Napolitano preme sulla controriforma costituzionale e sul finanziamento all'esercito
Bertinotti pienamente d'accordo col capo dello Stato
Le critiche del New York Times sul declino dell'Italia, che lo avevano tanto indispettito durante la sua recente visita negli Usa per omaggiare il boia Bush, hanno offerto a Napolitano lo spunto per richiamare tutte le forze politiche parlamentari a mettersi d'accordo in tempi rapidi per procedere finalmente alla controriforma della Costituzione e a varare una nuova legge elettorale, passaggio obbligato a suo dire per un sistema-paese più moderno ed efficiente.
L'occasione per la nuova filippica neofascista è stata la cerimonia annuale per lo scambio degli auguri con le alte magistrature della Repubblica che si è tenuta il 20 dicembre scorso al Quirinale. Nel suo discorso davanti ai massimi rappresentanti del governo e delle istituzioni, il capo dello Stato, nel respingere certi "giudizi unilaterali" sulla situazione italiana come quelli del quotidiano newyorkese, e facendo appello nientemeno che all'"orgoglio nazionale", ha invocato "severità di analisi critica e, soprattutto, ben maggiore determinazione nel procedere ai necessari cambiamenti". Cambiamenti - ha specificato - "in quegli assetti e in quelle regole che contrastano con l'esigenza di più razionali ed efficaci equilibri istituzionali e di più sicure e rapide procedure di decisione e di governo".
Napolitano ha ricordato a tutte le forze politiche parlamentari che già un anno fa le aveva spronate a esplorare fino in fondo "il sentiero di ben mirate riforme dell'ordinamento della Repubblica, non precluse dall'esito del referendum del giugno 2006, e insieme il sentiero di opportune revisioni della legge elettorale", auspicando perciò che il dialogo tra i partiti della maggioranza e dell'opposizione (leggi tra Veltroni e Berlusconi), anche se avviato con molto ritardo, "prosegua col contributo di tutte le forze politiche e conduca rapidamente a risultati concreti". Un monito ipocrita, falso e truffaldino, il suo, dal momento che il referendum del 2006 aveva bocciato proprio quelle "riforme istituzionali" neofasciste, come il monocameralismo, il Senato federale, il "premierato forte" e la devoluzione federalista, oggetto della trattativa tra i due poli del regime neofascista insieme alla legge elettorale, che Napolitano invita ad approvare al più presto per assicurare la "governabilità" del Paese.
"Non spetta a me suggerire soluzioni - ha ammonito con gravità l'inquilino del Quirinale - ma solo insistere sulle gravi conseguenze che avrebbe un nuovo nulla di fatto e sull'urgenza di giungere a scelte largamente condivise. In questo senso il mio impegno non verrà meno". Attribuendo sempre ipocritamente e falsamente ai "cittadini" l'esigenza "improrogabile" della controriforma neofascista, presidenzialista e federalista della Costituzione, il capo dello Stato ha invocato "un clima nuovo nella vita politica, e più in generale nella vita nazionale", riducendo il "tasso di partigianeria" e aumentando quello di "dialogo" tra gli schieramenti politici, in modo da "garantire - qualunque sia lo schieramento vincente - la governabilità, la continuità di fondamentali politiche pubbliche, il moderno presidio di insostituibili strutture dello Stato".
"È indispensabile che si adottino alcune riforme in campo istituzionale - ha esortato solennemente nel suo discorso di fine anno - e che si crei un nuovo, più costruttivo clima politico, fondato su una effettiva legittimazione reciproca... Ora che uno spiraglio di dialogo si è aperto - ha concluso -, con il contributo di entrambi gli schieramenti politici, specie sulla riforma elettorale, occorre assolutamente evitare che l'occasione vada perduta".
In questo quadro "bipartisan", che in nome degli interessi supremi della "nazione" deve vedere la collaborazione della destra e della "sinistra" del regime neofascista, rientrano per Napolitano questioni fondamentali come la riduzione del deficit statale e la modernizzazione delle infrastrutture (TAV e quant'altro), ma soprattuto rientrano "le politiche di presenza internazionale dell'Italia nel quadro delle grandi istituzioni di cui è parte, e di affidabile difesa, da parte delle nostre Forze Armate, della causa della pace anche fuori dai confini nazionali". Il consolidamento delle alleanze imperialiste di cui l'Italia fa parte (vedi la concessione della nuova base di Vicenza agli Usa), la continuazione e il rafforzamento delle missioni di guerra all'estero (Afghanistan, Balcani, Libano) e il finanziamento e l'ammodernamento dell'esercito professionale interventista, sono cioè le esigenze imprescindibili che Napolitano indica alle forze politiche di entrambi gli schieramenti parlamentari e sulle quali esse devono trovare sempre la massima intesa e collaborazione. Come del resto è sempre stato in questi ultimi anni, vista la contiguità e continuità della politica estera e militare dei due poli del regime neofascista.
E sul ruolo dell'imperialismo italiano nel mondo è ritornato il 21 dicembre nella videoconferenza attraverso cui ha fatto gli auguri ai militari italiani impegnati all'estero. "Dobbiamo trovare le risorse per le forze armate e per le missioni in cui siamo impegnati all'estero" - ha esortato calzando l'elmetto e invocando ancora più risorse, rapinate ai lavoratori e alle masse popolari, per sostenere la politica militare di grande potenza dell'Italia. "L'Italia non può sottrarsi - ha aggiunto - alle sue responsabilità internazionali. Siamo un grande Paese e dobbiamo avere il senso di questo ruolo storico e in quanto grande Paese, collocato in una condizione di prestigio, non possiamo sottrarci alle nostre responsabilità".
L'appello del capo dello Stato alle forze politiche a procedere senza ulteriori indugi alla controriforma costituzionale e alla "riforma" elettorale è piaciuto molto alla Confindustria, che per bocca del suo presidente, Luca Cordero di Montezemolo, ha espresso il suo "più convinto apprezzamento", ribadendo a nome degli industriali italiani "l'impegno forte per combattere i rischi di declino, non solo economico", e schierandosi senza esitazioni a favore delle "riforme" istituzionali, "a cominciare dalla legge elettorale e da più efficaci procedure di decisione e di governo".
Il segretario del PD Walter Veltroni ha intascato il discorso di Napolitano come un viatico al suo dialogo avviato col neoduce Berlusconi, contro tutte le resistenze provenienti dall'interno stesso dell'Unione, a cominciare da Prodi: "Il presidente ha voluto apprezzare il fatto che si sia finalmente aperto un dialogo sulle riforme delle istituzioni, dei regolamenti parlamentari e della legge elettorale", ha infatti sottolineato prontamente ed entusiasticamente il leader liberale e anticomunista della "sinistra" borghese. E il trotzkista gandhiano Bertinotti gli ha fatto subito eco, invitando a non scandalizzarsi se si trovano larghe intese sulle "riforme", perché queste "si fanno per via parlamentare e con tutte le forze del paese". Cioè, vuol dire Bertinotti, anche e soprattutto con Berlusconi, trovando "grottesco" che si voglia escludere il neoduce dalla partita delle "riforme". Anzi, la sua sintonia con l'appello di Napolitano è tale che se non si sblocca subito la via delle "riforme" istituzionali, si rischia "una deriva drammatica da cui non si salva nessuno, una IV Repubblica senza De Gaulle", ha ammonito il guardiano della Camera, evidentemente ansioso di tenere invece a battesimo la terza repubblica dall'alto della sua carica istituzionale.

3 gennaio 2008