Lo rilancia Travaglio
"Napolitano nel 1942 era iscritto al Gruppo universitario fascista"
Il vicedirettore del "Fatto Quotidiano" riafferma punto per punto le sue critiche al capo dello Stato sulle telefonate con Mancino

Nel replicare al "garbato" attacco mossogli dal professor Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte Costituzionale, che lo accusava di "diffamazione" per aver osato denunciare pubblicamente il "sospettoso" comportamento del capo dello Stato sulle telefonate con l'ex ministro degli Interni e ex vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, imputato per falsa testimonianza nell'ambito dell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, il vicedirettore de "Il Fatto Quotidiano" Marco Travaglio a pagina 5 dell'edizione del 22 agosto non solo riafferma punto per punto le sue critiche a Napolitano ma rileva fra l'altro che "Giorgio Napolitano si formò politicamente dal 1942 nel Guf (Gruppo universitario fascista) non appena s'iscrisse all'Università di Napoli, e solo successivamente approdò all`antifascismo".
Una verità a dir poco infamante per la più alta carica dello Stato nonché garante della Costituzione. Una verità inconfutabile quanto inconfessabile e vergognosamente nascosta da tutta la stampa di regime che ha steso un clamoroso velo di silenzio su tutta la vicenda evitando accuramente di parlarne.
Insomma Napolitano, prima di salire al Quirinale e vestire i panni del nuovo Vittorio Emanuele III, come tanti altri intellettuali borghesi divenuti poi dirigenti del PCI nel dopoguerra, era un fascista, iscritto al Guf fin dal 1942, ha collaborato attivamente al settimanale dei fascisti universitari di Napoli "IX maggio", dove curava una rubrica di critica teatrale e cinematografica, e ha anche partecipato alla Mostra di Venezia e all'annesso convegno degli universitari fascisti in Laguna.
Un'adesione al fascismo che Napolitano compie in piena consapevolezza, maturata all'apice dei vent'anni di dittatura mussoliniana, dopo la promulgazione delle leggi razziali, l'alleanza con Hitler e l'ingresso dell'Italia nella seconda guerra mondiale prima contro la Francia (10 giugno 1940) e poi contro l'Unione Sovietica.
Come mai Napolitano non ha mai rinnegato questo suo imbarazzante passato di militanza fascista e non ha mai sentito il bisogno di fare un'autocritica pubblica? Cosa ha da nascondere la massima carica dello Stato che da grande opportunista quale egli è, militava nel Guf mentre i partigiani lottavano e morivano in montagna e si è iscritto al PCI solo nel 1945?
Da fascista a revisionista, il suo anticomunismo ha cambiato forma ma non sostanza.
Fin da subito Napolitano è diventato il pupillo prediletto dell'ultrarevisionista rinnegato Amendola e poi ha proseguito sulla strada del riformismo divenendo l'esponente storico della destra "migliorista" del PCI-PDS; capogruppo del PCI alla Camera dall'81 all'86; liquidatore del PCI e riabilitatore di Craxi e del PSI; e successivamente presidente della Camera nel '92, senatore a vita nel 2005 e infine presidente della Repubblica che invece di contrapporsi al neoduce Berlusconi e alla seconda repubblica neofascista li ha favoriti, invece di denunciare e contribuire a fare piena luce sui "misteri" d'Italia ha coperto e aiutato chi ha tramato con la mafia, invece di fare chiarezza sul suo passato pieno di ombre e camicie nere, addirittura cerca di autoassolvere e di giustificare la sua militanza fascista nel GUF dichiarando vergognosamente che: "Il GUF era in effetti un vero e proprio vivaio di energie intellettuali antifasciste". Sic!

19 settembre 2012