Interessati 23 paesi dei 27 aderenti all'Unione europea
"Giornata di azione europea" contro l'austerità della Ue e per il lavoro
Le repressioni poliziesche non intimidiscono i lavoratori e gli studenti scesi massicciamente in piazza

L'Unione Europea è fonte di dominio, oppressione, rapina e sfruttamento dei popoli degli Stati che la compongono. Lo hanno capito bene le masse popolari che, in occasione della "giornata di azione europea" promossa dalla Confederazione europea dei sindacati, sono scese massicciamente in piazza o hanno partecipato a iniziative in 23 dei 27 paesi dell'Ue per denunciare l'invivibilità, la miseria e la disoccupazione dilaganti, tutte conseguenze del sistema economico capitalistico alla base dell'Ue e reclamare migliori condizioni di vita e il diritto al lavoro.
Le manifestazioni più combattive e partecipate si sono registrate in Spagna, Portogallo e Italia con picchi di oltre un milione di manifestanti a Madrid e a Barcellona, seguite a ruota da Grecia, Francia e Belgio.
Centinaia di manifestazioni hanno avuto luogo nei restanti paesi del vecchio continente in espressione di solidarietà verso i paesi più duramente colpiti dalle politiche liberiste e antipopolari dell'Ue.
Si è trattato di una giornata storica che ha visto protagonista la classe operaia ma anche studenti, lavoratori e precari impegnati in prima fila in scioperi, manifestazioni, presidi, sit-in che, nel loro insieme, hanno dato vita alla prima grande mobilitazione con al centro del bersaglio la Ue del grande capitale e della finanza.
Alla combattività e determinazione delle masse popolari, le "forze dell'ordine" hanno risposto con intimidazioni, cariche e forti repressioni che hanno raggiunto livelli di violenza inaudita laddove i manifestanti si sono dimostrati più numerosi, uniti e combattivi. Tali atti non hanno scalfito la combattività delle larghe masse popolari che non hanno più paura a scendere in piazza per combattere il nemico comune ovvero l'Ue imperialista e affamatrice dei popoli e i suoi Stati borghesi che ne assecondano i voleri.

Spagna e Portogallo
La "giornata di azione europea" si è aperta con gli scioperi generali di 24 ore cominciati martedì a mezzanotte in Spagna e Portogallo. In entrambi i paesi sono rimasti paralizzati i trasporti urbani, ferroviari e marittimi, parte del traffico aereo e i servizi pubblici. Scuole e università chiuse e negli ospedali garantiti soltanto i servizi essenziali. In Spagna anche le quattro più grandi aziende di distribuzione alimentare (Mercamadrid, Mercabarna, Mercasevilla, Mercavalencia) hanno aderito massivamente allo sciopero.
Alta l'adesione dei lavoratori allo sciopero indetto dalla Confederazione Generale dei lavoratori del Portogallo (CGTP) e partecipazione diffusa alle oltre quaranta manifestazioni organizzate in tutto il paese.
A Lisbona alcune migliaia di manifestanti radunati nella centrale Plaza de Rossio denunciavano la dilagante disoccupazione, affermando che "l'austerità uccide".
Unione Europea (Ue), Fondo monetario internazionale (Fmi) e Banca centrale europea (Bce) erano nel mirino dei manifestanti che al grido di "via la fame, la miseria e l'FMI" davano vita ad un combattivo corteo per le strade della città. Il corteo si è sciolto alle ore 18.30 ma oltre mille manifestanti hanno continuato a manifestare sotto Palazzo di Sao Bento, sede del parlamento portoghese, scandendo slogan quali "la troika non comanda qui!" e chiedendo a gran voce le dimissioni del premier Passos Coehlo e del suo governo di destra. La polizia interveniva con violenti cariche, lancio di gas lacrimogeni e manganellate per disperdere l'assedio al parlamento di Lisbona.
In Spagna allo sciopero convocato dai sindacati CC.OO, UGT, USO, CGT e STES-Intersindacale, sono seguite oltre cento manifestazioni in tutto il paese.
Dietro uno striscione lungo quattordici metri con su scritto a caratteri cubitali "Ci lasciano senza futuro. Ci sono colpevoli. Ci sono soluzioni" , oltre un milione di manifestanti a Madrid dava vita a un combattivo e colorato corteo che dalla stazione Atocha a piazza Colón correva lungo il centro della capitale spagnola. Migliaia i cartelloni e gli striscioni portati dai manifestanti che denunciavano le misure di austerity imposte dall'Ue, i tagli, la riforma del lavoro, le privatizzazioni selvagge di scuola e sanità. Migliaia di magliette verdi, bianche e nere a simboleggiare la difesa dell'istruzione e della sanità pubbliche. Artisti e lavoratori nel settore dello spettacolo chiedevano le dimissioni del ministro della Cultura, José Ignacio Wert, in una marcia che è arrivata alle porte del Teatro Español, occupato martedì da un gruppo di attori e tecnici. Sotto accusa anche il premier Rajoy, denunciato come esecutore obbediente dei diktat della Ue e contestato da migliaia di persone adunate in Plaza Neptuno che ne chiedevano le dimissioni immediate dinanzi al Parlamento. Uno schieramento enorme di "forze dell'ordine" rispondeva alle proteste con cariche brutali, lacrimogeni e proiettili di gomma. Altri scontri erano avvenuti a metà mattinata quando la polizia aveva cercato di disperdere centinaia di manifestanti seduti in protesta lungo un viale del centro della capitale.
Anche a Barcellona, un milione di manifestanti si ritrovavano presso il Paseo de Grácia. Il combattivo corteo è partito alle 18 dietro lo striscione "contro la dittatura dei mercati, lotta anticapitalista". Anche qui la polizia aggrediva alcuni gruppi di giovani manifestanti nel tentativo di disperdere il corteo ed inseguiva gruppi di manifestanti nelle strade circostanti con cariche indiscriminate e arresti.

Italia
In Italia la "giornata di azione europea" si è aperta con uno sciopero generale di 4 ore indetto da Cgil e Cobas con un'adesione media dei lavoratori pari al 50%.
Lavoratori, studenti, giovani, precari e pensionati davano vita a combattive manifestazioni in 87 città d'Italia. Enorme la partecipazione a Roma dove circa 100 mila persone hanno bloccato la città, e si proponevano di arrivare al Parlamento e di occuparlo. Le masse popolari italiane si sono fatte sentire numerose anche a Torino, Milano, Napoli, Bologna, Pisa. Migliaia e migliaia i manifestati a Cagliari, Firenze, Bari, Catania, Genova e Palermo.
Per quanto riguarda le manifestazioni alle quali ha partecipato il PMLI, rimandiamo agli articoli specifici nelle pagine precedenti. Il quadro generale della mobilitazione in Italia ha visto sotto accusa l'Unione Europea e la politica antioperaia, antipopolare e stangatrice del tecnocrate liberista borghese Monti e del suo governo. Da un lato all'altro del Paese si scandivano slogan contro il ministro del lavoro, Elsa Fornero mentre Marchionne veniva duramente contestato dal grande corteo di Pomigliano, con alla testa la Fiom. Immancabilmente è arrivata la repressione del governo dei manganellatori fascisti che a Torino, Trieste, Milano, Napoli, Roma, Padova e Brescia rispondeva con violentissime cariche alle proteste e al dissenso espresso combattivamente dai manifestanti contro le sue politiche di lacrime e sangue.
Le studentesse e gli studenti sono stati grandi protagonisti di una pagina storica della lotta di classe.

Grecia
Dopo lo sciopero di 48 ore partito in Grecia il 6 novembre scorso, i due maggiori sindacati della Grecia l'Adedy e la Gsee, hanno convocato uno sciopero parziale di tre ore e una manifestazione organizzata al centro di Atene. Nella capitale, gli oltre 5 mila manifestanti radunati in Piazza Syntagma, sventolavano enormi bandiere di Grecia, Spagna, Italia, Portogallo e Irlanda davanti al parlamento e lanciavano ripetutamente slogan di solidarietà quali: "Atene, Roma, Madrid, Lisbona. Tutti a manifestare", denunciando che "questa Europa non è dei popoli ma del capitale e dei padroni". Numerosi i lavoratori del settore pubblico scesi in piazza per contestare I tagli di 25.000 posti di lavoro preannunciati per il 2013 e i manifestanti che indossavano sacchetti di plastica infilati in testa per simboleggiare come le misure di austerità non permettono di respirare e dunque di vivere.

Francia
Le masse popolari francesi hanno dato vita a 130 manifestazioni che hanno preso corpo in tutto il territorio con il sostegno delle organizzazioni sindacali CCGT, CFDT, FSU, Solidaires e Unsa.
Delle oltre cento manifestazioni organizzate in Francia le più partecipate si sono registrate a Parigi, Marsiglia, Nizza, Lille e Lione. Alcuni settori industriali hanno scioperato mentre già due i giorni di sciopero per i chirurghi delle cliniche private e gli specializzandi degli ospedali pubblici.
Lo slogan più gettonato nelle manifestazioni francesi è stato "l'austerità nuoce gravemente alla salute", ricalcato sulle avvertenze stampate sui pacchetti di sigarette. Alcune migliaia i manifestanti a Parigi che hanno sfilato per le strade della città, da Montparnasse sino ad arrivare di fronte all'accademia militare, intonando slogan di solidarietà quali "oggi siamo tutti greci, portoghesi e spagnoli"". Lavoratori, studenti, precari, disoccupati e pensionati rispondevano alle recenti dichiarazioni del "socialista" Hollande che assicurava un aumento della disoccupazione nel 2013 con slogan e cartelloni quali "Proibire I licenziamenti" e "Il debito pubblico no, non è nostro". A Le Mans i vigili del fuoco in sciopero bloccavano la stazione.

Belgio
Scioperi settoriali sono stati indetti nel settore metallurgico e del trasporto, bloccate in parte anche Thalys ed Eurostar che collegano Bruxelles a Londra e Parigi.
A Bruxelles più di 1.500 manifestanti muniti di fischietto, pentole, bandiere e striscioni tradotti in diverse lingue, si sono riuniti per protestare contro le misure di austerità davanti alle ambasciate di Spagna, Portogallo, Grecia, Irlanda, Cipro e Germania. Bruciata la bandiera dell'Ue e gridato a gran voce di farla finita con il "capitalismo casinò".
I manifestanti si sono ritrovati successivamente davanti alle sedi di Commissione e Consiglio Ue dove tutte le sigle sindacali del Paese si sono riunite, insieme a gruppi di persone di origine spagnola e portoghese, per consegnare all'Ue il "premio Nobel per l'austerità".

Germania, Austria, Regno Unito
In Inghilterra il sindacato TUC ha organizzato un presidio di protesta davanti la sede della Commissione Europea a Londra. Centinaia di lavoratori della compagnia di trasporti "Crossrail" manifestavano vicino alla stazione del metro londinese di Tottenham Court Road. Altre manifestazioni hanno preso vita a Manchester, Sheffield, New Castle e Liverpool. A Edimburgo centinaia di giovani sfilavano in corte per le strade del centro al grido "dalla Scozia alla Grecia non c'è giustizia, non c'è pace" e "no al capitalismo. No all'Fmi. Solidarietà con i lavoratori" mentre in Irlanda centinaia di lavoratori protestavano davanti alla Banca Centrale Irlandese al centro di Dublino.
Altre centinaia di manifestazioni hanno interessato nei vari paesi del vecchio continente tra i quali Germania dove assemblee e manifestazioni si sono tenute a Berlino e a Francoforte e a Vienna in Austria. In Svizzera i lavoratori hanno manifestato davanti ai consolati di Spagna e Grecia a Berna mentre a Ginevra si teneva un corteo nel quartiere finanziario della città. Varie azioni di protesta si sono sviluppate anche in Polonia davanti al Ministero del lavoro a Varsavia per chiedere lavoro e denunciare i tagli, simili proteste hanno avuto luogo a Gdansk, Poznan, Wroclaw e Katowice.

21 novembre 2012