Il risultato dell'inchiesta
"La P3 era un'associazione segreta"
Dell'Utri, Verdini e Cosentino saranno processati per associazione a delinquere e corruzione

L'8 agosto il procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo e il sostituto Rodolfo Sabelli hanno notificato gli avvisi di conclusione indagine inerenti l'inchiesta sulla cosiddetta P3 che vede in tutto venti indagati.
In particolare rischiano il processo per il reato di associazione a delinquere e violazione della legge Anselmi che vieta la costituzione di società segrete, l'ex coordinatore nazionale del PDL, Denis Verdini e il senatore Marcello Dell'Utri che, secondo l'accusa, hanno "costituito, organizzato e diretto" un'associazione per delinquere diretta a realizzare una serie indeterminata "di delitti di corruzione, abuso d'ufficio, illecito finanziamento, diffamazione e violenza privata".
Non solo. A carico di Verdini e Dell'Utri si concretizza anche un secondo capo d'accusa per corruzione in relazione ad alcuni episodi messi in atto da Carboni "in accordo con Verdini e Dell'Utri", per favorire il business dell'eolico nella regione Sardegna.
Dell'Utri e Verdini sono accusati di tre episodi corruttivi: il primo prende in esame la corruzione nei confronti di Pinello Cossu, anch'egli indagato, quale presidente del Consorzio Territorio e Ambiente (Tea). Cossu "accettava la promessa di utilità (consistente in un futuro rapporto di impiego o comunque di cointeresse nelle società gestite da Carboni) e riceveva la somma di 5.000 euro" proveniente dall'imprenditore romagnolo Alessandro Fornari. In particolare Cossu, sempre secondo l'accusa, dà come contraccambio informazioni, cura per conto della organizzazione dell'acquisto di terreni.
In un secondo episodio Flavio Carboni promette del denaro al dirigente Area ambiente del Comune di Porto Torres, Marcello Garau, anche lui indagato, "per favorire la concessione di finanziamenti pubblici destinati alla bonifica di un'area in località Calancoi, nel comune di Porto Torres, e di proprietà di una società partecipata dallo stesso Carboni".
L'ultimo episodio di corruzione contestato ai due parlamentari è legato alla nomina come direttore generale dell'Arpa Sardegna di Ignazio Farris, che avrebbe accettato la promessa di denaro e altre utilità, "che Carboni gli aveva fatto in accordo con Verdini e Dell'Utri", quale contropartita e in vista di "atti contrari ai doveri d'ufficio". Atti consistenti "nell'adozione di attestazioni circa la caratterizzazione delle aree da bonificare, potenzialmente destinate a ospitare impianti di energia rinnovabile; nell'emissione di pareri attribuiti alla competenza dell'Arpa Sardegna nell'ambito delle procedure di autorizzazione per la realizzazione degli impianti eolici; in informazioni e interventi diretti a favorire l'adozione di un regolamento regionale del settore eolico favorevole agli interessi di Carboni".
Tra gli indagati eccellenti spicca anche il presidente della regione Sardegna, Ugo Cappellacci, a cui si contesta il reato di abuso d'ufficio in riferimento alla nomina di Ignazio Farris a direttore generale per l'agenzia Arpa della Sardegna.
All'ex sottosegretario all'economia, Nicola Cosentino, si contesta il tentativo di screditare la reputazione del candidato alla regione Campania, Stefano Caldoro, diffondendo notizie false e diffamatorie per far ritirare la sua candidatura; Cosentino, avrebbe agito assieme a Carboni, ad Arcangelo Martino, ex assessore comunale di Napoli, e all'ex giudice tributarista Pasquale Lombardi, attraverso la diffusione "a mezzo internet di false notizie di contenuto diffamatorio" nei confronti di Caldoro. "In particolare - si legge nella ricostruzione agli atti - facevano pubblicare un articolo su un blog che riferiva della frequentazione di transessuali da parte dell'attuale presidente della Regione Campania".
Un sodalizio "volto a condizionare il funzionamento di organi costituzionali e di rilevanza costituzionale", oltreché di "apparati della pubblica amministrazione dello Stato e degli enti locali". Un sistema criminoso che si reggeva su tre personaggi chiave: il "faccendiere" piduista Flavio Carboni (già coinvolto nell'inchiesta sulla P2 di Gelli e l'omicidio del banchiere Roberto Calvi); il giudice tributarista, ex DC dell'allevamento di De Mita ed ex sindaco di Cervinara, Pasquale Lombardi e l'imprenditore napoletano Arcangelo Martino, tutti e tre arrestati l'8 luglio del 2010.

I cinque filoni d'inchiesta
L'affare dell'eolico in Sardegna: sono coinvolti direttamente Verdini e Cappellacci e potrebbe riservare ancora molte e inquietanti novità investigative in quanto la vicenda delle energie rinnovabili in Sardegna è un esempio, secondo la Procura, di come l'associazione segreta agisse in diversi settori grazie alle proprie ramificate conoscenze, intervenendo "su rappresentanti e dirigenti di enti locali" per ottenere la nomina in cariche amministrative di vertice "di persone gradite al sodalizio" in grado di favorire il rilascio delle concessioni "a imprese da loro gestite".
La vicenda del contenzioso fiscale della Mondadori (in cui è coinvolto anche il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo) e per il quale la P3 si diede parecchio da fare per prendere tempo, tentando di evitare che la causa con l'Erario della casa editrice della famiglia del presidente del Consiglio finisse davanti a magistrati "troppo rigidi". Obiettivo riuscito, in quanto secondo la procura di Roma, grazie alla P3 Berlusconi ottenne il rinvio alle Sezioni Unite della Corte di Cassazione.
Le pressioni esercitate su moltissimi magistrati per cercare di sapere con anticipo come la Corte Costituzionale avrebbe deciso sul Lodo Alfano. La P3 si è adoperata per influenzare la decisione della Corte Costituzionale che doveva giudicare la legittimità del cosiddetto Lodo Alfano. "Intervenivano ripetutamente - si legge nell'atto di chiusura indagine - sul vicepresidente e sui componenti del Consiglio Superiore della Magistratura (vicepresidente all'epoca dei fatti era Nicola Mancino) per indirizzare la scelta di candidati a incarichi direttivi (presidente della Corte d'appello di Milano e di Salerno, procuratore della Repubblica di Isernia e di Nocera Inferiore)".
Il falso dossieraggio per cercare di screditare, attraverso false notizie su presunte frequentazioni sessuali di quello che oggi è il governatore della Campania, la sua candidatura e infine la questione inerente l'esclusione della lista Formigoni dalle amministrative.
Insomma, un'attività criminale a 360 gradi che fra l'altro ha diversi legami con l'analoga inchiesta sulla P4 portata avanti dalla procura di Napoli fra cui l'ex procuratore aggiunto di Roma Achille Toro per un pranzo a casa dell'avvocato Luigi Fischetti con il ministro Giulio Tremonti e il suo braccio destro Marco Milanese.

21 settembre 2011