Le parole e i fatti
Naufraga il "modello" del M5S a Parma

A neanche un anno di distanza il "modello Parma" del sindaco a 5 Stelle Federico Pizzarotti già comincia a mostrarsi in affanno. Nonostante l'apparente successo alle recenti politiche, che hanno incrementato ulteriormente i voti al Movimento 5 Stelle rispetto alle amministrative del maggio 2012, quando Pizzarotti vinse a sorpresa il ballottagio contro il candidato del "centro-sinistra", si sono infittiti i segnali di una crescente disillusione dei cittadini per le promesse non mantenute dalla giunta Pizzarotti, che aveva creato molte aspettative di cambiamento dopo gli scandali della giunta del PDL Vignali, arrestato insieme ad altri suoi compari per corruzione e peculato, lasciando un buco di quasi un miliardo nelle casse comunali. Beppe Grillo aveva salutato la conquista del Comune di Parma chiamando la città "la nostra Stalingrado" e indicandola come un modello che sarebbe stato presto imitato in tutto il Paese.
Ma già ancora prima delle politiche la giunta Pizzarotti, una compagine prettamente borghese formata per la maggior parte da imprenditori e professionisti, aveva sollevato malumori e proteste per aver aumentato le rette degli asili nido e abolito il "quoziente Parma", che consentiva sgravi fiscali alle famiglie più numerose e con disabili a carico. Maggiorazioni del 22% delle materne, dell'11% per i nidi e del 5% per le mense scolastiche, che si andavano a sommare agli aumenti già applicati l'anno scorso dalla giunta Vignali.
E infatti i primi scricchiolii nel rapporto con la popolazione si erano avvertiti il 3 febbraio al comizio di Grillo in piazza Garibaldi, quando il comico genovese era stato contestato da un comitato di genitori, "Famiglie Parma", che protestavano per gli aumenti delle rette e delle mense scolastiche, mostrando uno striscione dal doppio senso piuttosto eloquente: "Asili e materne? Tariffe alle stelle".
Più di recente si erano aggiunte polemiche, per la nomina di Cristina Trombella, moglie dell'ex sindaco Ubaldi, prima padrino e poi avversario di Vignali, a capo del coordinamento di musei mostre e beni culturali del Comune. Per la giunta non era uno scandalo perché la Trombella sarebbe stata scelta dai dirigenti del settore in base al suo curriculum, e non dalla giunta stessa. Ma l'argomento non è bastato a dissipare del tutto i sospetti sul ritorno di pratiche clientelari degne delle screditate giunte precedenti.

Cade anche la promessa di fermare l'inceneritore
Ma è stata soprattutto la vicenda dell'inceneritore, riesplosa proprio all'indomani delle politiche, ad alzare bruscamente la tensione tra la popolazione e la giunta a 5 Stelle: Grillo aveva promesso solennemente che per accendere l'inceneritore avrebbero dovuto passare sul corpo del sindaco Pizzarotti. E invece il termovalorizzatore di Ugozzolo, costato 193 milioni, è già stato acceso. Lo ha comunicato il 1° marzo la multiutility Iren, annunciando l'avvio della fase preliminare con la combustione per ora di solo gas metano per testare e mettere a punto l'impianto. Alla fine di marzo, però, salvo imprevisti, comincerà a bruciare rifiuti, fino a raggiungere a regime lo smaltimento di ben 130 mila tonnellate all'anno.
In sostanza tutta l'"opposizione" del Movimento 5 Stelle all'inceneritore si basava sulla speranza che la magistratura gli avrebbe tolto le castagne dal fuoco. Pizzarotti confidava infatti nella procura di Parma, che aveva riscontrato delle irregolarità edilizie e degli abusi d'ufficio, ma poi il tribunale del riesame a novembre aveva revocato il sequestro, e ora la vicenda aspetta il verdetto definitivo della Cassazione. Ma intanto l'inceneritore è partito, e senza passare sul cadavere del povero Pizzarotti.
Il quale ha cercato goffamente di giustificarsi dicendo di avere le mani legate, che le penali da pagare sarebbero state altissime, e di non aver "mai fatto promesse che non si potevano mantenere": come quella di chiudere l'inceneritore, evidentemente, che ora sostiene di non aver mai fatto. "Ci abbiamo provato, sono insoddisfatto, certo, ma continueremo a tenere alte le antenne: non si fanno solo le battaglie che si è sicuri di vincere", si è lagnato nelle interviste. E per rimediare in qualche modo alla figuraccia ha annunciato "controlli severissimi sulle emissioni".
Lo incalza stretto il PD, che dall'opposizione cerca di sfruttare politicamente la vicenda, rinfacciandogli le promesse solenni di "mandare i rifiuti in Olanda", "smontare il forno pezzo a pezzo e venderlo ai cinesi", accusandolo di essere "quasi meglio di Berlusconi" in fatto di mancate promesse. Una bella faccia tosta da parte proprio di chi, governando alla presidenza della Provincia, il progetto del termovalorizzatore l'aveva approvato e avviato a realizzazione per primo nel 2008!

I nodi vengono al pettine
Come se questi non fossero casi isolati ma piuttosto i brontolii di una valanga in formazione, sono entrati in agitazione anche i dipendenti comunali. Il sindaco ha deciso infatti, senza consultare i sindacati, di azzerare le indennità del salario accessorio. E i dipendenti hanno votato all'unanimità lo stato di agitazione, il blocco degli straordinari, chiesto un incontro col prefetto e deciso una manifestazione pubblica. Con un documento di protesta firmato da 400 dipendenti hanno intasato la posta elettronica del primo cittadino. CGIL, CISL e UIL hanno emesso un documento in cui denunciano come "ancora una volta nel Comune di Parma si predichi bene e si razzoli male", e che con i tagli effettuati sulla loro pelle "i dipendenti del Comune si ritrovano gravati due volte dal debito locale: come dipendenti col taglio degli stipendi, come cittadini pagando tasse assestate ormai a Parma sui massimi livelli". I sindacati denunciano anche i tagli al bilancio comunale, "un bilancio di rigore e sacrifici, di natura ed impianto strettamente contabile, che qualunque commissario straordinario avrebbe potuto adottare".
Inoltre sono in agitazione anche i lavoratori del trasporto locale, che hanno già indetto uno sciopero. Pizzarotti si difende con i soliti argomenti, ricordando i 30 milioni di tagli ai trasferimenti al Comune e la voragine spaventosa di debiti lasciata dalla precedente amministrazione Vignali. Il che è tutto vero, ma allora perché Pizzarotti e Grillo, che lo sapevano benissimo già un anno fa, annunciarono cambiamenti mirabolanti e sparsero illusioni a piene mani pur di conquistare il Comune di Parma in quelle disastrose condizioni?
Il problema è che chiunque accetta di gestire la macchina amministrativa dello Stato borghese, poi ne deve per forza accettare anche il meccanismo così com'è fatto e le regole ineludibili che esso impone. E la vicenda di Parma lo dimostra ancora una volta in modo lampante. Altrimenti sta all'opposizione nelle piazze, nelle fabbriche, nelle scuole, nei quartieri, e cerca di cambiare le cose con la lotta delle masse e con la costruzione delle istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, ossia le Assemblee popolari e i Comitati popolari fondati sulla democrazia diretta, in contrapposizione alle istituzioni locali e statali del capitalismo.

13 marzo 2013