Vertice Nato a Chicago
L'Alleanza atlantica lancia la "difesa intelligente" e dà il via allo scudo antimissile
Pioggia di denaro al presidente fantoccio dell'Afghanistan Karzai
Monti mette a disposizione Sigonella per i droni armati

Il vertice della Nato di Chicago del 20 e 21 maggio, una specie di grande assemblea mondiale cui hanno partecipato i rappresentanti di 44 paesi assieme ai 28 paesi membri dell'alleanza militare imperialista, ha lanciato la "difesa intelligente", un sistema tutt'altro che di difesa basato sui vettori dello scudo antimissile dislocati in Europa e sugli aerei senza pilota, i droni, che dovrebbe garantire la sicurezza dei paesi alleati mettendo in comune le risorse. Il parziale taglio dei bilanci militari di molti paesi dell'Alleanza spingerebbe i partner, secondo quanto affermano, a spendere meno ma "meglio", coordinando e condividendo le spese, standardizzando i sistemi d'arma. Intanto, solo per lo scudo antimissile si sono impegnati a sborsare almeno 260 milioni di dollari.
Il problema più urgente era la definizione del disimpegno militare dall'Afghanistan e il cosiddetto "contributo alla ricostruzione" del paese che farà affluire nei prossimi anni una pioggia di denaro nelle casse del presidente fantoccio Karzai. Ma la parte centrale della discussione è stata occupata dal via libera alla realizzazione operativa delle decisioni impostate un anno e mezzo fa al summit di Lisbona. A partire dalla costruzione di una rete di basi per radar e missili antimissile nell'Europa orientale e meridionale, dalla Polonia alla Romania, alla Bulgaria e fino alla Turchia. La prima fase del dispiegamento che durerà fino al 2020 prevede l'istallazione di alcune batterie di missili e il trasferimento sotto comando Nato di unità della Marina americana dislocate nel Mediterraneo e dotate del sistema di controllo antiaereo e antimissile Aegis. Il progetto che la concorrente imperialista Russia del nuovo zar Putin osteggia ritenendolo, non a torto, non uno scudo contro attacchi missilistici ma uno schieramento minaccioso verso di essa.
Altro elemento della "difesa intelligente" è la strategia di "light footprint", impronta leggera, che Obama ha sperimentato in particolare nell'occupazione dell'Afghanistan sostituendo agli interventi militari sul terreno il massiccio impiego di droni, gli aerei senza pilota, per lo spionaggio e l'attacco contro gli obiettivi individuati. L'imperialismo americano ne ha fatto largo uso in Afghanistan e in Pakistan causando anche molte vittime civili tanto da sollevare forti proteste a Islamabad. Anche la Nato comincerebbe a dotarsi dei droni con la creazione di una prima base a Sigonella, in Sicilia. Per costituire il nuovo sistema Ags (Alliance Ground Surveillance) della Nato arriveranno nella base almeno cinque ricognitori senza pilota Global Hawk, e altri 600 militari, in grado di tenere sotto osservazione tutto il Mediterraneo meridionale, il Nord Africa e parte del Medio Oriente. Dovrebbero essere operativi entro il 2017.
Il governo di Mario Monti ha confermato la disponibilità della base di Sigonella e mentre è impegnato a spellare lavoratori e masse popolari per tappare il buco di bilancio si è accollato a Chicago il 12% del costo del programma, pari a circa 2,7 miliardi di euro, più altri 250 milioni per le infrastrutture. Il primo ministro Monti e il ministro della Difesa, il generale Giampaolo Di Paola che è stato anche presidente del comitato militare della Nato, si confermano preziosi alleati dell'imperialismo americano e hanno dato una mano, e un'altra montagna di soldi, a Obama per completare l'intervento in Afghanistan.
Dopo il ritiro dal contingente di occupazione dell'Olanda nel 2010, del Canada nel 2011, e quello annunciato dell'Australia, si ritirerà anche la Francia. Hollande lo aveva promesso in campagna elettorale e ha ribadito a Chicago che i 3.500 soldati francesi lasceranno il paese. Con calma però. Entro il 2012 se ne andranno solo le "forze combattenti" e in ogni caso, ha garantito al segretario generale della Nato, il danese Rasmussen, che "non ci sarà alcun ritiro precipitoso".
Secondo Obama "abbiamo ancora molto lavoro da fare e ci aspettano grandi sfide. La perdita di vite continua in Afghanistan, ci saranno altri giorni difficili" e soltanto dopo il 2014 "finiremo il nostro ruolo di combattimento e la guerra afgana come la conosciamo sarà conclusa". Il piano di ritiro, secondo fonti Nato, prevede che entro il 2013 le forze afgane prendano il controllo delle operazioni di combattimento, entro il 2014 lascino al contingente Nato un ruolo di assistenza con i consiglieri militari e dal 2015 resti soltanto la "cooperazione civile".
Per aiutare gli afgani a "fare da soli" servono molti soldi. A Karzai arriveranno oltre 4 miliardi di dollari all'anno. Monti ha aperto ancora una volta il nostro portafoglio e ha garantito un contributo di 100 milioni di euro dal 2014.

30 marzo 2012