetto dei termini degli accordi di tregua.
In totale i militari italiani dispiegati nei Balcani ammontano a 7.159.

ETIOPIA/ERITREA
Sono 140 i militari italiani che partecipano all'Operazione Unmee (United Nations Mission in Ethiopia and Eritrea). Iniziata nel settembre 2000 la missione, di supporto alle operazioni di "Peacekeeping'', a seguito degli accordi per la cessazione delle ostilità, è stata deliberata dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu che ha autorizzato il dispiegamento di una forza di 100 osservatori ed il relativo supporto logistico.

MALTA
Iniziata nel 1973 è tuttora in corso la missione MIATM (Missione italiana di assistenza tecnico-militare). Composto da 49 unità, il contingente italiano di esperti ha il compito di fornire assistenza all'addestramento del personale militare maltese.

INIZIATIVE CONTRO IL TERRORISMO INTERNAZIONALE
Dopo l'11 settembre, l'Italia è stata tra le prime della classe nel dare la piena disponibilità a partecipare alle iniziative politiche, economiche e militari assunte dagli organismi internazionali e in prima persona dagli Usa.
Il governo del neoduce Berlusconi ha dato così il via libera all'impiego delle nostre Forze armate nella famigerata operazione Enduring freedom diretta dagli Usa, alla partecipazione alle misure operative assunte dalla Nato sulla base dell'articolo 5 del trattato di Washington, in supporto agli Usa e in conseguenza alle richieste formulate dagli stessi Usa, e all'Isaf, la forza multinazionale composta da 3.700 uomini posta sotto il comando della Turchia, avente il compito di assistere l'Autorità interinale afghana nel mantenere la sicurezza in Kabul e nelle zone limitrofe. In queste attività sono tutt'oggi impegnati ben 960 uomini. A questi ora si aggiungeranno i 1.000 alpini, che partiranno a marzo, che però saranno impegnati in vere e proprie operazioni di guerra.

ALTRE MISSIONI
Militari italiani fanno parte di missioni di osservatori militari dell'Onu:
- In INDIA E PAKISTAN nella missione UNMOGIP (in corso dal luglio 1949) con compiti di controllo sulla tregua di confine tra i due paesi.
- In MEDIO ORIENTE nella missione UNTSO (in corso dal 1958) col compito di controllo di tregua tra gli Stati Arabi (Siria, Egitto, Giordania) e Israele.
- In LIBANO nella missione UNIFIL (in corso dal 1978) per controllare il ritiro delle truppe israeliane dal Libano.
- In IRAQ nella missione UNIKOM (in corso dal 1991) per controllare la tregua nella zona di confine tra Iraq e Kuwait.
- Nel Sahara Occidentale nella missione MINURSO, disposta a partire dall'aprile del 1991 per controllare il cessate il fuoco tra le forze marocchine e quelle del Fronte Polisario.
- In CONGO nella missione MONUC (in corso dal 2001) per controllare il cessate il fuoco nella regione.
Inoltre osservatori militari italiani dal 1982 sono impegnati nella missione della forza multinazionale di osservazione (MFO) in SINAI, con compiti di controllo dello Stretto di Tiran, e nella città di HEBRON, con la missione TIPH-2 col compito di assicurare la presenza degli osservatori internazionali nella regione mediorientale.

9 ottobre 2002