No a ogni tipo di ronde

Col pretesto della "lotta alla criminalità diffusa" le forze più reazionarie, razziste e xenofobe, con alla testa il PDL del neoduce Berlusconi e del caporione Fini e la Lega del secessionista Bossi, ringalluzzite dalla vittoria elettorale, sono tornate a rilanciare in grande stile l'odiosa campagna di chiaro stampo liberticida e fascista contro i migranti, lavavetri, rom, barboni, graffitari, accattoni, vagabondi e venditori ambulanti, invocando a gran voce "tolleranza zero"; leggi speciali per "rendere più rapide e effettive le espulsioni"; nuovi poteri polizieschi e repressivi ai sindaci e ai prefetti cui demandare la completa militarizzazione delle città, l'addestramento all'uso delle armi (pistola, manganello, spray urticanti, ecc.) per i vigili urbani con compiti di "prevenzione e repressione dei reati" simili ai veri poliziotti, l'impiego massiccio dei poliziotti di quartiere e da ultimo l'istituzionalizzazione delle cosiddette "ronde di autodifesa" organizzate da "cittadini volontari" affiancati, eventualmente, "dall'arruolamento di vigilantes pubblici e privati" e dalle forze di polizia che, secondo il neoduce Berlusconi devono costituire una sorta di "esercito del bene che si frappone all'esercito del male su cui i cittadini possono contare per la loro incolumità e sicurezza".
In realtà, si tratta di misure da vero e proprio Stato di polizia che chiamano alla memoria le famigerate leggi speciali varate da Mussolini nella seconda metà degli anni '30 e che allora come oggi non torcono un capello alla grande criminalità organizzata, ai santuari della mafia, camorra, 'ndrangheta e sacra corona unita, ma sono funzionali al rafforzamento dell'imperante regime neofascista e all'instaurazione della terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista.
La verità è che: in nome della "sicurezza dei cittadini" e la piena attuazione del federalismo, la devolution dei poteri e per ultimo sfruttando il decreto per la "sicurezza negli stadi" varato dal precedente governo Prodi si vuole arrivare a dotare di super-poteri i sindaci "sceriffo", trasformare i vigili urbani e gli agenti di pubblica sorveglianza in un vero e proprio corpo di polizia con tanto di accademie regionali e "scuole di polizia" dove i "nuovi tutori dell'ordine" seguiranno corsi di addestramento per la difesa personale, seminari sulle leggi, la gestione delle banche dati e delle armi e avranno a disposizione perfino un poligono per l'addestramento di tiro avanzato.
Tutto ciò sarà anche supportato da una serie di accordi legislativi come quello siglato a Parma da 16 grandi comuni del Nord e ribattezzato "patto di ghisa", in riferimento al soprannome dei vigili di Milano, che di fatto esautora lo Stato e demanda alle Regioni, Province e Comuni il compito di finanziare una parte dei mezzi e degli uomini destinati al servizio di pubblica sicurezza.
Disegno a cui partecipa attivamente anche la "sinistra" del regime neofascista che, di fronte al clima da "emergenza sociale" fomentato ad arte dai mass media, fa addirittura a gara per contendere alla destra il primato di questa autentica crociata repressiva contro chi "non rispetta le leggi e le regole di convivenza civile" borghesi e invocando a sua volta più "ordine", "sicurezza" e "legalità" a partire proprio dalle città che amministra.
Basti pensare all'ex neopodesta di Roma Veltroni che, sull'onda di clamore suscitato alcuni mesi fa dall'uccisione di una donna per mano di un rumeno nella periferia romana, ha preteso e ottenuto dal defunto governo Prodi l'immediata approvazione del "pacchetto sicurezza" e il decreto legge sulle espulsioni; mentre in campagna elettorale, da candidato premier del PD, ha indicato come "prioritaria" la lotta per la legalità e la sicurezza nei grandi centri urbani per "garantire più sicurezza ai cittadini" mentre sul fronte della lotta alla mafia si è limitato a dire di non volere i voti dei boss che quindi possono tranquillamente continuare a delinquere, a riscuotere il "pizzo", controllare gli appalti, condizionare l'esito elettorale attraverso il voto di scambio, come dimostra l'inchiesta di Reggio Calabria in cui è coinvolto Marcello Dell'Utri, e allargare i loro sporchi traffici di droga, armi, prostituzione e immigrati clandestini. O al sindaco di Bologna Cofferati, che di recente ha deciso di adottare il "modello padano" istituendo "le passeggiate antirapina" e dotando i vigili urbani di manganello e spray urticante, a cui si sono aggiunti, con modalità e modelli diversi, ma identici nella sostanza, i vari Cacciari (Venezia), Chiamparino (Torino), Emiliano (Bari), Iervolino (Napoli), Vincenzi (Genova) e via via tutti gli altri fino a diventare i più oltranzisti e accaniti nel cavalcare e guidare la campagna reazionaria e forcaiola sulla "sicurezza" che fino a qualche tempo fa era un tipico e pressoché esclusivo cavallo di battaglia della destra e dei fascisti.
Un esempio eclatante è quello di Ponzano Veneto (Treviso) dove il sindaco ulivista Claudio Niero, col pieno sostegno della giunta di "centro-destra" del governatore Giancarlo Galan, attua già da tempo il progetto vigilantes che dietro il pagamento di un minimo di 10 euro al mese o di un euro al giorno, a seconda dei casi, assicura la sorveglianza o la televigilanza di case, ditte e negozi affidando il servizio a una pattuglia di metronotte.
Per non parlare del neopodestà di Firenze Domenici e del suo assessore alla sicurezza Graziano Cioni che in questi giorni ha reso noto di aver messo in piedi già dal 2004 una rete di oltre 600 spie ribattezzate le "sentinelle di Cioni" che, in collegamento costante e diretto con l'assessorato e i vigili urbani, "segnalano qualsiasi problema inerente l'ordine e il decoro della città".
Un piccolo esercito di delatori molto simile ai famigerati "portieri spioni" che durante il fascismo denunciavano i comunisti, gli ebrei e gli oppositori del regime mussoliniano. O come ai tempi del Sifar di De Lorenzo, di Gladio e della P2 di Gelli.
Sulla stessa scia il neopodestà di Prato Marco Romagnoli che si è autoproclamato "sceriffo della città" e non a caso ha affidato l'assessorato alla Sicurezza urbana e polizia municipale ad Aldo Milone (funzionario della Polizia di Stato, del Sisde e dell'Ucigos presso l'Ufficio antiterrorismo del ministero dell'Interno) il quale a partire da ottobre scorso ha istituito addirittura un "centro di ascolto" in tutti i quartieri e le frazioni della città e invoca "meno lacci legislativi", l'impiego di altre decine di vigili urbani per procedere al "controllo, sequestro e confisca dei beni" ai cinesi e agli extracomunitari irregolari che "non rispettano le leggi" guadagnandosi sul campo la tessera ad honorem di "sostenitore della Lega Nord" offertagli pubblicamente dal segretario provinciale Claudio Morganti del partito di Bossi e Calderoli.
Dunque, che si chiamino "ronde anticrimine", o "passeggiate di volontari antirapina e antiscippo", "centri di ascolto" o "sentinelle dell'ordine e del decoro della città"; che usino il manganello o i "bastoni distanziatori", gli spray antiaggressione piuttosto dei "dissuasori urticanti", la sostanza non cambia. Si tratta comunque di misure che cancellano ogni residuo diritto democratico e rispondono a logiche prettamente razziste, repressive e poliziesche contro un intero strato sociale legalizzandone di fatto il controllo, la repressione, la persecuzione e la deportazione.

7 maggio 2008