Tenuto a battesimo dal trotzkista Ingrao che ha attaccato Stalin e Mao
Nasce un altro partito della "sinistra" borghese europea all'insegna dell'antistalinismo e dell'anticomunismo
Il narcisista trotzkista Bertinotti traccia la linea riformista e non violenta della "sinistra" della Ue imperialista
Quella che da alcuni è stata definita la "Bolognina" di Rifondazione è andata in scena l'8 e 9 maggio a Roma, con la nascita del Partito della Sinistra europea, la cui sede sarà significativamente posta a Bruxelles e di cui Bertinotti è stato eletto presidente all'unanimità. E forse la scelta della Domus Pacis come sede del congresso di fondazione, un luogo storico dove si tengono i congressi dell'Azione cattolica e non di rado si riuniva il gruppo dirigente della DC, non è stato scelto a caso per battezzare questo nuovo partito della "sinistra" borghese europea nato all'insegna dell'antistalinismo e dell'anticomunismo e della resa al capitalismo e all'imperialismo europei. Di sicuro, per quanto riguarda la scenografia della manifestazione, non è stata casuale la scelta di quel fondale funereo, dove dominava il nero e non certo il rosso, a sottolineare anche visivamente la presa di distanza dalla tradizione e dalla storia del comunismo.
Infatti, il nuovo partito transnazionale che i 300 delegati (tutti rigorosamente selezionati) di 16 partiti "comunisti e non" dell'Europa dell'est e dell'ovest sono stati chiamati a ratificare su iniziativa del PRC (ma sarebbe più esatto dire per volontà di Bertinotti e della sua risicata maggioranza nel Comitato politico nazionale), nasce dichiaratamente sulla base di un'esplicita rottura con lo stalinismo, sancita addirittura nello statuto, laddove (nel preambolo), ignorando completamente il neofascismo che domina in Italia e si estende sempre più anche in tutta Europa, si afferma testualmente: "Seguiamo questa ispirazione opponendoci senza riserve alle pratiche antidemocratiche e alle pratiche e ai crimini stalinisti, che sono in assoluta contraddizione con gli ideali comunisti e socialisti". Questo per esaltare al massimo da una parte il rigetto totale e ufficiale della storia e delle tradizione del socialismo, e dall'altra l'adesione incondizionata al riformismo, al parlamentarismo, al liberalismo, all'interclassismo e alla non violenza quali linee portanti della nuova formazione politica che si propone di rivestire il ruolo di "sinistra" della Ue capitalista e imperialista.

Il proclama antistalinista di Bertinotti
è stato lo stesso Bertinotti a proclamare questo rigetto con grande enfasi retorica dal palco, dicendo che "veniamo da una storia grande e terribile, andiamo verso il futuro. Non ci possiamo andare senza una rottura chiara e irrevocabile con ciò che ha impedito alla nostra storia di proporsi per tanta parte dell'umanità come una storia di liberazione: chiamiamo tutto ciò stalinismo e con ciò dobbiamo rompere irrevocabilmente". Una dichiarazione che ha sollevato gli applausi a scena aperta della maggioranza dei delegati dei partiti falso comunisti, neorevisionisti, trotzkisti e socialdemocratici che hanno aderito al progetto bertinottiano, con in testa i francesi del PCF, gli spagnoli di Izquierda Unida e i tedeschi del PDS. Ma anche qualche mugugno, come da parte del "Partito comunista" di Boemia e Moravia (che non ha partecipato al voto sullo statuto) e dei delegati greci e portoghesi, per non parlare dei dissensi interni allo stesso PRC. Dissensi dovuti beninteso non all'attacco a Stalin in quanto tale, contro la cui figura l'unanimità è stata totale, ma piuttosto alla scelta di abbracciare tanto apertamente il riformismo e la non violenza abbandonando definitivamente anche gli ultimi orpelli neorevisionisti e falso comunisti dietro i quali, fino a qualche tempo fa, questa scelta era stata in qualche modo dissimulata.
Ma di ciò il narcisista trotzkista Bertinotti non si è minimamente preoccupato, e ha sfidato i tentennamenti e le prudenze di quanti ancora esitano a seguirlo fino in fondo su questa strada disegnando quella che secondo lui dovrà essere la carta d'identità del nuovo partito borghese: "Una forza protagonista dell'Europa del futuro, non una forza di nicchia, non una forza marginale custode di una ortodossia impotente, ma un nuovo soggetto politico capace di lavorare alla trasformazione della società. Un soggetto fatto di comunisti e di non comunisti, di socialisti, di progressisti, espressioni di culture non definibili secondo la tradizione".
Gennaro Migliore, responsabile Esteri del PRC, che insieme a Graziella Mascia, vicepresidente del gruppo parlamentare, è tra i due italiani (fedelissimi di Bertinotti) eletti nell'esecutivo del nuovo partito, su "Liberazione" del 16 maggio ha così sottolineato il valore della pregiudiziale antistalinista posta a base dell'adesione alla Sinistra europea: "Vale la pena, anche per il risalto che ha avuto nel dibattito congressuale e sui media, ricordare la discussione sul preambolo dello statuto ed in particolare sulla condanna totale delle pratiche e dei crimini stalinisti. La formulazione statutaria è davvero il frutto di un'accumulazione storica dei percorsi dei singoli partiti. Si tratta di una vera rottura con un'idea violenta del potere, anzi con il travisamento e rovesciamento degli ideali comunisti e socialisti che lo ispiravano e che possono sempre ripresentarsi". Ed ancora, rivolto a chi, come Grassi, aveva definito "stucchevole" la discussione sullo stalinismo, Migliore insiste: "Il rifiuto dello stalinismo, della sua ideologia parla al futuro della Sinistra europea e nostro. Per l'ennesima volta e non sarà neppure l'ultima. è un dato fondativo, quanto quello di aver riconosciuto nel movimento pacifista e altermondialista il nuovo principale attore del cambiamento sociale".

Sinistra europea e no-global
A proposito di tale "attore", se il riformismo e la non violenza sono i pilastri su cui si fonda il nuovo partito della "sinistra" borghese europea, il movimento no-global è l'interlocutore privilegiato a cui si rivolge, e la presenza e l'adesione di Agnoletto al congresso di fondazione non è stata in questo senso casuale. Lo stesso slogan scelto per aprire il documento contenente l'appello per il Partito della Sinistra europea ("Per un'altra Europa democratica, sociale, ambientalista, femminista e di pace") è mutuato direttamente da quello dei no-global "Un altro mondo è possibile", che scimmiotta sfacciatamente. La stessa linea idealista, piccolo-borghese, non violenta e riformista tipica dei movimenti no-global caratterizza d'altronde l'intero documento, che non va oltre la richiesta di una "redistribuzione della ricchezza sociale dall'alto verso il basso" e l'affermazione della volontà di "mettere in discussione il dominio del profitto e superare il potere del capitalismo", perseguendo "una diversa qualità della vita, del lavoro, della produzione e della distribuzione".
A tenere idealmente a battesimo la "Sinistra europea", firmandone l'appello e assistendo al congresso della Domus Pacis, non poteva che essere colui che è considerato la massima icona ancora vivente del trotzkismo italiano: Pietro Ingrao. "Abbiamo ricevuto la benedizione di un monumento della sinistra italiana", ha detto Bertinotti andando ad abbracciarlo appena concluso il suo discorso. Da parte sua il festeggiato, dopo aver raccolto il panegirico del relatore e l'ovazione della sala non si è fatto pregare, lasciandosi intervistare per ben un'ora dai giornalisti (cedendo volentieri alla "vanità", come ha ammesso lui stesso), nell'elogiare il nuovo partito borghese e nell'approvare - accreditandolo con i propri "ricordi" personali - il proclama antistalinista e anticomunista di Bertinotti.
"Lo stalinismo è stato un errore così grande che è bene ribadirne il rigetto", ha detto infatti l'anziano leader trotzkista. "Io stesso ho riconosciuto lo sbaglio dopo qualche tempo, ma le cose non erano così semplici. La figura di Stalin non ha un solo volto. Io ho partecipato dell'emozione per la sua morte, perché Stalin era il vincitore del nazismo, l'uomo che aveva preso Berlino. Non ho saputo rompere in tempo, e ora l'età mi restituisce il peso del più grande errore della mia vita".
Non bastasse questo disgustoso attacco "postumo" all'erede di Lenin ed edificatore del socialismo in Urss, oltre che vincitore del nazismo come lui stesso è pur costretto ad ammettere, il vecchio trotzkista ci ha aggiunto per soprammercato anche Mao, raccontando di averlo incontrato a Mosca nel 1957 e di avergli sentito dire in quell'occasione "cose terribili: il comunismo vincerà, al prezzo di centinaia di milioni di morti. Mi parve eccessivo. Per fortuna non è andata così".
Naturalmente Ingrao si guarda bene dal contestualizzare storicamente l'affermazione di Mao, che si riferiva evidentemente alla terza guerra mondiale nucleare che gli imperialisti Usa e Nato erano pronti in quegli anni a scatenare pur di fermare l'avanzata del comunismo nel mondo. E se "non è andata così" è solo grazie ai revisionisti kruscioviani e alla loro resa all'imperialismo, che ha portato al "pensiero unico" attuale . "Per fortuna", sottolinea Ingrao con evidente sollievo. Dimenticandosi però di ricordare ai più giovani che nel '68 non disdegnava, da buon trotzkista, di citare Mao per riciclarsi nel movimento; come del resto negli anni '70 non disdegnò di esaltare Castro e Guevara in funzione anti marxista-leninista, quello stesso Castro che ora aborrisce quale dittatore di Cuba e che allora si fece strumento ideologico, politico e militare del revisionismo kruscioviano, prima, e del socialimperialismo sovietico dopo.

Contraddizioni interne
Ma la benedizione di Ingrao, come gli auguri del segretario dei DS Fassino, nonché gli elogi unanimi della stampa borghese per il contesto dichiaratamente antistalinista e anticomunista in cui è nata la Sinistra europea, non bastano a coprire del tutto le difficoltà e le contraddizioni che la forte accelerazione impressa da Bertinotti sta provocando nel partito della Rifondazione trotzkista. La spaccatura quasi a metà che ha contrassegnato il CPN che ha approvato la nascita della nuova formazione politica si è fatta risentire nei commenti e nelle prese di posizione critiche delle minoranze interne.
In un documento emesso nella loro 3¨ assemblea nazionale, il movimento degli Autoconvocati di Rifondazione "conferma la propria opposizione alla confluenza del PRC nel cosiddetto Partito della Sinistra europea e contesta il metodo antidemocratico seguito dal gruppo dirigente, che agisce in assenza del coinvolgimento e della partecipazione delle iscritte e degli iscritti". Secondo il leader della "sinistra" interna, il trotzkista Ferrando, "Bertinotti in realtà indossa il vestito buono dell'antistalinismo per poter avere due ministri nel futuro governo liberale di Romano Prodi".
Claudio Grassi, leader dell'area de "L'Ernesto", ha criticato a sua volta l'operazione sia perché raccoglie "un numero minoritario tra i partiti della sinistra alternativa europea", sia perché il suo programma non è "significativamente alternativo al capitalismo" e manca "un riferimento esplicito alla questione della lotta contro il capitalismo e qualsiasi richiamo al fatto che questo partito si batte per costruire un'Europa socialista, non soltanto un'Europa partecipativa". "Il problema - ha aggiunto Grassi - non è Stalin (non ne dubitavamo, ndr), il problema è la rivoluzione d'Ottobre, il problema è Lenin, è l'esperienza che i comunisti hanno fatto nel '900 e che non è tutta da gettare. Certo c'è una critica da fare agli errori del passato e di innovazione per il futuro, ma questo è un altro discorso dal fare tabula rasa sul passato".
Critiche sono venute anche da parte di Gigi Malabarba e Flavia D'Angeli, membri del gruppo trotzkista di Maitan, che pur aderendo al nuovo partito lo accusano di essere "reticente su nodi centrali come l'opposizione alla Costituzione e all'esercito europei. Un deficit di critica che si spiega con la subordinazione alla sinistra moderata e socialdemocratica europea che caratterizza molte componenti del nascente partito". Il cinismo pragmatico dell'operazione "Sinistra europea" è stato invece messo in piazza dal trotzkista francese Alain Krivine, che pure fa parte dello stesso gruppo parlamentare di Bertinotti (Gauche unitaire européenne): "Nella nascita della Sinistra europea ha certo giocato la prospettiva di fruire di sovvenzioni comunitarie, autorizzate da una recente legge", con ciò riferendosi allo Statuto del Parlamento europeo che accetta e finanzia solo quei partiti che in sede europea si identificano nella Ue imperialista e nei suoi principi reazionari borghesi.
Tutte dichiarazioni queste, al di là dell'opportunismo trotzkista che le caratterizza, che riflettono in qualche modo il profondo malessere della base di Rifondazione, la quale vede profilarsi sempre più vicina la prospettiva di una disgregazione e liquidazione del PRC, con la fuga di Bertinotti e dei suoi fedelissimi verso la socialdemocrazia europea e al servizio organico del "centro-sinistra" egemonizzato da Prodi. Col che, del resto, il narcisista trotzkista non fa che ritornare alle sue origini socialdemocratiche (proviene dalla "sinistra" lombardiana del PSI), dopo aver esaurito il compito di copertura a sinistra dei rinnegati e dei riformisti che ha espletato con il suo entrismo tipicamente da trotzkista nel PRC, da quando ne divenne il segretario.