"No-Muos"
Riuscito blitz degli attivisti nella base militare di Niscemi
Sette denunce e due arresti tra i manifestanti. Il governo italiano e gli Usa non rispettano la sospensione dei lavori e sono inattendibili sulla sicurezza dell'impianto di guerra

Dal nostro corrispondente della Sicilia
È stato il governo italiano, supportato dalle bugie e dall'opportunismo del governatore siciliano Crocetta, PD, a fare esplodere la protesta dei comitati "No Muos" in Sicilia. Nonostante, infatti, l'annuncio dato il 29 marzo dai governi Monti e Crocetta sulla "revoca" delle autorizzazioni, in realtà sospensione dei lavori, nei giorni passati, per spezzare i blocchi che impedivano ai militari Usa di far transitare dentro la base uomini e materiale utile per la costruzione dell'impianto, un imponente schieramento di "forze dell'ordine" dello Stato borghese italiano ha cinto d'assedio tutta l'area intorno alla base, impedendo alle masse popolari di muoversi liberamente nella zona, bloccando tutte le strade che conducono alla base, transitabili solo a piedi e previa identificazione di tutti coloro che passavano.
Le masse niscemesi non si sono lasciate intimidire e, nonostante i blocchi militari che rendevano difficile raggiungere la base, sono riuscite a bloccare diversi mezzi militari statunitensi, che sono dovuti tornare indietro. Al blocco della colonna militare, ha preso parte anche il comitato "mamme e nonne di Niscemi", supportate dalle "Mamme di Caltagirone", un grosso paese della provincia di Catania direttamente interessato dalle emissioni elettromagnetiche del MUOS. Subito è scattata la repressione fascista delle "forze dell'ordine" italiane per trascinare via gli attivisti, mentre i militari americani a loro volta forzavano i blocchi.
È stato in questo clima di guerra contro la popolazione niscemese che gli attivisti, tra cui anche le donne dei comitati hanno deciso di entrare nella base "americana" e arrampicarsi su alcune antenne, mentre fuori dalla base si moltiplicavano gli scontri tra manifestanti e polizia che tentava di impedire l'accesso alla base Usa.
A fine giornata sette dimostranti sono stati denunciati, tra cui due sono stati arrestati. Tra le accuse quella di "danneggiamento aggravato" ( sono stati svitati due cavetti di un'antenna dicono i manifestanti) resistenza a pubblico ufficiale e "introduzione abusiva in luogo di interesse militare".
La dura forma di lotta ha fatto infuriare l'ambasciata USA in Italia che ha parlato di "sconfinamento illegale in una struttura militare" e di "deliberata e irresponsabile distruzione della proprietà degli Stati Uniti". Anzitutto bisogna chiarire cosa è di chi. Il territorio in cui è avvenuta la protesta appartiene alle masse niscemesi che hanno il diritto di decidere qualsiasi cosa le riguardi. Esso non appartiene, dunque, agli Stati Uniti, checché possano fare pensare i patti segreti o pubblici tra governi imperialisti di Usa e Italia che svendono e asserviscono ampi territori della Sicilia agli interessi dell'imperialismo americano e Nato.
La Sicilia non è certo proprietà degli USA.
Ben venga che le azioni dei manifestanti, come denunciano gli USA, abbiano messo a repentaglio "le operazioni militari e umanitarie della Nato". Un bel risultato oggettivamente antimperialista, un risultato che, peraltro, sta nell'ordine delle cose, quando la lotta si sviluppa. Sta nell'ordine delle cose, inoltre, che una volta sviluppatasi la lotta le masse niscemesi passino dal non volere "solo" il MUOS al non volere anche le 47 antenne della Naval Radio Transmitter Facility (NRTF) di Niscemi. E poco importa che il governo italiano ricordi ai niscemesi che tali impianti "sono indispensabili per le operazioni della Nato nel Mediterraneo e quindi per la sicurezza nazionale. Il loro funzionamento deve essere assicurato in ottemperanza a quanto convenuto presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri". Le masse popolari odiano le guerre imperialiste di Italia e USA. Alle masse interessa la propria salute, interessa la salvaguardia del territorio, interessa il lavoro e la pace tra i popoli.
Mentre il governo italiano ribadisce che gli accordi presi in sede di consiglio dei Ministri vanno rispettati, dell'accordo sulla sospensione dei lavori per il MUOS anch'esso stabilito in sede di consiglio dei ministri fa letteralmente carta straccia.
I tentativi di inganno nei confronti delle masse popolari non passano inosservati, da ultimo l'estromissione di fatto dalla commissione nazionale che dovrebbe valutare entro il 31 maggio l'impatto del MUOS sulla salute dei niscemesi del professore Massimo Zucchetti, docente di ingegneria nucleare al Politecnico di Torino e consulente del Comune di Niscemi, aspro oppositore del progetto. Si tratta, denuncia Zucchetti, di una "manovra assolutamente bassa e vile per avere la scusa, a fine maggio, per riprendere i lavori con in mano un pezzo di carta che asserirà che tutto va bene".
Il PMLI esprime solidarietà al movimento "No-MUOS". Deve essere chiaro che le masse popolari di Niscemi hanno pienamente ragione e hanno tutto il diritto di usare qualsiasi strumento di massa e condiviso per bloccare i lavori e la base militare di contrada Ulmo, fino a quando il MUOS e le antenne dell'attuale stazione di trasmissione non verranno cancellati.
Il PMLI chiede che non si proceda con le denunce e gli attivisti siano scarcerati, chiede che il governo italiano, quello siciliano e gli USA si impegnino a rispettare gli accordi sulla sospensione dei lavori e che la zona venga liberata dalla massiccia presenza delle "forze dell'ordine". Chiede inoltre la revoca degli accordi sul MUOS e lo smantellamento della base di Niscemi con tutte le sue antenne. L'obbiettivo finale deve essere la chiusura della base di Sigonella, di cui il MUOS è l'impianto tecnologicamente più avanzato, e sua conversione in aeroporto civile!

24 aprile 2013