Sardegna
Gli operai Alcoa e i minatori del Sulcis contestano i ministri Passera e Barca
Durissimi scontri tra lavoratori e "forze dell'ordine" in assetto antisommossa
I ministri costretti alla fuga in elicottero

La delegazione governativa, composta dal ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, dal ministro della Coesione Territoriale, Fabrizio Barca, e dal sottosegretario allo Sviluppo Economico, De Vincenti, era atterrata nella mattinata del 13 novembre, all'aeroporto di Elmas, in provincia di Cagliari, per giungere poche ore dopo alla miniera di Serbariu, in provincia di Carbonia-Iglesias.
L'obbiettivo era quello di riunirsi in pompa magna, con le massime istituzioni regionali, rappresentate dal presidente della regione Ugo Cappellacci, PDL, per firmare un protocollo d'intesa "per la definizione di obiettivi e condizioni generali di sviluppo e l'attuazione dei relativi programmi nel Sulcis-Iglesiente", una delle province più povere d'Italia con il tasso record di disoccupazione giovanile. Il quadro complessivo degli interventi stabiliti ammonterebbe secondo i ministeri a 437,272 milioni di euro: 219,572 milioni deliberati su risorse regionali e locali e 217,7 milioni da deliberare su risorse nazionali.
Il ridicolo quadretto di "laboriosità" istituzionale è stato giustamente rovinato dalla durissima contestazione degli operai dell'Alcoa e dei minatori del Sulcis. Questi ultimi ben prima degli scontri avevano, con un fulminante manifesto funebre, accusato il governo Monti e le istituzioni regionali di aver lasciato morire il settore minerario della provincia sarda: "tragicamente si è spenta la Carbosulcis. - recitava il manifesto - Con estrema felicità lo annuncia il Governo nazionale. Requiem", e con riferimento alla giunta regionale: "Un particolare e sentito grazie vada a tutti coloro che hanno collaborato al raggiungimento di tale obiettivo".
La delegazione ministeriale, che si era rinchiusa intorno alle 12 nella sala della Grande Miniera Serbariu, è stata preceduta e accompagnata dalla fortissima contestazione operaia, e rispedita a Roma a calci nei milionari sederi governativi. Centinaia di operai dell'Alcoa e minatori del Sulcis hanno bloccato le due uscite della grande miniera, sistemando a mo' di barricate in mezzo alla strada bidoni, pezzi di metallo, carcasse d'auto, mobili, transenne divelte, ruote di camion e auto.
Poco prima dell'arrivo della delegazione, oltre 150 operai dell'Alcoa avevano già abbattuto le recinzioni, cercando di raggiungere l'ingresso della Grande Miniera Serbariu e, dopo aver invaso il piazzale antistante la sala della riunione, hanno tentato di sfondare la vetrata d'ingresso. Durissimi gli slogan contro l'Alcoa, la multinazionale Usa che ha chiuso la fabbrica di Portovesme.
A più riprese i lavoratori hanno tentato con delle cariche di sfondare il cordone di "forze dell'ordine" in assetto antisommossa, urlando slogan contro il governo. Particolarmente presi di mira i ministri Passera e Barca che si trovavano all'interno della struttura.
Sono seguiti gli scontri, durati fino a sera, tra operai dell'Alcoa e minatori da un lato e "forze dell'ordine" dall'altro. Passera e Barca sono stati costretti ad una vigliacca fuga in elicottero, diretti verso l'aeroporto Elmas di Cagliari, dove intanto erano stati spostati gli agenti in assetto antisommossa che stavano presidiando, in occasione di un'altra manifestazione, la sede del Consiglio regionale.
Gli operai dell'Alcoa e i minatori hanno anche tentato di bloccare la partenza della delegazione governativa, mentre gli scontri si erano trasformati in guerriglia.
Alla faccia del gradimento vantato da Mario Monti, quando ha affermato qualche giorno fa: "la gente per strada mi ferma e mi dice di andare avanti": bugia dalle gambe cortissime, non è durata neanche qualche giorno prima di essere smascherata.
La cronaca degli ultimi due giorni ci dice che piuttosto le masse lavoratrici, gli operai in testa, scendono per strada sempre più spesso per chiedere a questo governo di togliersi di mezzo. Il governo Monti è sordo a questa richiesta, risponde alzando il livello dello scontro e della criminale repressione e costringe le masse a difendersi alzando anch'esse il tono e gli obbiettivi dello scontro, usando strumenti di lotta sempre più duri. È nella dinamica della lotta di classe. Deve essere chiaro, tuttavia, che sono le masse popolari e lavoratrici ad aver ragione in questo scontro crescente e il PMLI le appoggia con tutta la sua solidarietà militante. È in gioco il futuro e, in taluni casi, persino l'odierna sopravvivenza, come succede agli operai dell'Alcoa e ai minatori sardi. Il governo Monti della grande finanza, della Ue e della macelleria sociale se ne deve andare!
Per ottenere questo obbiettivo di vitale importanza per le masse popolari e lavoratrici italiane, deve essere indetto subito lo sciopero generale di tutte le categorie, di 8 ore, con manifestazione nazionale a Roma.

14 novembre 2012