Il "centro-sinistra" vota col governo la proroga delle operazioni militari italiane all'estero
Il 24 luglio la Camera ha dato via libera al decreto che finanzia la missione militare italiana "Antica Babilonia" in Iraq. Hanno votato a favore i deputati della Casa del fascio, contro DS, Margherita, PdCI, Verdi e Rifondazione. SDI e Udeur si sono ancora una volta distinti dal resto dell'Ulivo astenendosi, insieme, a titolo personale, ai deputati della Margherita Bianco, Marini e Maccanico.
Tutto regolare, dunque, con il governo che impone con la sua forza schiacciante un decreto interventista e guerrafondaio e l'"opposizione" costretta a un voto contrario di pura testimonianza, ma dopo una "fiera battaglia" parlamentare e con la defezione dei soliti opportunisti Mastella e Boselli? Niente di così edificante, ma piuttosto il risultato scontato di un vergognoso accordo preliminare tra i due poli, uno squallido copione che prevedeva, contemporaneamente al voto contrapposto in aula sulla missione in Iraq, il voto congiunto di maggioranza e "opposizione" nelle commissioni riunite Difesa e Esteri sul rifinanziamento di tutte le altre missioni militari all'estero: Afghanistan, Kosovo, Bosnia, Macedonia, Albania, Etiopia, Eritrea, Somalia, Sudan e Palestina.
Il vergognoso patto era stato proposto anzi proprio dall'Ulivo alla Casa del fascio, e in particolare se ne era fatto promotore il rinnegato Luciano Violante, accogliendo una proposta di Fabio Mussi a nome del "correntone" DS: stralciare dal decreto governativo di rifinanziamento delle operazioni militari all'estero la missione "Antica Babilonia", da votare separatamente in aula, dove l'Ulivo avrebbe potuto dissociarsi, in cambio dell'approvazione "veloce" in commissione, senza neanche dibattito parlamentare, del resto del provvedimento.
I "falchi" della Casa del fascio premevano per respingere la proposta e andare allo scontro in aula sull'intero provvedimento, ma i loro leader parlamentari, soprattutto Giovanardi (UDC) e La Russa (AN), invece lo accettavano rendendosi subito conto della sua convenienza: "Dovevamo tenere duro, l'Ulivo si spaccava e vincevamo tre a zero", protestava il forzista Tortoli con Giovanardi. "E invece - gli rispondeva il ministro - rischiavamo di perdere cinque a zero. Quelli minacciavano di fare ostruzionismo e di bloccarci qui tutto il week-end, e chi li teneva i nostri a Roma"?
In realtà l'orientamento generale dell'Ulivo era per l'approvazione in toto del provvedimento, o quantomeno per l'astensione. Nella Margherita pigiavano in questa direzione soprattutto Mattarella, Bianco e Marini. Anche la maggioranza della Quercia premeva per un voto "bipartisan", o come soluzione di ripiego per l'astensione, mentre il "correntone" minacciava di votare contro. Fassino, appoggiato da D'Alema e Violante, aveva arringato i suoi parlamentari sostenendo che "non si può negare sostegno e sostentamento ai soldati italiani, una volta che sono partiti col voto del parlamento, tantopiù che missioni come il Kosovo le abbiamo decise noi". Alla fine ha prevalso la proposta Mussi dello stralcio dell'Iraq dal resto delle missioni, proposta accettata a sua volta dalla Casa del fascio e definita non a caso un "soddisfacente escamotage" da Giovanardi.
è stato dato così via libera allo squallido teatrino, che ha permesso all'Ulivo di evitare una spaccatura ben più grave di quella che c'è stata con l'astensione di SDI e Udeur, e "salvare la faccia" votando no in aula al finanziamento dell'intervento militare in Iraq, pur approvando in commissione (PdCI e PRC hanno votato contro e i Verdi si sono astenuti) e senza neanche discuterle tutte le altre missioni militari, a cominciare da quella in Afghanistan, di aperto sostegno alla strategia imperialista Usa della "guerra preventiva". Per giustificare la contraddizione tra la sua precedente astensione sull'invio della missione in Iraq e il no attuale al suo finanziamento, l'Ulivo si è arrampicato ipocritamente sugli specchi, sostenendo che la missione stessa avrebbe "cambiato carattere", da missione umanitaria a intervento di "stabilizzazione" militare. E comunque avrebbe votato si se fosse stata "legittimata da un'organizzazione internazionale", quale l'Onu, la Ue, o perfino la Nato.
E così, con questo sporco espediente, il parlamento nero ha evitato l'ostruzionismo e dato i soldi e la sua benedizione "bipartisan" alla spedizione militare italiana in Iraq, che come sancito dai due amiconi imperialisti Bush e Berlusconi in Texas, dovrà dare il cambio a una parte delle truppe Usa nell'occupazione e nel controllo del territorio. Non per nulla il presidente della Camera, Casini, ha voluto sottolineare che al di là della diversità di voto, i militari italiani all'estero "hanno la solidarietà di tutta la Camera", strappando un'ovazione di consenso dall'intero emiciclo.
Contrabbandata come azione di "scorta e protezione" alle missioni umanitarie, l'operazione "Antica Babilonia" non solo è invece in tutta evidenza una compartecipazione all'occupazione imperialista dell'Iraq, ma rischia oltretutto di mettere in serio pericolo le vere organizzazioni umanitarie italiane (molte delle quali lavorano da anni in Iraq senza bisogno di alcuna "scorta" militare), attirando su di loro la diffidenza e magari anche l'odio delle popolazioni occupate e vessate anche dai militari italiani.