Lo annuncia il premier Monti davanti al segretario della Nato
L'Italia interventista non lascerà l'Afghanistan
Anche dopo il 2014 rimarranno militari italiani in qualità di addestratori e consiglieri

In continuità con i governi del DC Prodi e del neoduce Berlusconi, anche l'esecutivo del tecnocrate liberista borghese Monti ha confermato che l'Italia non abbandonerà l'Afghanistan. Anzi peggio di Berlusconi che aveva demagogicamente annunciato un graduale e indeterminato disimpegno italiano, il premier ha giustificato la proroga a ben oltre il 2014 con la necessità di provvedere all'addestramento delle forze afghane. E lo ha fatto davanti al segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen incontrato il 27 aprile a Palazzo Chigi.
"Con Rasmussen - riferisce Monti ai giornalisti - abbiamo parlato di Afghanistan. L'Italia intende proseguire la propria azione per la stabilità e la sicurezza del paese asiatico anche dopo il ritiro delle truppe italiane nel 2014''. E questo avverrà "attraverso un nostro impegno sia finanziario che di uomini per l'addestramento delle forze afghane''.
L'imperialismo italiano non ha nessuna intenzione di ritirarsi da quella regione strategica. Rimandando alle "calende greche" la data del ritiro che a suo parere sarà "esaminata e trattata congiuntamente dagli Stati interessati nell'ambito di un quadro complessivo", si preannuncia un altro salasso economico ai danni delle masse popolari, che saranno costrette a subire l'ennesima voce nella prossima manovra finanziaria per rifinanziare per l'ennesimo anno consecutivo la "missione di pace" in Afghanistan. Pronto a tagliare selvaggiamente quando si tratta di pensioni e servizi sociali, Monti non ha alcuna difficoltà a spendere cifre astronomiche quando si tratta di alimentare gli appetiti dell'imperialismo interventista italiano. Per non parlare del sangue dei talebani e dei soldati italiani versato a fiumi in Afghanistan.

9 maggio 2012