Tutta la popolazione al fianco dei lavoratori Fiat e dell'indotto, in oltre 5 mila (+10 mila dell'indotto) rischiano il posto
Oltre 20mila manifestano a Pomigliano per dire no ai licenziamenti e alla Cig
Presenti gli operai della Fiat di Cassino e ampi settori dei movimenti di lotta della Campania. Rinaldini (Fiom): "Nessuno stabilimento deve essere chiuso, pronti ad una manifestazione nazionale di tutte le aziende Fiat"

Dal nostro corrispondente della Campania

Venerdì 27 febbraio oltre 20 mila lavoratori, pensionati, studenti, hanno sfilato per le strade di Pomigliano d'Arco (Napoli) in solidarietà con la lotta in difesa del posto di lavoro degli operai della Fiat Auto e dell'indotto in cassa integrazione da mesi e il cui futuro è appeso ad un filo: senza un piano industriale già nel mese di giugno, gli oltre 5 mila lavoratori diretti e ben 10 mila dell'indotto, potrebbero restare senza lavoro.
La manifestazione si è svolta anche per dare una risposta alle vili e squadristiche cariche poliziesche del 5 febbraio scorso contro i lavoratori di Pomigliano che avevano bloccato l'A1 per protestare contro la paventata chiusura dello storico stabilimento auto, il più grande del Mezzogiorno, e contro i continui licenziamenti.
Forte e combattiva è stata la presenza della classe operaia che ha dimostrato tutta la sua determinazione a combattere contro la logica padronale del massimo profitto: quando l'economia va a gonfie vele, si spremono i lavoratori e si intascano gli utili e quando c'è crisi si scaricano i costi sui lavoratori licenziando e cassintegrando a tutto spiano e chiudendo gli stabilimenti.
Gli operai armati di striscioni, bandiere della Fiom e dei sindacati non confederali con i loro megafoni hanno urlato a gran voce: "Pomigliano non si tocca - Pomigliano non si tocca", "Se non cambierà lotta dura sarà".
Una manifestazione imponente, che ha riscosso la solidarietà dell'intera città, e non solo.
Al fianco dei lavoratori della Fiat di Pomigliano e dell'indotto, sono arrivati i colleghi della Fiat di Cassino (Frosinone). Coi loro striscioni erano presenti i vari movimenti di lotta campani e napoletani, a cui aderisce anche il PMLI, dagli studenti dell'Onda, al presidio permanente di Chiaiano e Marano, dai comitati di lotta per il lavoro alla Rete Campana Salute Ambiente, e altri. Tutti insieme hanno sfilato per dire che se le lotte del territorio si uniscono a quelle della classe operaia si può far mangiare la polvere ai padroni e al governo. In corteo ha sfilato anche il vescovo di Nola, Beniamino Depalma.
Durante la manifestazione praticamente tutti gli esercizi commerciali sono rimasti con le saracinesche abbassate per esprimere la solidarietà dei negozianti e degli artigiani con i lavoratori in lotta. Dal lungo, rosso e combattivo corteo che si è così snodato per le strade del centro è salita prepotente la richiesta che non venga imposta dai pescecani capitalisti della Fiat un'ulteriore ecatombe di posti di lavoro in Campania e che venga invece varato un piano di industrializzazione del settore auto mettendo al primo posto il diritto al lavoro e non le politiche liberiste e affamatrici dei capitalisti e dei governanti in camicia nera.
Dal mese di settembre ad oggi, per i lavoratori di Pomigliano e dell'indotto ci sono state ben 19 settimane di cig e solo 5 settimane di lavoro, con buste paga che non hanno superato mediamente i 750 euro al mese. Ancora una volta, la Fiat ha scaricato i costi della crisi interamente sui lavoratori e sulla collettività, nonostante che in questi anni abbia collezionato profitti record con l'aumento dei contratti precari, i ritmi di lavoro e gli straordinari e abbia beneficiato di una marea di finanziamenti e aiuti di tutti i tipi: dai continui incentivi alla rottamazione ai contratti d'area. Solo lo scorso anno Montezemolo e Marchionne brindavano agli utili più alti nell'intera storia della Fiat (58 miliardi e mezzo di euro di fatturato, e oltre 3 miliardi di euro di profitti). Invece di investire questi guadagni nella produzione e nella creazione di nuova occupazione, li hanno sperperati nella speculazione attraverso le loro holding finanziarie.
Oggi come ieri la direzione della Fiat bussa alle casse dello Stato per ottenere altri aiuti finanziari, mentre il governo del neoduce Berlusconi approfitta della crisi economica per attaccare ulteriormente i diritti dei lavoratori per bloccare le manifestazioni e gli scioperi grazie anche al complice silenzio della finta opposizione parlamentare del moribondo PD.
Al termine del corteo, in cui hanno sfilato anche i gonfaloni di numerosi comuni della provincia di Napoli tra cui Acerra e Marano, ha parlato Gianni Rinaldini della Fiom Cgil. "In Italia - ha detto - non deve essere chiuso nessuno stabilimento Fiat e i lavoratori non devono consentire a nessuno di metterli gli uni contro gli altri, di mettere uno stabilimento contro un altro stabilimento''. Tre gli obiettivi da raggiungere unitariamente per la Fiom: "rialzare le erogazioni della Cassa integrazione da finanziare tassando in modo maggiore i redditi più alti"; "costringere la Fiat ad investire più soldi nel gruppo"; "aprire un negoziato vero con l'azienda e con il governo nel quale la Fiat dica subito quali siano le missioni produttive dei singoli stabilimenti, a partire da quello di Pomigliano".
Se non dovessero arrivare "risposte soddisfacenti" - ha annunciato infine Rinaldini - i sindacati metalmeccanici, e la Fiom in testa, sono pronti "ad una grande manifestazione nazionale del gruppo Fiat. Una manifestazione che sia l'espressione della nostra forza e della nostra unità''.

4 marzo 2009