Rabbiosa reazione degli Usa di Obama che taglia 70 milioni di fondi all'agenzia
La Palestina ammessa all'Unesco

La richiesta della Palestina di essere riconosciuta come Stato dall'Onu presentata lo scorso 23 settembre si è fermata sulla porta del Consiglio di sicurezza; le pressioni degli Usa, e di Israele, sugli altri 14 componenti il consiglio ne hanno bloccato l'iter di approvazione. Barack Obama e Benjamin Netanyahu non sono invece riusciti a replicare l'ignobile impresa all'Unesco, l'organo delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura dove la Palestina è stata ammessa con un voto a larga maggioranza dalla Conferenza generale dell'organismo nella sessione del 31 ottobre a Parigi.
L'assemblea dell'Unesco ha fatto registrare 107 voti a favore, 14 contrari e 52 astenuti. L'ammissione sarà operativa non appena la Palestina avrà ratificato la carta dell'Unesco.
Fra i paesi che hanno votato a favore ci sono Russia, Cina, India, la quasi totalità dei paesi arabi e latinoamericani, parte di quelli africani e diversi europei tra i quali la Francia di Sarkozy che nella regione mediorientale vuol giocare un ruolo imperialista per conto proprio, Belgio, Spagna e Austria. Italia e Gran Bretagna figurano tra gli astenuti, contrari oltre a a Usa e Israele si sono espressi Germania, Canada, Australia e Olanda.
La decisione dell'Unesco ha un significato politico importante, testimonia il crescente isolamento degli imperialisti sionisti di Tel Aviv che possono contare sostanzialmente sul padrino imperialista americano, chiunque sieda alla Casa Bianca dal repubblicano Bush al democratico Obama, e pochi altri.
Una decisione che "restituisce alla Palestina alcuni dei suoi diritti", ha sottolineato uno dei collaboratori del presidente Abu Mazen; dopo il responso positivo dell'Unesco l'Autorità nazionale palestinese (Anp) ha annunciato la presentazione della richiesta di ammissione alle altre agenzie dell'Onu.
Gli Usa di Obama si erano mossi con prepotenza minacciando e tentando di comprare il voto dei delegati e evitare la sconfitta annunciata. Come gli era riuscito al Consiglio di sicurezza dell'Onu ma non sono riusciti a replicare a Parigi.
L'ingresso nell'Unesco è "prematuro" e pericoloso "per l'obiettivo condiviso di una pace comprensiva, giusta e duratura in Medio Oriente (quale, quella del boia Netanyahu e del compare Obama?, ndr)", ringhiava Jay Carney, il portavoce di Barack Obama. "Non possiamo accettare l'adesione della Palestina all'Unesco", dichiarava David Killion, l'ambasciatore Usa, anticipando la rabbiosa decisione della Casa Bianca di ritirare il contributo dei 70 milioni di dollari all'agenzia Onu. Un colpo non indifferente dato che gli Stati Uniti sono il principale finanziatore dell'Unesco e contribuiscono al suo bilancio per il 22%.
Gli Usa erano seguiti a ruota dal Canada che ha minacciato di tagliare anche il proprio contributo di 10 milioni di dollari.
Il premier sionista Netanyahu convocava una riunione governativa di emergenza che l'1 novembre decideva l'illegale blocco del trasferimento dei dazi doganali e di altre tasse che Israele, come prevedono gli accordi di Oslo del 1993, raccoglie ai valichi di frontiera e ai porti per conto dell'Anp, un cifra attorno ai 50 milioni di dollari al mese; Tel Aviv decideva inoltre di costruire altre 2 mila nuove case nei territori della Cisgiordania.

7 dicembre 2011