Napolitano contestato e fischiato dai terremotati

Si è conclusa con una durissima contestazione popolare da parte dei terremotati della tendopoli di Mirandola, in provincia di Modena, la passerella del nuovo Vittorio Emanuele III, Giorgio Napolitano, fra i terremotati dell'Emilia il 7 giugno. Dopo una giornata di ossequiosi salamelecchi con gli amministratori locali, Napolitano ha avuto la meritata doccia fredda davanti la tendopoli Friuli 1, dove sono ospitati centinaia delle migliaia di sfollati della provincia. Al grido di "Vai Via", "Buffone", "Ladro, vattene", "Non sei il nostro presidente", "Non abbiamo bisogno di te", "Stattene a casa con le tue autoblu", i terremotati, con fischi e urla, lo hanno costretto a rifugiarsi velocemente in una delle tende. Qui ad attenderlo c'era un pubblico precedentemente selezionato, al quale Napolitano ha parlato per qualche minuto per poi uscire e, nuovamente fischiato e contestato, salire sulla sua auto blu e a fuggire.
I terremotati non gli perdonano i ritardi: "I soldi per la ricostruzione non arriveranno mai" gli urlano e "Faremo la fine dell'Abruzzo". La rabbia cresce, perché in Emilia la cifra degli sfollati continua a salire, avendo superato ormai da tempo le 12.000 unità. Durante l'incontro della mattina tenuto a Bologna tra i sindaci, il presidente della regione, Vasco Errani, PD, e Napolitano, gli amministratori locali avevano denunciato anche il rischio di un tracollo economico. Il sindaco di San Felice sul Panaro, Alberto Silvestri, aveva denunciato: "La situazione delle nostre province è difficile. Il nostro patrimonio culturale (municipi, rocche, castelli) non esiste più: gli edifici sono stati lesionati in pochi secondi. A questo vanno aggiunte le tante abitazioni civili. E il pericolo di altre scosse grava ancora sul nostro territorio. Il rischio che stiamo concretamente correndo è che le aziende se ne vadano e non tornino più: oltre il danno, la beffa".
Non vengono perdonati a Napolitano neanche i 4 milioni spesi per la parata militare del 2 giugno: "Vattene. Hai preferito il 2 giugno all'Emilia", gli urlano i terremotati, rinfacciandogli un gravissimo spreco di danaro pubblico ai danni delle masse popolari.
La tensione era palpabile già da prima che Napolitano arrivasse a Mirandola, dove centinaia di agenti blindavano piazza Costituente, in attesa del passaggio dell'auto presidenziale, mentre a causa delle previste contestazioni inizialmente era stata organizzata una sorta di zona rossa. Nel corso della giornata la Digos aveva persino "allontanati" dei giornalisti della rivista web "Info-out".
Mentre le "forze dell'ordine" si organizzavano per contenere e reprimere una protesta che poi è avvenuta ugualmente, Napolitano nella riunione di Bologna si autoincensava: "Ieri sera ho firmato ad occhi chiusi il decreto per le zone terremotate, ma guardandolo oggi mi pare proprio che rappresenti una buona risposta". Tra le disposizioni la "dichiarazione di agibilità temporanea" degli impianti industriali, "in modo da evitare - dichiarava Napolitano - fino alla definitiva certificazione di piena sicurezza degli impianti che si resti in attesa troppo a lungo, perché questo potrebbe essere fatale". Insomma il governo, nella fretta di dare risposte a Confindustria, starebbe mettendo in secondo piano la sicurezza e i reali problemi di agibilità degli impianti, a fronte della strage di operai avvenuta in Emilia durante il terremoto.
Nel "Fondo per la Ricostruzione delle aree terremotate", confluiscono titoli di finanziamento dal sapore demagogico come quello derivato "dalla riduzione dei contributi pubblici in favore dei partiti politici e movimenti politici".
Come ha chiesto il PMLI, è il fiume di danaro destinato al riarmo imperialista deve andare direttamente alla ricostruzione dei paesi dell'Emilia-Romagna colpiti duramente dalla catastrofe di questi giorni, a risarcire le famiglie delle vittime e a ricostruire interamente le loro case, le città e i monumenti storici colpiti, destinando i fondi direttamente alle popolazioni colpite cui spetterà l'ultima parola nella gestione, nel controllo e nell'utilizzo.

13 giugno 2012