Il nuovo Vittorio Emanuele III fa un bel dono di Natale al nuovo Mussolini
Napolitano blinda il governo Berlusconi
"La legislatura deve continuare", "terrò ben conto della volontà espressa dal corpo elettorale nel 2008"

"Anche Napolitano finalmente ha capito che non ci possono più essere alternative a questo governo. Ha spezzato una lancia per la continuità". Così un Berlusconi sprizzante soddisfazione da tutti i pori sotto i vari strati di cerone ha commentato il discorso del capo dello Stato, al termine dell'annuale cerimonia degli auguri alle alte magistrature della Repubblica svoltasi il 20 dicembre nel palazzo del Quirinale.
Una soddisfazione ben motivata la sua, perché in quel discorso Napolitano, prendendo atto della vittoria riportata dal neoduce in parlamento contro chi lo voleva sfiduciare, ha voluto in sostanza blindare il suo governo neofascista per tutto il resto della legislatura, esortando la stessa "opposizione" ad accettare la sconfitta e a collaborare con la maggioranza in uno "spirito di condivisione" per fare tutti insieme e "fuori da ogni schema e contrapposizione pregiudiziale" le "riforme da adottare" per il cosiddetto "bene del Paese".
Poco importa che questo bel regalo di Natale a Berlusconi il nuovo Vittorio Emanuele III lo abbia fatto prendendosi prima la soddisfazione, tutta formale, di ribadire che nel nostro ordinamento lo scioglimento delle Camere è una sua esclusiva prerogativa, contro chi questo suo diritto lo vorrebbe "beceramente sminuire a parole", con evidente allusione allo stesso nuovo Mussolini e ai suoi gerarchi che più volte l'hanno messo in dubbio.
Quel che conta è che nei fatti, riaffermata questa sua prerogativa costituzionale, Napolitano la mette completamente da parte, respingendo la prospettiva delle elezioni anticipate ("un'improvvida prassi tutta italiana a cui sono tenuto a resistere nell'interesse generale del Paese", l'ha definita), per mettersi invece a disposizione del neoduce e del suo governo affinché possa restare in sella fino alla fine naturale della legislatura.
Non altrimenti si può interpretare il passo centrale del suo discorso in cui ha detto testualmente: "Continuerò dal canto mio a sollecitare la continuità della vita istituzionale e dunque di una legislatura al cui termine mancano più di due anni: sempre che, beninteso, vi sia la prospettiva di un'efficace azione di governo e di un produttivo svolgimento dell'attività delle Camere. Opererò in ogni circostanza, secondo regole e prassi costituzionali cui intendo doverosamente attenermi, nei limiti del mio ruolo e delle obbiettive possibilità, tenendo ben conto della volontà espressa dal corpo elettorale nel 2008". In questo passaggio, infatti, risaltano soprattutto due concetti: che Napolitano non vuole le elezioni anticipate e la fine prematura della legislatura, e che deve essere chi è stato eletto nel 2008 a governare fino al termine della stessa: il che in pratica è esattamente quanto sostiene da sempre il nuovo Mussolini sbandierando di essere stato "eletto dal popolo" e che quindi non ci può essere un altro governo diverso dal suo.
Del resto è la stessa interpretazione che ne ha dato il neoduce al termine della cerimonia, durante la quale si è anche permesso di schiacciare un irriverente sonnellino, dicendosi convinto che Napolitano sarà "il garante" della continuità della legislatura e della stabilità, che ormai, ha sottolineato, "può significare soltanto prosecuzione del nostro governo": "Napolitano - ha confidato trionfante ai suoi gerarchi - farà di tutto per evitare il voto anticipato: ha capito che la gente non vuole e ci tiene a restare popolare nei sondaggi".
Quindi non solo il nuovo Vittorio Emanuele III ha contribuito a salvare Berlusconi rimandando il voto di sfiducia e permettendogli di guadagnare tempo per completare con successo l'indecente campagna acquisti di deputati, ma continua a rafforzarlo e blindarlo tuttora, con questo suo appello alla continuità della legislatura sotto il suo premierato.
Ma la cosa ancor più scandalosa è il consenso ugualmente entusiasta che il suo appello ha suscitato nell'imbelle e rimbambita "sinistra" borghese, con in testa il segretario del PD liberale Bersani, il quale si è detto pronto "a raccogliere le indicazioni del presidente, mettendo davanti a tutto l'impegno ad avanzare e a sostenere proposte che aiutino il Paese a mettersi sulla strada delle necessarie riforme". E la musica non cambia nemmeno per quanto riguarda il cosiddetto "terzo polo". Anche il fascista ripulito Fini, infatti, sembra aver abbassato la cresta ed essersi rassegnato a vedere il neoduce a Palazzo Chigi per altri due anni, visto che anche per lui "le parole di Napolitano sono giuste perché le sfide vanno vinte insieme". Per non parlare del democristiano Casini, che condivide "largamente" il discorso di "grande responsabilità" di Napolitano, e che del resto è dato in trattative con lo stesso Berlusconi per rafforzare l'esecutivo con un appoggio esterno se non per entrare addirittura nella maggioranza.
In conclusione, con la benedizione di Napolitano e la disponibilità della "opposizione" parlamentare allo "spirito di condivisione" da lui invocato, per il nuovo Mussolini appena scampato all'inutile colpo di palazzo del 14 dicembre, la strada per restare in sella fino al 2013 e poi magari salire anche al Quirinale è praticamente spianata. Tanto che ora le uniche preoccupazioni gli vengono paradossalmente dal suo amicone Bossi, che scalpita per andare subito al voto e che minaccia di staccargli la spina se non riuscirà a portare a casa al più presto il federalismo fiscale.

5 gennaio 2011