Obama cede alla destra sul fisco
La "sinistra" del suo partito lo attacca e vota contro la manovra fiscale bipartisan

Lo scorso dicembre, col voto favorevole il 15 al senato e il 17 in via definitiva alla camera, l'amministrazione americana ha portato a casa una maximanovra fiscale del valore di quasi 900 miliardi in due anni che il presidente ha concordato con la destra repubblicana, una manovra che riduce gli oneri sociali, mantiene basse le aliquote anche sugli alti redditi e taglia l'imposta di successione.
Si tratta di "una legge che fa bene alla crescita, all'occupazione, ai lavoratori e al ceto medio", ha commentato dopo il voto della camera Barack Obama, che già aveva congelato i salari dei circa 2 milioni di dipendenti civili pubblici per due anni. Un commento ipocrita su una legge che rappresenta un vero regalo per i capitalisti e i ricchi. E che ha registrato una forte opposizione nella "sinistra" del suo partito che in parlamento ha denunciato la "capitolazione" del presidente alla destra; i voti contrari espressi dai deputati democratici sono stati ben 112.
Nel 2008 Obama si era impegnato a confermare i tagli alle tasse ma solo per le famiglie con un reddito inferiore ai 190.000 euro, nella manovra appena varata il taglio è generalizzato e va a vantaggio soprattutto dei redditi dei super ricchi con la proroga delle riduzioni di aliquote varate dal predecessore George Bush.
Il regalo di Obama ai capitalisti si completa con la norma che prevede la deducibilità al 100% degli acquisti di macchinari per il 2011, il più generoso incentivo fiscale agli investimenti mai varato nella storia americana, e con la riduzione della tassa di successione che scende dal 55% al 35%, con l'esenzione totale fino a 5 milioni di dollari.

5 gennaio 2011