Dichiarazioni mussoliniane del presidente della Repubblica
Napolitano: "La piazza non è il sale della democrazia"
Nemmeno Berlusconi era arrivato a tanto

"Altro che primo 'comunista' al Quirinale. Napolitano ha tutte le carte in regola per garantire il regime capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista". Così Il Bolscevico commentava l'elezione a presidente della repubblica di questo rinnegato del comunismo additandolo come "un dirigente antioperaio, un europeista e un atlantista della prima ora, un presidenzialista e un federalista convinto, un nazionalista e un interventista". Il suo operato in questi 9 mesi di mandato ci ha dato ampiamente ragione fornendo molteplici prove della sua vera anima nera.
Si sa che i rinnegati ambiscono sempre a superare i loro maestri per dimostrare alla classe dominante borghese che la fiducia che gli hanno accordato è in una "botte di ferro". Così l'ennesimo tributo offerto da Napolitano per dar prova a tutti di aver ormai completamente tagliato ogni legame anche ideale col suo passato di dirigente del PCI, sia pure della sua corrente più borghese, revisionista e riformista è stato quello di delegittimare la lotta di classe e il conflitto sociale affermando che "le manifestazioni di massa e di piazza" non sono "il sale della democrazia".
"Per quanto legittimi e importanti siano anche i canali del conflitto sociale e delle manifestazioni di massa e di piazza - ha detto Napolitano il 21 febbraio in visita a Bologna - è fuorviante la tendenza a farne la forma suprema della partecipazione e, retoricamente, il sale della democrazia". E "nel modo più netto" ha aggiunto: "qualunque tema e problema sia in questione, interessi e appassioni strati più o meno larghi dei cittadini e li muova magari alla protesta, è nel riconoscimento della rappresentatività delle istituzioni elettive e delle relative sedi di decisione democratica che ogni forma di partecipazione deve trovare la sua misura".
"Questo - ha detto ancora - vale per questioni e tensioni di carattere sociale, come per controversie su temi ardui e cruciali di politica internazionale e di difesa. Solo così si rispetta d'altronde l'essenza della democrazia come governo della maggioranza".
Poche storie, insomma, le masse e la classe operaia non devono disturbare i manovratori, non devono usare i cortei e la lotta di piazza come arma antigovernativa e rivendicativa. L'unica forma di partecipazione loro ammessa è quella di firmare la delega in bianco ai partiti e alle istituzioni borghesi dove il dissenso non deve uscire dai confini del riformismo cogestionario. E anche se non la cita esplicitamente, Vicenza e la battaglia del movimento contro la base Usa, che appena quattro giorni prima ha mobilitato e portato in piazza 200 mila manifestanti, è una di queste.
Dichiarazioni gravissime che si equiparano a quelle di mussoliniana memoria "me ne frego della piazza". Nemmeno il neoduce Berlusconi era arrivato a tanto. Come può dire ciò? Di fatto significa rinnegare e delegittimare l'intera storia di lotta del movimento operaio, sindacale, democratico e antifascista, dal momento che ogni diritto è stato strappato alla borghesia al prezzo di dure lotte di piazza. Significa forse che non sono stati un'espressione di democrazia i moti del '60 dei giovani con le magliette a strisce contro il governo fascista Tambroni? E che ne pensa Napolitano delle grandi stagioni di lotte del '68 e del '77, oppure delle grandi proteste in difesa della scala mobile, dell'articolo 18 e contro la "riforma" delle pensioni? Per non parlare poi della Resistenza.
Napolitano va addirittura oltre. Arriva persino a teorizzare che la lotta di piazza potrebbe diventare la premessa, l'anticamera del terrorismo. "Se non si vede, se si nega questo ancoraggio nelle istituzioni - ha infatti aggiunto - si può allora scivolare nella suggestione della violenza come matrice delle decisioni invocate da aggregazioni e mobilitazioni minoritarie, e di lì, nell'impossibilità di prevalere per questa via, si può compiere il passo verso la degenerazione estrema del terrorismo". Non a caso il sindaco di Vicenza, il forzista Hullweck, ha subito esaltato il discorso del capo dello Stato sostenendo che "quello di Napolitano è un altolà a chi, pur di sfruttare il proprio interesse elettorale, vuol far scricchiolare l'ordinamento democratico".
La cosiddetta "sinistra radicale" non ha osato smascherare le dichiarazioni mussoliniane di Napolitano. Evidentemente in questo momento l'unica preoccupazione di questi partiti falsi comunisti è quella di rinnovare la loro affidabilità e fedeltà nel salvataggio del governo del democristiano Prodi.

28 febbraio 2007