Nuovi combattimenti dei No Tav contro i cantieri della devastazione della Val Susa
Sul luogo della protesta anche bambini, ragazzi e pensionati. Molti manifestanti del decennale del G8. La polizia e i carabinieri sparano lacrimogeni anche nella tendopoli del Presidio permanente

Il movimento No Tav della Val di Susa non indietreggia di un metro e continua con coraggio la sua battaglia contro la devastazione del proprio territorio scontrandosi ancora una volta con una repressione cieca, violenta e spropositata da parte delle "forze dell'ordine" di Maroni e Berlusconi.
Dopo la giusta ed esemplare battaglia del 3 luglio, ancora una volta i No Tav hanno dovuto sostenere nuovi combattimenti contro polizia, carabinieri, guardia di finanza e persino alpini schierati a difesa dei cantieri dell'alta velocità Torino-Lione.
I primi scontri nella notte fra venerdì 22 e sabato 23 luglio, quando circa 3.000 No Tav hanno con determinazione assediato per ore, da mezzanotte alle 3 di mattina, il cantiere della Maddalena fronteggiando con coraggio e con protezioni improvvisate il lancio di centinaia di lacrimogeni ad altezza d'uomo e l'uso di idranti da parte delle forze repressive. In un comunicato stampa emesso l'indomani, l'ufficio stampa del Movimento No Tav Val Susa, Val Sangone, Torino e Cintura Chiomonte ha denunciato l'utilizzo di candelotti lacrimogeni sparati in mezzo alla vegetazione secca, "un utilizzo criminale sia per la quantità di gas utilizzato che per il pericolo di incendi innescati dal loro utilizzo", e ha voluto sottolineare che "tutti i principi di incendio sono stati spenti dai No Tav, che difendono la terra in cui vivono". Una precisazione necessaria vista la "vergognosa ricostruzione" da parte dei media di regime che parlano di "incendi nei boschi e guerriglia" da parte dei No Tav.
Sabato 23 c'è la manifestazione nazionale a Genova in occasione del decennale del G8, e i No Tav vi partecipano massicciamente. All'indomani, gli stessi manifestanti di Genova giungono in Val Susa per partecipare ad assemblee, dibattiti e a una nuova iniziativa di protesta programmata per il pomeriggio. Anziani, bambini, ragazzi, donne, disabili, intere famiglie per ore hanno circondato la centrale idroelettrica di Chiomonte battendo pietre e bastoni sulle reti e i guard rail in metallo. Nel frattempo una parte dei No Tav prova a far saltare, come ormai tentano da settimane, il cancello. Scavano anche sotto la base di cemento, legano corde e funi alla griglia di rinforzo della cancellata e alle otto di sera finalmente, fra gli applausi di tutti i partecipanti, il cancello viene divelto. È evidentemente un'azione dimostrativa, ma immediata e furiosa scatta la reazione delle "forze dell'ordine" che di nuovo sparano lacrimogeni con gas tossici ad altezza d'uomo incuranti della presenza di centinaia di famiglie, di bambini e anziani e persino all'interno del campeggio-presidio permanente. Sono riusciti, sparando in faccia a poca distanza, a ferire un No Tav che cercava di documentare fotograficamente la repressione mandandolo in ospedale con una prognosi riservata, mandibola e naso fratturati, lacerazioni interne a palato e gengive. Ma i coraggiosi No Tav non sono indietreggiati e solo dopo un lungo faccia a faccia, intorno alle 21 e 30 hanno deciso di sciogliere le file, coscienti che la battaglia non finisce certo qui ma sarà di lunga durata, tortuosa e piena di insidie.
Un'insidia è certamente costituita dalla martellante campagna mediatica di giornali e tv, sia della destra che della "sinistra" borghese, che mira a criminalizzare, denigrare e tentare di isolare il movimento No Tav ricorrendo ad ogni sorta di strumentalizzazione, menzogna e provocazione.
È il caso dell'incendio di alcuni mezzi dell'Italcoge, una delle ditte impegnate nei cantieri, avvenuto nella notte fra il 24 e il 25 luglio e attribuito più o meno apertamente ai militanti No Tav.
A questo proposito l'Ufficio stampa del movimento No Tav ha fatto sapere che "condanna apertamente il gesto che è di chiaro stampo mafioso. Il Movimento No Tav ha sempre operato alla luce del sole, così come per il cancello alla centrale di Chiomonte che ieri è stato scardinato alla luce del sole e sotto gli occhi delle forze di polizia. Sono i mafiosi che, come per gli incendi appiccati ai presidi di Bruzolo (tre attentati) e di Borgone, operano con questo metodo. L'incendio di mezzi di cantiere non appartiene né alla metodologia né al DNA del movimento No Tav, che è fatto dalla partecipazione e dalla resistenza di massa". Nel respingere "il tentativo di criminalizzare un movimento", l'ufficio stampa conclude: "Quanto avvenuto rientra nel solco delle tesi fantasiose e falsate di una parte della stampa e indotta dai comunicati giornalieri delle forze dell'ordine che vorrebbero ridurre la lotta a una cosa di pochi non riuscendo a giustificare come un'opera ingiusta, militarizzata e prepotente, sia osteggiata da un popolo intero".
Il riferimento a intimidazioni di tipo mafioso non è affatto casuale. Da tempo il movimento No Tav va denunciando che ancora non si è iniziato a scavare ma in Val Susa la Tav ha già prodotto un giro di tangenti.
È evidente che il neoduce Berlusconi ha dichiarato guerra alla popolazione della Val Susa contro la quale usa la politica del manganello e dei gas tossici. Ma è altrettanto evidente che il movimento dei No Tav, nonostante la sproporzione di mezzi, non si lascia intimidire e riesce a rispondere colpo su colpo grazie all'appoggio e al coinvolgimento di massa della popolazione interessata.

27 luglio 2011