Nel discorso e nel messaggio per la festa della Repubblica il capo dello Stato chiede il "massimo di coesione" e "un nuovo grande impegno collettivo"
Napolitano continua a far da scudo al governo Berlusconi

"Via libera dal colle, il governo vada avanti": niente meglio di questo titolo de Il Giornale berlusconiano del 1° giugno può chiarire il senso politico del messaggio di Napolitano ai prefetti in occasione della Festa della Repubblica, con cui il nuovo Vittorio Emanuele III ha voluto ancora una volta correre in aiuto di Berlusconi e del suo governo neofascista, proprio all'indomani della disfatta elettorale che lo ha colpito e che ha messo una seria ipoteca sulla durata della legislatura.
Compiacendosi con i prefetti "per le numerose iniziative promosse sul territorio" per celebrare il 150° dell'unità Italia e per la "straordinaria e calorosa partecipazione di cittadini, a conferma dell'esistenza di un forte e diffuso sentimento di unità nazionale", il messaggio del capo dello Stato sottolinea che questo sentimento è "prezioso per suscitare quel nuovo grande impegno collettivo di cui il Paese ha bisogno nell'attuale difficile situazione economica". E aggiunge che "di qui può muovere con rinnovato slancio anche il vostro impegno di prefetti della Repubblica nel garantire la massima coesione tra le istituzioni chiamate ad operare nel comune interesse dello sviluppo economico, sociale e civile in ogni provincia".
Cos'è questo infatti, se non un messaggio in codice a tutte le forze politiche ad archiviare al più presto il clima di scontro elettorale, in nome del dialogo e della collaborazione per affrontare insieme la crisi economica e le "urgenti riforme istituzionali"? Con il sottinteso, naturalmente, che ciò esclude tassativamente ogni ipotesi di interruzione traumatica e anticipata della legislatura, ossia che Berlusconi deve essere lasciato governare.
Non è questa solo un'interpretazione interessata del quotidiano di famiglia del neoduce di Arcore. Anche l'organo della grande borghesia industriale e finanziaria del Nord, il Corriere della Sera, ha visto nel tradizionale messaggio di Napolitano ai prefetti non un semplice intervento rituale ma un "richiamo" a tutte le forze politiche, mettendo l'accento sul fatto che esso avveniva in coincidenza con l'allarme di Draghi sul "Paese insabbiato" che "deve tornare a crescere", e che era in stretta sintonia con le richieste della presidente Marcegaglia al mondo politico presentate alla recente assemblea della Confindustria.
E non è certo la prima volta che il nuovo Vittorio Emanuele III interviene per gettare una ciambella di salvataggio al neoduce e alla sua traballante maggioranza di governo in difficoltà, sempre in nome (o meglio con la scusa) dei conti economici del Paese da salvaguardare. Ricordiamoci della verifica di governo del 14 dicembre scorso, che avrebbe dovuto esserci un mese prima a causa dell'uscita dei finiani di FLI dalla maggioranza, ma che Napolitano rinviò appellandosi alla necessità di "non turbare" i mercati internazionali allora in forte fibrillazione, dando con ciò un prezioso mese di tempo al neoduce per comprarsi in parlamento i voti mancanti attraverso uno sconcio mercato di deputati e salvare così la buccia.
Anche stavolta si sta ripetendo lo stesso copione, in vista della nuova verifica della maggioranza che proprio Napolitano aveva chiesto a Berlusconi per rilegittimarsi, dopo l'indecoroso "rimpasto" di governo fatto per pagare i parlamentari mercenari che gli dovrebbero assicurare la sopravvivenza. Verifica che era stata calendarizzata per il prossimo 20 giugno, e che dopo la batosta elettorale si è fatta però improvvisamente in salita per il nuovo Mussolini. Occorreva dunque un'altra mano da parte dell'inquilino del Quirinale per superare lo scoglio, ed ecco che è puntualmente arrivata con la sua nuova esortazione ai partiti ad abbassare i toni e a collaborare per il bene del Paese.
Al nuovo Mussolini non è parso vero il nuovo insperato soccorso di Napolitano, tanto che è subito salito al colle, il 3 giugno, per concordare insieme tutti i delicati passaggi che dovranno preparare l'esame del 20, al fine di sfangarla e proseguire il cammino. Passaggi che il Corriere della Sera ha così riassunto ed enumerato: ricucire con la Lega; chiudere il mercato dell'assegnazione di posti ai "responsabili"; definire il programma di governo per i prossimi due anni; ritrovare un'intesa con Tremonti in vista della "manovra correttiva" concordata con la UE per raggiungere il pareggio dei conti entro il 2014; sostituire Draghi alla Banca d'Italia, essendo l'ex governatore in partenza per la presidenza della Banca europea; sostituire Alfano al ministero della Giustizia, essendo stato nominato segretario del PDL.
Il nuovo Vittorio Emanuele III ha accettato il piano del premier e i tempi da lui richiesti per poter compiere tutti i passaggi. E il neoduce lo ha ripagato smentendo pubblicamente le voci che lo descrivevano irato con lui per avergli rubato la scena ai ricevimenti dei capi di Stato stranieri invitati alla celebrazione solenne del 2 giugno in occasione del 150° dell'unità d'Italia. Alla faccia di chi lo ha dato troppo presto per spacciato e prossimo a fare le valigie. Non solo non ne ha affatto l'intenzione, ma con lo scudo di Napolitano ha assorbito meglio il colpo elettorale e ha ripreso la boria e la sicumera di sempre.

8 giugno 2011