Intesa governo-sindacati, inadeguata e insufficiente
No all'accordo quadro truffa per i contratti del Pubblico impiego
Pochi soldi distribuiti non prima del gennaio 2008. Per il 2006 solo la "indennità di vacanza contrattuale". Siglato il "Memorandum" per la controriforma della pubblica amministrazione
Il governo cancella la contrattazione integrativa
Nelle ultime elezioni politiche, la maggioranza degli oltre 3 milioni di dipendenti dettero fiducia ai partiti dell'Unione. Ma oggi no, in molti avrebbero dubbi e ripensamenti a riconfermare il loro voto favorevole. Il governo Prodi, ad un anno dal suo insediamento infatti, non ha saputo far meglio del governo del neoduce Berlusconi. Anzi, per certi versi ha fatto e sta facendo peggio con la complicità dei vertici sindacali confederali. Si vedano, a questo proposito i provvedimenti contenuti nella Finanziaria 2007, la vicenda dei rinnovi dei contratti nazionali di lavoro scaduti da 16 mesi, e il "Memorandum" per la "riforma" della pubblica amministrazione. È bene ricordare che già in sede di approvazione della legge di bilancio dello Stato il governo aveva previsto misure drastiche per il taglio della spesa pubblica e del personale e non aveva stanziato un euro per i contratti del pubblico impiego. Solo dopo la minaccia dello sciopero generale fu introdotto un emendamento con una cifra però del tutto insufficiente a coprire gli aumenti di stipendio richiesti.
Sono passati altri 4 mesi senza che nulla di nuovo succedesse, è stato necessario lo sciopero generale del 30 marzo promosso dalle Rdb-Cub del pubblico impiego con 40 mila lavoratori presenti alla manifestazione nazionale a Roma, ci è voluta la minaccia di un altro sciopero generale, annunciato per il 16 aprile e poi sospeso, dalle segreterie dei sindacati Cgil, Cisl e Uil di settore per arrivare al 6 aprile scorso, giorno in cui a Palazzo Chigi veniva raggiunto un accordo quadro tra i rappresentanti del governo e le delegazioni sindacali. Esso comprende: una pre-intesa per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego del periodo 2006-2009 (rinnovo biennale per la parte economica 2006-2007, rinnovo quadriennale per la parte normativa) che dovrebbe portare alla stipula dei contratti dei singoli comparti (ministeri, parastato, enti locali, sanità, scuola, università, ricerca, ecc.) nei prossimi mesi. Comprende l'approvazione definitiva del "Memorandum" messo a punto il 18 gennaio scorso tra governo e sindacati. Comprende il calendario degli adempimenti del governo successivi all'accordo consistenti in una direttiva da emanare entro 15 giorni e da inviare ai singoli settori interessati.

I contenuti dell'intesa
Ci siamo, finalmente? Si può tirare un sospiro di sollievo? No, perché gli stanziamenti per i contratti, pari a 1 miliardo e 300 milioni di euro, sono insufficienti e inadeguati; gli aumenti salariali (al netto) sono irrisori e non coprono tutto il periodo contrattuale; le modalità di finanziamento inaccettabili. No, perché le misure contenute nel "Memorandum" che, ricordiamole, prevedono una drastica riduzione del personale, la mobilità da una amministrazione all'altra, gli esodi incentivati (leggi licenziamenti mascherati), l'introduzione di meccanismi "meritocratici", il telelavoro, le "pagelle" sui servizi, la licenziabilità dei dirigenti trasformati in manager, influiranno negativamente in modo grave nella definizione dei contratti dei singoli comparti. A questo proposito va detto per correttezza che la Rdb-Cub ha firmato la pre-intesa contrattuale ma si è rifiutata di sottoscrivere il "Memorandum", come hanno fatto Cgil, Cisl e Uil e altre sigle sindacali.
Più nel dettaglio, questi gli elementi critici. Gli aumenti economici, mediamente di 101 euro lordi, cioè 65-70 euro netti al mese decorreranno dal 1° gennaio 2007. E per il 2006? è prevista solo "l'indennità di vacanza contrattuale", mai applicata in precedenza, che non va oltre i 7 euro mensili. In pratica è stato sancito, di fatto, uno scivolamento del contratto di un anno con una grave perdita di salario. Inoltre, questi aumenti saranno coperti in parte con la legge finanziaria del 2008. Questo significa che l'erogazione in busta paga non arriverà prima dell'inizio dell'anno prossimo, se nel frattempo non interverranno fatti nuovi di segno diverso. Insomma, appare chiaro che quanto ottenuto non sarà sufficiente nemmeno a recuperare il potere d'acquisto perso per il caro vita.
Circa il "Memorandum" va aggiunto che: porterà a un ridimensionamento del personale e dell'autonomia della contrattazione integrativa; la trasformazione della dirigenza è pensata per attuare una controriforma della pubblica amministrazione basata su criteri aziendalistici e privatistici; la mobilità e gli esodi incentivati provocheranno disagi pesanti per i lavoratori e i settori interessati e taglieranno posti di lavoro; il salario legato alla produttività accentuerà lo sfruttamento dei lavoratori.

Trionfa la concertazione
Con questo accordo quadro, trionfa la concertazione, ha detto il ministro della Funzione pubblica, Nicolais. A scapito della democrazia sindacale messa letteralmente sotto i piedi dai vertici sindacali. I quali hanno fatto tutto senza consultare e senza il consenso della base. E c'è da aggiungere che mancano ancora le piattaforme rivendicative dei singoli comparti nonostante che i contratti siano scaduti alla fine del 2005.
Ma non è tutto. Il governo nel compilare la direttiva per gli adempimenti all'accordo sottoscritto ha forzato i contenuti concordati con i sindacati in particolare sulle regole della contrattazione decentrata riducendone fortemente gli ambiti di applicazione. Cosa che ha fatto scattare la protesta dei segretari di FP Cgil, Carlo Podda, di Cisl FP, Rino Torelli, Uil FPL, Carlo Fiordaliso e Uil PA, Salvatore Bosco che in un comunicato hanno denunciato il tradimento "delle intese raggiunte" in relazione all'inserimento dell'indicizzazione di "un tetto massimo di incremento salariale, comprensivo anche della contrattazione integrativa".
L'intenzione di bloccare la contrattazione integrativa nel settore pubblico, aggiungono vìola il sistema di relazioni sindacali vigenti. In assenza di un chiarimento del governo e di una correzione sull'argomento trattato, i sindacati confederali si sono riservati la decisione di ri-proclamare lo sciopero generale per il mese di maggio.
Logica questa reazione. Ma si possono chiamare i lavoratori alla lotta per il rispetto di un accordo di cui non sanno nulla, non hanno discusso e men che meno approvato? Manca un passaggio fondamentale: la consultazione e il voto vincolante su di esso.
E se il parere dei lavoratori si rivelasse negativo, come potrebbe succedere, le trattative col governo devono essere riaperte sulla base delle proposte emerse nel dibattito. Lo stesso metodo dovrebbe essere usato, senza perdere altro tempo, per l'elaborazione di piattaforme rivendicative dettagliate per ogni comparto del pubblico impiego. Va respinta la linea liberista contenuta nel "Memorandum", va invece sostenuta una linea per rilanciare la riorganizzazione e il rafforzamento del lavoro e dei servizi pubblici che coniughi i diritti dei lavoratori e servizi celeri ed efficienti per le masse popolari.
Privato è bello? Una balla che non regge!

9 maggio 2007