Al vertice delle Americhe Obama, con nuove tattiche, riafferma l'egemonia Usa sul continente
Chavez e i paesi bolivariani non firmano il documento finale
Nella conferenza stampa al termine del quinto vertice delle Americhe, che si è tenuto dal 17 al 19 aprile a Puerto España la capitale di Trinidad e Tobago, il presidente americano Barack Obama ha dichiarato che "gli Stati Uniti sono cambiati. Ora è importante ricordare ai miei colleghi latinoamericani che non devono cambiare solo gli Stati Uniti. Tutti abbiamo la responsabilità di guardare al futuro", indicando nella nuova politica di "buon vicinato" avviata dall'amministrazione americana la strada per rilanciare le relazioni interamericane dopo gli anni della contrapposizione sotto la presidenza di Bush.
Non è riuscito del tutto a convincere gli interlocutori sudamericani che alle parole vogliono veder seguire i fatti, a cominciare dal ritiro dell'ingiusto embargo Usa contro Cuba; l'embargo seppur allentato è ancora in atto e alcuni paesi tra i quali Venezuela, Bolivia e Nicaragua per protesta non hanno votato il documento finale. E il premier di Trinidad e Tobago, Patrick Manning, al termine dei lavori ha dovuto annunciare che il testo finale è stato solo "adottato" poiché i punti di compromesso raggiunti non avevano avuto il consenso di tutti i partecipanti.
La questione di Cuba ha tenuto banco nei lavori del vertice cui hanno partecipato i 34 capi di stato e di governo del continente; unica assente appunto Cuba esclusa arbitrariamente da Washington fin dalla prima convocazione da parte di Clinton nel 1994. Una questione ribadita fin dall'inizio dei lavori dalla presidente argentina Cristina Fernández de Kirchner che a Obama ha ricordato come "la fine dell'embargo contro Cuba non può essere un punto di arrivo di un percorso ma una precondizione" per iniziare a costruire le nuove relazioni di cui parla. La presidente argentina ha anche sottolineato che "sarebbe bene che gli Stati Uniti smettessero di inviare loro consiglieri nei nostri paesi già che noi non inviamo nostri consiglieri a Washington a condizionare la loro politica". Una chiara dennuncia degli interventi indiretti della Cia e di altri organismi americani nel sostenere e sobillare l'opposizione in Bolivia, Venezuela e Ecuador.
Sulla dichiarazione finale del vertice pendeva il giudizio negativo già espresso dai paesi membri dell'Alternativa Bolivariana per le Americhe (Alba) che l'avevano criticata sia per il mantenimento dell'esclusione di Cuba che per il consueto peana al neoliberismo, al libero mercato e al sistema economico che ha generato la grave crisi mondiale.
Il 17 aprile, prima dell'inizio dei lavori del vertice i membri dell'Alba riuniti a Cumana, in Venezuela, avevano firmato l'accordo per costituire una nuova moneta di riferimento regionale, il sucre, che funzionerà come una "moneta virtuale" da utilizzare per l'interscambio tra Bolivia, Cuba, Repubblica Dominicana, Honduras, Nicaragua, Venezuela e Ecuador, in sostituzione delle monete nazionali e soprattuto del dollaro.
Nel quarto vertice delle Americhe nel 2005 a Mar del Plata, Bush aveva dovuto prendere atto del fallimento dell'obiettivo di costruire l'Alca, l'Accordo di libero scambio delle Americhe lanciato da Clinton nel primo vertice del 1994 a Miami. E a sostituirlo con lo strumento dei Trattati di libero scambio bilaterali (Tlc). La controffensiva dell'imperialismo americano si era sviluppata tra gli altri nel sostegno alle opposizioni dei governi della "sinistra" borghese e nella riesumazione nel luglio scorso della IV flotta Usa con funzione di controllo dell'America Latina. Misure che Obama non ha ancora rimesso in discussione; anzi, a Puerto España ha stretto calorosamente la mano al presidente venezuelano Hugo Chavez, che era stato tra gli artefici della batosta subita da Bush nel precedente vertice, mentre il nuovo capo della Cia, appena nominato, menzionava nel suo rapporto il Venezuela come una minaccia. Le parole del presidente americano sul "cambiamento" della politica degli Usa sono il segnale della nuova tattica dell'imperialismo americano, dal pugno di ferro di Bush al "dialogo" di Obama, con identico obiettivo, quello di riaffermare l'egemonia Usa sul continente.

29 aprile 2009