Secondo il Guardian saranno almeno 400 le vittime
Gli operai schiavi nell'inferno dei mondiali in Qatar
Sono immigrati in prevalenza nepalesi

La notizia che una trentina di lavoratori immigrati dal Nepal si erano rifugiati nella loro ambasciata a Doha in Qatar per sfuggire alle condizioni inumane in cui si erano ritrovati a lavorare nei cantieri per le grandi opere progettate in vista dei mondiali di calcio in programma nel 2022 era quasi passata inosservata lo scorso agosto. Non nella redazione del giornale britannico The Guardian che apriva un'inchiesta e portava alla scoperta di una ben più grave situazione che vede un numero sempre crescente di lavoratori immigrati costretti in condizione di schiavitù nell'inferno dei cantieri del piccolo paese considerata una perla del Golfo Persico.
Un'inchiesta che scopriva la tremenda situazione dei morti sul lavoro al ritmo di uno al giorno, soltanto fra gli immigrati nepalesi, morti spesso per sfinimento prima ancora per la mancanza di ogni misura di sicurezza nei cantieri. Lavoratori nepalesi, indiani e immigrati di altre nazionalità costretti a vivere in capannoni super affollati, con pessime condizioni igieniche, a lavorare senza alcuna tutela sindacale, costretti a turni massacranti di 12 ore in condizioni impossibili a quasi 50 gradi di temperatura ambientale e a volte senza cibo e acqua, con la paga taglieggiata per pagare le agenzie che li avevano ingaggiati e con i passaporti confiscati per impedirne la fuga. Una condizione di schiavitù.
L'inchiesta accertava che 44 immigrati nepalesi erano morti in Qatar in soli due mesi, tra il 4 giugno e l'8 agosto scorsi. L'ambasciata dell'India a Doha denunciava che erano 82 gli immigrati indiani morti in Qatar negli ultimi cinque mesi e 700 negli ultimi due anni e mezzo mentre quasi 1500 si erano lamentati coi funzionari dell'ambasciata per le condizioni in cui erano stati costretti a lavorare.
Il Qatar è chiamato la Svizzera del Medio Oriente perché è un paese piccolo, considerato moderno con la più "libera" televisione del mondo arabo, al Jazeera, e soprattutto con una ricchezza immensa in mano a un pugno di sceicchi reazionari. Non a caso ospita anche la più grande base militare dell'imperialismo americano della regione ed è protagonista attivo nel finanziamento di parte dell'opposizione sunnita al regime siriano di Damasco. Si è conquistato a suon di dollari il diritto a ospitare i mondiali di calcio nel 2022 nonostante sia un posto dove d'estate la temperatura arriva a 50 gradi centigradi, per mettere in vetrina il paese così come hanno fatto le potenze imperialiste emergenti Cina con le olimpiadi di Pechino o il Brasile coi prossimi mondiali di calcio e olimpiadi. Il Qatar, pur essendo un piccolo paese ma con l'immensa ricchezza del petrolio, mette nel piatto l'ambizione a pesare di più nel Golfo Persico e nel mondo arabo, vedi l'appoggio al regime dei Fratelli musulmani spodestato dai militari in Egitto, financo in concorrenza con la vicina Arabia Saudita. Non ci saranno problemi, affermavano gli organizzatori a Doha, siamo in grado di installare una sorta di aria condizionata negli stadi che porterebbe la temperatura interna degli impianti intorno ai 28 gradi centigradi.
Uno spreco di risorse quantificato in almeno 100 miliardi di dollari, secondo quanto è previsto l'investimento del Qatar, una cifra equivalente a due volte e mezzo il Pil del Nepal, pari a 39 miliardi di dollari.
Dopo la denuncia del Guardian interveniva l'International Trade Union Confederation, la confederazione internazionale dei sindacati dei lavoratori, che lanciava un allarme: nei prossimi anni saranno almeno mezzo milione gli immigrati che andranno a lavorare in Qatar da Nepal, India, Sri Lanka e altri paesi nella corsa per completare in tempo impianti e infrastrutture dei mondiali di calcio e se il governo locale non provvederà a migliori condizioni per i lavoratori immigrati, ne potrebbero morire 4 mila entro il 2022. Mentre le federazioni del calcio, mondiale e europeo, stanno ancora scandalosamente a ragionare solo sull'opportunità di giocare o meno a 50 gradi.

23 ottobre 2013