Nel discorso di fine anno a reti unificate
Napolitano invita tutte le forze politiche del regime a unirsi per fare assieme le controriforme
Destra e "sinistra" del regime d'accordo col capo dello Stato
L'ossessione del rinnegato Napolitano che gli fa invocare ad ogni pie' sospinto l'unità di tutte le forze politiche parlamentari per controriforme istituzionali "condivise" è stata il tema conduttore del suo messaggio di fine anno a rete unificate, e come tale è stato esaltato incondizionatamente da tutti i partiti e i mass-media del regime neofascista, senza eccezioni.
Napolitano l'ha introdotto partendo dalla crisi economica e finanziaria che si è abbattuta anche sul nostro Paese, dopo un fugace quanto ipocrita accenno alla "tragica spirale di violenza e di guerra" in Medio Oriente, senza minimamente accennare al genocidio di Gaza né chiedere la cessazione immediata dei criminali bombardamenti israeliani in corso in quello stesso momento, ma limitandosi a un generico appello a "riaprire la strada della pace" in quella regione "tormentata da così lungo tempo". E non senza inviare, subito dopo, un caloroso messaggio di auguri "alle forze dell'ordine e alle Forze Armate, e con speciale calore e riconoscenza ai nostri militari impegnati in missioni difficili e rischiose per garantire la pace e sradicare il terrorismo nelle regioni più critiche".

Invito pressante alla corresponsabilità parlamentare
Di fronte alla crisi che avanza, ha detto poi in sostanza Napolitano, il governo si sta muovendo bene con i suoi provvedimenti d'emergenza, ma in parlamento "tocca a ognuno fare la sua parte, in un clima di reciproco ascolto e senza pregiudiziali chiusure". Un chiaro invito alla "opposizione di sua maestà", ossia soprattutto al PD di Veltroni, a non ostacolare l'approvazione della Finanziaria e delle altre misure antipopolari e stangatrici del governo Berlusconi, in nome degli interessi del sistema capitalistico italiano. A questo scopo ha fatto appello allo "spirito" di unità nazionale tra le forze politiche di ogni schieramento parlamentare già dimostrato con l'adozione della Costituzione borghese, nella ricostruzione post-bellica e nella cosiddetta lotta al terrorismo.
"Dobbiamo riuscirci anche ora - ha detto a questo punto con tono accorato l'inquilino del Quirinale - a partire dall'anno carico di incognite che ci attende. Ed è una prova non solo per le forze politiche, anche se è essenziale che queste escano da una logica di scontro sempre più sterile. Esse possono guadagnare fiducia solo mostrandosi aperte all'esigenza di un impegno comune, ed esprimendo un nuovo costume, ispirato davvero e solo all'interesse pubblico. È una crisi senza precedenti come quella attuale che chiama ormai a un serio sforzo di corresponsabilità tra maggioranza e opposizione in Parlamento, per giungere alle riforme che già sono all'ordine del giorno e che vanno condivise".
A quali "riforme già all'ordine del giorno" allude il rinnegato Napolitano? Di certo, come tutti hanno unanimemente chiosato, alla controriforma della giustizia e alla legge contro le intercettazioni, che proprio in questi giorni il tirapiedi di Berlusconi al ministero della Giustizia, Alfano, sta per sfornare calde calde, con il beneplacito a questo punto anche del capo dello Stato nonché presidente del CSM. Ma non solo questo. C'è senz'altro anche il federalismo fiscale cucinato dal ministro leghista Calderoli, sul quale le trattative con il PD sono ormai in dirittura d'arrivo. E poi c'è la cosiddetta "bozza Violante" all'esame delle commissioni parlamentari, che prevede una corposa anche se non completa controriforma neofascista e presidenzialista della Costituzione, col rafforzamento dei poteri del premier, la "riforma" (ovviamente peggiorativa) dei regolamenti parlamentari, il Senato federale, la riduzione del numero dei parlamentari e altre misure tutte nella direzione di uno spostamento degli equilibri di potere dal parlamento al governo.
Già il 17 dicembre, intervenendo all'annuale incontro di fine anno con i vertici della magistratura, e prendendo a pretesto la cosiddetta "guerra tra le procure" di Salerno e di Catanzaro sull'avocazione dell'inchiesta Why Not, Napolitano li aveva strigliati ben bene con questa minacciosa rampogna: "si pongono con urgenza anche problemi di equilibrio istituzionale, nei rapporti tra politica e giustizia, ed esigenze di misure di riforma, volte a scongiurare eccessi di discrezionalità, rischi di arbitrio e conflitti interni alla magistratura nell'esercizio della funzione giudiziaria, a cominciare dalla funzione inquirente e requirente. Misure di riforma che riguardino anche la migliore individuazione e il più corretto assolvimento dei compiti assegnati al Consiglio Superiore della Magistratura dalla Carta costituzionale". Fatta questa premessa in chiave marcatamente berlusconiana, aveva rivolto un appello alla destra e alla "sinistra" del regime a lavorare insieme per fare la suddetta controriforma. E come? "Discutendo dunque di tutto ciò in Parlamento e attraverso ogni altro utile canale di consultazione, e si cerchino, anche qui, soluzioni condivise, senza partire da opposte pregiudiziali e posizioni rigidamente precostituite". Appello che poi ha reiterato nel discorso di capodanno estendendolo a tutte le controriforme "all'ordine del giorno".

Il plauso bipartisan
Manco a dirlo l'appello del rinnegato del Quirinale è piaciuto enormemente tanto alla destra quanto alla "sinistra" del regime neofascista. Berlusconi è stato il primo a congratularsi col lui, proclamando che le sue "sagge parole" suonavano come un "sostanziale riconoscimento" dell'operato del governo e un via libera al provvedimento Alfano per irreggimentare la magistratura, perché - ha sparato - ci sono "2000 Pm fuori da ogni controllo", e "il 2009 sarà l'anno delle riforme". A seguire, ai vertici istituzionali, le dichiarazioni del presidente del Senato Schifani ("ci riconosciamo tutti nelle parole del capo dello Stato") e del presidente della Camera Fini, secondo il quale occorre "un'azione di ampio respiro condivisa con responsabilità".
Letteralmente in sollucchero è andato il razzista e separatista Calderoli, per il quale "Napolitano merita un bel 10 e lode", mentre il foglio fascista Secolo d'Italia del 2 gennaio titolava significativamente: "Le parole del presidente vanno ascoltate: è un obbligo politico ma anche morale".
Ma anche il leader del PD Veltroni si è dichiarato prontissimo a lavorare in parlamento "alla ricerca delle necessarie convergenze". E si sa che sui ddl Alfano su giustizia e intercettazioni le posizioni del PD sono ormai molto vicine a quelle della maggioranza, al punto che si contenterebbe di qualche ritocco per fargli digerire la nauseabonda minestra. Per non parlare del federalismo fiscale e della "bozza Violante", dove il feeling con la destra è addirittura idilliaco. Non per nulla il rinnegato Napolitano, ritornando a bomba sul tema in un intervento a Napoli il 2 gennaio, ha detto di avere "fiducia che il messaggio di fine anno per una convergenza sulle riforme possa essere raccolto".

14 gennaio 2009