Il nuovo nome e il nuovo simbolo del "centro-sinistra" più Rifondazione trotzkista
Nasce L'Unione della "sinistra" borghese
I colori rosso, verde e bianco del nome vogliono richiamarsi al tricolore
Un emiciclo parlamentare coi colori dell'arcobaleno, con sotto la scritta "L'Unione" in caratteri verdi e apostrofo rosso; il tutto in un tondo bianco sfumante sull'azzurro uguale a quello dell'Ulivo: questo il simbolo dell'alleanza di "centro-sinistra", includente anche Rifondazione trotzkista e ribattezzata L'Unione al posto di Gad, che è stato presentato alla stampa il 10 febbraio da Romano Prodi insieme a tutti i leader dei partiti della coalizione.
"Questo simbolo rappresenta l'unione tra di noi e la nostra unione per governare il paese. è alleanza tra diversi", ha dichiarato entusiasticamente il democristiano Prodi. "Il nome conforterà gli elettori sulla nostra coesione", ha aggiunto il riconfermato segretario dei rinnegati DS, Fassino. è un simbolo "bello e pacifista", e il nome "ricorda le Unions", ha aggiunto a sua volta il trotzkista Bertinotti mettendone in risalto l'aspetto pacifista e socialdemocratico. Commenti soddisfatti anche da tutti gli altri, da Mastella per il bianco e il blu che ricordano lo scudo crociato della DC, a Pecoraro Scanio per il verde della scritta L'Unione.
E in effetti il nuovo nome e il nuovo simbolo della coalizione sembrano studiati apposta per rappresentarla in tutte le sue variegate componenti, dalla vecchia DC di Mastella, Prodi e Castagnetti, ai liberal-clericali di Rutelli, dai rinnegati del comunismo appena convertiti al socialismo di Turati, Nenni, Saragat e Craxi, ai cossuttiani nostalgici del PCI revisionista e ai trotzkisti bertinottiani. Il nome e il simbolo scelti la dicono poi lunga anche sul carattere borghese, interclassista, parlamentarista, nazionalista e pacifista di questa alleanza della "sinistra" del regime neofascista.
Per esempio il nome stesso, L'Unione, senza aggettivi né aggiunte di alcun genere che la caratterizzino politicamente, nemmeno la parola "democratica" che contrassegnava la vecchia sigla Gad, sembra voler suggerire l'assenza di ogni colore politico e carattere programmatico, una dichiarata vocazione interclassista, così da poter pescare voti in quasi tutte le aree dell'elettorato, dal centro-destra fino alla sinistra antagonista, dalla borghesia imprenditoriale fino ai giovani dei movimenti no-global e pacifisti.
Unione tra chi e per che cosa? Il nome non lo dice volutamente, lasciando a ciascun elettore la libertà, ma meglio sarebbe dire l'illusione, di trovarci quello che più gli piace e che pensa risponda ai suoi bisogni e interessi. Illudendosi che una coalizione politica che rappresenta gli interessi della borghesia capitalista, anche se della sua corrente più di "sinistra" e meno berlusconiana, possa contemporaneamente rappresentare anche quelli degli operai, dei contadini poveri, dei pensionati, delle donne, dei giovani, del Sud e di tutte le masse sfruttate e oppresse del Paese.
Lo stesso Prodi, presentando la sera stessa in tv il nuovo nome e simbolo del "centro-sinistra", ha voluto rimarcare esplicitamente quest'anima interclassista della coalizione da lui guidata: "C'è un paese - ha detto - in difficoltà, stanco, spaccato dalle tensioni. E una coalizione che si voglia porre come forza di governo, deve unire le forze del Paese". In seguito, in risposta all'attacco di Berlusconi, secondo cui il nome Unione gli ricordava l'Unione sovietica, Prodi ha voluto aggiungere anche un richiamo alla Ue imperialista, che lui ha presieduto per gli scorsi quattro anni: "Capisco - ha replicato scandalizzato al neoduce per lo sgradito accostamento - nella sua ossessione ricorda solo l'Unione sovietica e si dimentica l'Unione europea".
L'interclassismo del nome fa inoltre direttamente il paio col nazionalismo caro a Vittorio Emanuele Ciampi, come si deduce anche dal bianco, rosso e verde del simbolo (dove il rosso è insignificante e appena accennato nell'apostrofo della scritta L'Unione in verde sullo sfondo bianco), che intende volutamente rimandare al tricolore nazionale.
Che questo particolare nazionalista e patriottardo del simbolo non sia casuale, bensì intenzionale, lo ha spiegato anche l'equipe di "creativi" (vedi "l'Unità" dell'11 febbraio) che ha disegnato il logo su dirette istruzioni di Prodi, il quale aveva loro epressamente chiesto "un segno che richiami il Tricolore; e, nel contempo, l'unica coalizione di centrosinistra che ci sia mai stata prima, l'Ulivo".
Per quanto riguarda l'emiciclo multicolore che campeggia sopra la scritta, si tratta a detta dello stesso Prodi di un emiciclo che ricorda l'arcobaleno, ma anche "rappresenta il Parlamento e il rispetto delle istituzioni". In altre parole si è voluto fare un richiamo esplicito al parlamentarismo e alle istituzioni borghesi, per dichiarare nel suo stesso simbolo che L'Unione della "sinistra" borghese non nasce per mettere in discussione il regime capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista imperante, ma solo per gestirlo in "alternanza" parlamentare e di governo alla destra borghese. Al tempo stesso l'arcobaleno, attraverso i diversi colori che rappresentano idealmente tutte le classi sociali, rimanda ancora una volta all'interclassismo e ne rafforza il concetto, già implicito nel nome della coalizione e saldamente ancorato al nazionalismo evocato dal tricolore.
Infine, l'arcobaleno rievoca anche il pacifismo, cosa che tanto ha mandato in brodo di giuggiole il trotzkista non-violento gandhiano Bertinotti, ed è chiaramente rivolto ad agganciare l'elettorato giovanile dei movimenti che si agitano alla sinistra della coalizione. Ma si tratta più che altro di uno specchietto per le allodole, un ammiccamento strumentale ed elettoralistico per nascondere la sostanziale complicità dell'Unione della "sinistra" borghese guidata dal tecnocrate democristiano Prodi con la politica imperialista e guerrafondaia di Berlusconi e Ciampi, come dimostra la posizione opportunista e squallida da essa tenuta in parlamento, votando no al rifinanziamento della missione militare in Iraq ma guardandosi bene dal chiedere il ritiro immediato delle truppe italiane da quel paese.

23 febbraio 2005