Col pretesto dell'interesse nazionale
Napolitano vuol mettere la mordacchia allo scandalo Montepaschi
Rivolgendosi implicitamente a magistrati e giornalisti, il capo dello Stato chiede di difendere Bankitalia, le banche e l'alta finanza

Mentre lo scandalo del Monte dei Paschi di Siena va assumendo dimensioni catastrofiche e la banca più antica del mondo sprofonda sempre di più nel pieno di una bufera finanziaria, giudiziaria e politica con pesanti ripercussioni su tutto il sistema bancario a cominciare dalla Banca d'Italia, il capo dello Stato Napolitano, invece di contribuire a fare piena luce sulla vicenda, interviene a gamba tesa nell'inchiesta e in nome "dell'interesse nazionale" chiede implicitamente a magistrati e giornalisti di difendere l'integrità di una delle principali istituzioni di vigilanza e garanzia del Paese, qual è la Banca d'Italia, e di evitare che gli sviluppi delle indagini minino pericolosamente la stabilità del sistema bancario e dell'economia capitalistica italiani.
Per mettere la mordacchia alla scandalosa vicenda che si è abbattuta su Rocca Salimbeni, Napolitano ha scelto non a caso il giornale dei padroni "Il sole 24 Ore" per "auspicare", in una intervista pubblicata nell'edizione del 31 gennaio, che si "manifesti quella consapevolezza dell'interesse nazionale cui sono di certo sensibili tutte le forze responsabili, ferma restando la netta distinzione tra la doverosa azione penale e le riconosciute condizioni di stabilità della banca oggetto d'indagine".
Da queste parole traspare chiaro che in realtà Napolitano se ne frega "delle esigenze di chiarezza fortemente sentite dall'opinione pubblica e in particolare dai risparmiatori" e ciò che gli preme difendere a spada tratta sono le banche, l'alta finanza e in particolare il vertice di Via Nazionale che, a suo dire: "Ha esercitato fin dall'inizio con il tradizionale rigore le funzioni di vigilanza nei limiti delle sue attribuzioni di legge. E la collaborazione che ha prestato e presta senza riserve alla magistratura è garanzia di trasparenza per l'accertamento delle responsabilità".
Una difesa d'ufficio a dir poco scandalosa, basata su fatti totalmente falsi e smentiti in pieno dalle indagini a cui si dovrebbe adeguare anche la stampa non pubblicando più notizie che minano la "credibilità" e il "prestigio" di "storiche istituzioni pubbliche di garanzia" e di tutto il "sistema bancario". Consapevole di "quanto possano essere importanti il ruolo e l'impulso della stampa per far luce su situazioni oscure e comportamenti devianti - ha aggiunto il nuovo Vittorio Emanuele III -, sono altrettanto fermamente convinto che va salvaguardato il patrimonio di credibilità e di prestigio, anche fuori d'Italia, di storiche istituzioni pubbliche di garanzia, insieme con la riconosciuta solidità del nostro sistema bancario nel suo complesso".
Insomma, da Via Nazionale ai banchieri fino all'alta finanza possono dormire tutti sonni tranquilli sotto l'ombra del Colle che li copre e li difende a spada tratta.

27 febbraio 2013