Chavez è morto. Avvelenato dagli imperialisti americani
Obama: "vogliamo relazioni costruttive con Caracas"

Si sono svolte l'8 Marzo all'Accademia Militare di Fuerte Tuina, nella capitale venezuelana Caracas, le solenni esequie del presidente Hugo Rafael Chavez Frìas, "Lìder de la Revoluciòn Bolivariana", morto martedì 5 marzo all'età di 58 anni dopo una lunga malattia; alla presenza di delegazioni di oltre 50 paesi, 32 capi di Stato e di governo e fuori dei locali da una grande folla che per ore ha fatto la fila per rendere omaggio alla salma.
L'annuncio ufficiale della morte era stato dato il 5 marzo dal vicepresidente Nicolas Maduro. Rieletto nell'ottobre scorso per il quarto mandato presidenziale, Chavez era stato ricoverato d'urgenza in ospedale il 18 febbraio per un aggravarsi delle sue condizioni. Nel 2011 gli era stato diagnosticato un cancro nella regione pelvica. Dai primi di dicembre, quando era stato ricoverato per un quarto intervento a Cuba, non appariva in pubblico. Allora aveva indicato il suo successore nel vicepresidente Maduro, per più di sei anni ministro degli Esteri nel governo di Caracas, nominato vicepresidente dopo le presidenziali di ottobre.
Sarà Maduro a denunciare l'esistenza di un "piano per destabilizzare" il Venezuela dietro la malattia del presidente: "non abbiamo dubbi sul fatto che il comandante sia stato attaccato con questa malattia. (...) gli storici nemici della nostra patria hanno cercato il modo per danneggiare Chavez". L'espulsione di due addetti militari dell'ambasciata americana a Caracas indicavano a chi si riferiva il vicepresidente. La Casa Bianca ha respinto le accuse.
A Maduro il compito di tenere il discorso durante la solenne cerimonia funebre e nel quale ha tra l'altro ricordato la storia del "comandante Chavez", del ritorno dei valori rivoluzionari bolivariani in un paese rapinato delle sue risorse; del promotore dell'idea di coniugare un "socialismo nostro, democratico, americano", il progetto bolivariano di "socialismo del secolo XXI", che è rimasto in gran parte solo un progetto. Anche perché "Chavez non ha solo impugnato la bandiera di Bolivar - ha sottolineato Maduro - ma anche il suo insegnamento di amore e perdono. Per questo, perdoniamo chi ha attaccato Chavez. E nessuno può negare che Hugo Chavez sia stato un cristiano, un redentore per questa terra".
Maduro ha ricordato il Chavez leader dell'America Latina antimperialista, come lo è stato in particolare contro l'amministrazione di Bush, e ha salutato la delegazione statunitense inviata dal presidente Barack Obama affermando che "amiamo tutte le nazioni della nostra America, ma vogliamo anche rispetto. Un'America senza imperi". Cui ha risposto Obama sottolineando l'interesse degli Stati Uniti allo "sviluppo di un rapporto costruttivo con il governo venezuelano". Un rapporto che può nascere secondo Washington ora, "in un momento in cui il Venezuela inizia un nuovo capitolo della sua storia (fine della rivoluzione bolivariana?, ndr)", sulla base appunto dei riferimenti classici capitalistici degli Stati Uniti "impegnati in politiche che promuovono i principi democratici, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani", ha affermato Obama.
Maduro ha giurato di fronte al parlamento come presidente ad interim del Venezuela e ha indetto le elezioni presidenziali per il prossimo 14 aprile, cui parteciperà e correrà contro Enrique Capriles, il candidato della Mesa de la unidad democratica (Mud), sconfitto da Chávez alle scorse presidenziali.

13 marzo 2013