Respingere il vergognoso inciucio di Alfano, Bersani e Casini
No ai rimborsi elettorali. I partiti si devono autofinanziare
Napolitano interviene ancora una volta in difesa dei partiti parlamentari corrotti e ladroni
Revocare il rimborso dell'ultima rata di 180 milioni di euro
Incalzati dalla sacrosanta ondata di indignazione popolare scatenatesi in seguito alle recenti inchieste giudiziarie sul fiume di euro dei rimborsi elettorali "distratti" dai tesorieri della Lega e dell'ex Margherita, Francesco Belsito e il PD Luigi Lusi; i tre partiti che sostengono il governo Monti, PDL, PD e UDC, il 12 aprile hanno presentato in commissione Affari costituzionali della Camera una proposta di legge intitolata "Misure per garantire la trasparenza e il controllo dei bilanci dei partiti e dei movimenti politici" che rappresenta un arrogante insulto per tutta l'opinione pubblica che da questa scandalosa situazione si aspettava almeno parziali misure riparatrici da parte dei partiti parlamentari.
Invece niente. La proposta di legge, composta da un solo articolo e 9 commi, che potrebbe essere assegnata d'urgenza in sede legislativa ed essere approvata definitivamente entro la fine di giugno, invece di abolire la scandalosa pratica dei rimborsi elettorali e dei finanziamenti a pioggia all'editoria di partito e ai loro gruppi parlamentari, non fa altro che confermare questa autentica ruberia ai danni del popolo lasciando intatto l'ammontare del finanziamento pubblico. Non solo. Essa non cita nemmeno la rata di 180 milioni che i partiti attendono per luglio, e che nei giorni scorsi Bersani aveva timidamente proposto di ridimensionare.
"Cancellare del tutto i finanziamenti pubblici destinati ai partiti - già drasticamente tagliati dalle manovre finanziarie del 2010-2011 - sarebbe un errore drammatico, che punirebbe tutti allo stesso modo (compresi coloro che in questi anni hanno rispettato scrupolosamente le regole) e metterebbe la politica completamente nelle mani delle lobbies, centri di potere e di interesse particolare". Piuttosto, hanno aggiunto Alfano, Bersani e Casini "il punto è un altro: trasformare il finanziamento pubblico nella leva per riformare i partiti". Che sfrontati!
La legge prevede che i bilanci dei partiti siano pubblicati sui siti Internet e saranno obbligatoriamente soggetti al controllo ed alla certificazione di società di revisione iscritte nell'albo speciale Consob; le donazioni ai partiti politici superiori a 5.000 euro dovranno essere rese pubbliche, mentre i contributi dei partiti politici a fondazioni, enti e istituzioni o società, eccedenti i 50 mila euro annui, comporteranno l'obbligo per questi ultimi di sottoporsi ai controlli della Commissione. È istituita anche una Commissione per la trasparenza ed il controllo dei bilanci dei partiti politici, composta dal presidente della Corte dei Conti (che la presiederà), dal presidente del Consiglio di Stato e dal primo presidente della Corte di cassazione o loro delegati. La Commissione effettuerà il controllo dei rendiconti, delle relazioni e delle note integrative dei bilanci che i singoli partiti saranno tenuti a depositare entro il 15 luglio di ogni anno. Entro il 30 settembre la commissione trasmetterà ai presidenti della Camera e del Senato una relazione contenente l'esito dei controlli. Qualora dai controlli effettuati dalla Commissione emergessero irregolarità, i presidenti della Camera e del Senato provvederebbero ad applicare, su proposta della Commissione, sanzioni amministrative pecuniarie pari a tre volte la misura delle irregolarità stesse. Il controllo, secondo l'accordo tra i partiti della maggioranza, verrà avviato sui rendiconti 2011.
E così saranno gli stessi partiti che alla fine della giostra controlleranno se stessi e poi dovranno decidere se autoinfliggersi eventuali sanzioni.
Altro che "riforma" ispirata a "regole di democraticità e trasparenza nella vita dei partiti", nonché "meccanismi corretti e misurati di finanziamento delle loro attività" come l'ha definita Napolitano, il quale, in un videomessaggio del 17 aprile, ha tuonato: "Guai a demonizzare i partiti". Intervenendo così ancora una volta in difesa dei partiti parlamentari corrotti e ladroni.
La verità è che saranno ancora la cosche parlamentari che siedono a Montecitorio e Palazzo Madama a fare il bello e il cattivo tempo sui rimborsi elettorali.
Basti pensare che dal '94 ad oggi i partiti parlamentari hanno rubato al popolo 2,3 miliardi di euro di rimborsi elettorali calpestando la volontà di oltre il 90 per cento degli elettori che al referendum popolare del '93 aveva deciso di abolirlo.
Subito dopo il referendum il governo Amato lo ripristinò sotto le mentite spoglie di rimborso elettorale e per le elezioni politiche ed europee del 1994 i partiti ricevettero quasi 150 miliardi di lire; per le politiche del 1996 altri 100 miliardi. Poi grazie alla legge del 1999 (governo D'Alema) che prelevava 4 mila lire a ogni iscritto alle liste elettorali, i rimborsi cominciarono a crescere a dismisura fino alla legge del 2006 che raddoppiò l'importo prevedendo un rimborso di 1 euro per ogni avente diritto al voto garantito per 5 anni anche se la legislatura viene interrotta prima della scadenza naturale. Tant'è che negli ultimi 17 anni i partiti hanno incassato una media di 135 milioni all'anno e ancora piangono miseria.
Ecco perché, come chiede il PMLI nel suo Programma d'azione, occorre "abrogare tutte le norme sul finanziamento pubblico dei partiti, e in particolare la legge 157 del 3 giugno 1999 sui rimborsi per le spese elettorali". L'ultima rata di 180 milioni di contributi per questa legislatura non deve essere erogata.
Nel respingere totalmente il vergognoso inciucio tra Alfano, Bersani e Casini, noi marxisti-leninisti riaffermiamo che i partiti devono autofinanziarsi, come fa da sempre il PMLI che conta solo sul sostegno dei militanti, dei simpatizzanti e delle masse. Il finanziamento pubblico è una rapina ai danni del popolo ed esso si configura oggettivamente come un'ulteriore fonte di corruzione per i partiti del regime neofascista.

18 aprile 2012