In 200mila a Roma per denunciare l'olocausto di Gaza
"Palestina terra mia. Israele via via"
Una marea di bandiere palestinesi e rosse. Il "Corriere della sera" accusa provocatoriamente il PMLI di essere antisemita
La delegazione del PMLI diretta da Sala si fonde con i palestinesi: "il governo Berlusconi deve rompere le relazioni con Israele"
Dal nostro inviato speciale
Sabato 17 gennaio è una grandiosa giornata di lotta per la liberazione della martoriata terra palestinese che fa onore alla storica tradizione antimperialista ed antifascista del popolo italiano. Sono arrivati in 200mila a Roma, provenienti da ogni parte del Paese, dalla Sicilia al Trentino, per manifestare tutto l'appoggio e tutta la solidarietà possibile ai martiri di Gaza che a centinaia ogni giorno periscono sotto le bombe, ma anche per dimostrare e far comprendere all'opinione pubblica italiana e mondiale che il massacro in atto non è una delle solite criminali operazioni militari degli occupanti imperialisti d'Israele ma un vero e proprio tentativo di genocidio del popolo palestinese, freddamente pianificato in stile nazi-fascista dal governo dei boia Olmert, Barak e Livni, con la copertura dell'amministrazione americana, ma anche dell'Onu e dell'Ue.
A testimoniarlo, ancor più delle parole, sono le centinaia e centinaia di fotografie della barbarie compiuta dall'esercito nazi-sionista israeliano in queste settimane che i manifestanti portano in piazza bene in vista: le armi di distruzione di massa sganciate sui quartieri più popolosi, le case sventrate, le carni ustionate di neonati e di bambini, il pianto straziato degli anziani sui corpi dei loro cari estratti dalle macerie, l'intera popolazione di una città ridotta alla fame che corre da una parte all'altra, come un topo in gabbia, alla ricerca vana di un rifugio per sfuggire all'assedio via terra, via mare e via cielo degli spietati assassini di Tel Aviv. Spesso sono i bambini a portare le immagini terribili dello sterminio, quelle che la tv italiana ha deciso di non mandare in onda!
Il corteo, che parte da piazza Vittorio Emanuele ed attraversa lentamente le vie del centro della capitale, è un grande tappeto di bandiere palestinesi, inframmezzate dalle bandiere rosse, quelle del PMLI, dei Cobas, delle Rdb-Cub, del Pdci, del Prc, del Pcl, della Fiom-Rete28aprile, delle associazioni antirazziste. Sono presenti in forze e molto combattivi anche i medi e gli universitari dell'Onda studentesca. Quasi tutti i partecipanti, anche quelli che non aderiscono ai tanti gruppi, comitati o associazioni pro-Palestina, nati in queste settimane, portano un manifesto, un cartello, una foto, uno striscione per esprimere il loro sdegno e la loro rabbia nei confronti d'Israele; chi non ha potuto ha ben stretta la kefiah al collo. Commovente la solidarietà con i palestinesi che portano le foto dei propri parenti, figli, mogli, madri assassinati a Gaza e i bambini italiani e palestinesi avvolti nelle bandiere con in braccio le bambole sanguinanti.
Questa grande e "liberatoria" mostra "mediatica" all'aperto lascia il segno e spinge tanti romani ad unirsi al corteo per dire, come recita un cartello: "Gaza noi siamo tutti con te!". È un grido corale di vergogna e nello stesso tempo un monito ai mass-media asserviti ai sionisti e al governo Berlusconi, che hanno messo in piedi una ferrea censura su quello che può definirsi, senza timore di esagerazione, un olocausto, come denunciano diversi striscioni. È anche il segno che la parte più avanzata, cosciente ed informata del popolo italiano non si è lasciata ingannare dalle veline televisive del regime neofascista.
In via dei Fori Imperiali il corteo si ingrossa a vista d'occhio, accompagnato ai lati da una folla. Lo sgomento e la disperazione che strozzano il fiato lasciano presto il posto alla voglia di gridare a squarciagola, tutti uniti: "Palestina terra mia, Israele via via"; "Palestina libera!". Prendono coraggio le comunità palestinesi provenienti da tutta Italia, così come i migranti arabi e del Terzo Mondo di ogni nazionalità: echeggia in molte lingue l'Italia multietnica, multireligiosa e multirazziale, quella che tutti i progressisti auspicano e che i leghisti e i fascisti alla Alemanno vorrebbero spazzare via. Dai camioncini viene chiesto di condannare Bush, Olmert, Livni come criminali di guerra, un cartello rivendica la revoca immediata del premio nobel a Shimon Perez, un altro solidarizza con Michele Santoro assediato dal circo mediatico per aver osato dare la parola ai palestinesi, ma ce n'è anche per Berlusconi e Frattini che giustificando il governo Olmert e, non riconoscendo il legittimo governo di Hamas, sono complici, di fatto, dei crimini israeliani. Nel corteo si nota un rabbino al fianco dei palestinesi con la kefiah al collo e persino un piccolo gruppo di militari israeliani con uno striscione, a testimoniare che una parte, non sappiamo quanto grande per via della censura fascista, degli abitanti di Israele condanna l'operato del proprio governo.
La delegazione del PMLI, composta da militanti e simpatizzanti del Lazio, della Puglia, della Toscana, nonché della Campania e dell'Abruzzo e diretta dal compagno Emanuele Sala, è fin dall'inizio dietro la testa del corteo con cartelli e bandiere. I marxisti-leninisti hanno letto ripetutamente al megafono alcuni passaggi del comunicato stampa del Partito dal titolo "Genocidio a Gaza", diffuso in centinaia di copie, e scandito parole d'ordine come: "Olmert, Barak, Livni boia"; "Palestina libera, uno Stato due popoli". I manifestanti dell'"Associazione amicizia italo-palestinese" di Firenze si scaldano, ben presto i nostri compagni vengono accolti come fratelli e sorelle di lotta, ci si alterna al megafono fondendo gli slogan, quelli elaborati dal PMLI: "Tutti uniti a manifestare l'olocausto a Gaza dobbiam fermare", "Il genocidio a Gaza per mano sionista è di stampo nazi-fascista"; "I suoi prodotti non li vogliamo Israele boicottiamo"; "Governo Berlusconi governo fedele agli interessi d'Israele"; "Contro Israele nazista e invasore l'Italia rompa ogni relazione" con quelli ideati o rilanciati dalla comunità palestinese: "Palestina libera. Gaza, Gaza vincerà"; "Palestina terra mia, Israele via! via!"; "Free, Free Palestine, Boicot Israel"; "Bush e Olmert assassini, non toccate i bambini". Tra gli slogan in lingua araba uno dei più ripetuti è: "la Palestina è araba. Il nostro posto è là". La Delegazione nazionale ha cantato a più riprese "Bella ciao" e ha diffuso molte copie de "Il Bolscevico".
Al calar della sera le migliaia di musulmani presenti si riuniscono in preghiera prima davanti alla sede della Fao e poi dinanzi al Colosseo, una tradizione che ha fatto infuriare il presidente della Camera e fascista Fini, il quale ha pensato bene di intimargli di pregare in italiano (sic!), mentre il grandioso corteo prosegue infaticabile per il Circo Massimo, Via dell'Aventino, Porta San Paolo, quest'ultimo luogo simbolo della Resistenza al mostro nazi-fascista hitleriano e mussoliniano.
Nonostante il tentativo di ridurre la portata della mobilitazione, con la convocazione della marcia Perugia-Assisi nello stesso giorno, la manifestazione romana è pienamente riuscita, la voce degli oppressi si è fatta sentire turbando le coscienze di molti giornalisti italiani, al governo, alla Ue e all'Onu è stato intimato di rompere subito tutte le relazioni diplomatiche, economiche e militari e di mettere al bando Israele.
Il PMLI, sia pur presente con una piccola delegazione, ha fatto breccia con la sua parola d'ordine "Palestina libera! Uno Stato, due popoli". Non stupisce allora se il giorno dopo il "Corriere della Sera", tramite la penna di Gian Antonio Stella, in un commento in prima pagina dal titolo "Quel''equivoco' a sinistra", si è lanciato all'attacco provocatorio accusando i marxisti-leninisti italiani di essere antisemiti. Se mai ce ne fosse bisogno, con un tempestivo comunicato stampa, il PMLI ha ribadito che si tratta di "una palese falsità, perché mai i marxisti-leninisti di tutti i paesi e di tutti i tempi, a cominciare dall'Urss di Stalin, hanno avuto una simile posizione. Ad arte, il suddetto giornalista, forse ispirato dal direttore Paolo Mieli, ha voluto confondere l'antisemitismo con l'antisionismo. Il PMLI, in effetti, come è da sempre la posizione universale dei marxisti-leninisti, è antisionista, il che attualmente significa chiedere lo scioglimento di Israele e la costituzione in Palestina di uno Stato e due popoli, quello palestinese e quello ebraico. Ogni altra soluzione, come dimostrano i fatti, non porterà mai la pace in quel martoriato Paese".
Evidentemente la chiara e inattaccabile posizione antisionista del PMLI e i consensi che incontra tra i manifestanti e l'opinione pubblica democratica e antimperialista preoccupano e allarmano lo Stato di Israele e i suoi agenti, che sono costretti a ricorrere all'equazione provocatoria tra antisemitismo e antisionismo ben sapendo che il primo è una vergognosa e ripugnante manifestazione di razzismo, di cui il nazismo fu teorizzatore e fautore, mentre il PMLI qualifica come nazi-sionista l'aggressione di Israele a Gaza proprio per denunciare che il sionismo ha finito oggi per ispirarsi al nazismo per sterminare i palestinesi.
La Commissione per il lavoro di organizzazione ha inviato una lettera ai componenti della Delegazione nazionale del PMLI, con la quale ha trasmesso i ringraziamenti dei dirigenti nazionali del PMLI, con alla testa il compagno Giovanni Scuderi. Nella lettera si dice tra l'altro: "alla manifestazione nazionale pro Gaza, siete stati grandi ed esemplari. Con grande naturalezza e profondo spirito internazionalista proletario, vi siete fusi con i manifestanti palestinesi, che vi hanno accolto come fratelli e sorelle di lotta e che hanno capito che il nostro Partito è risolutamente e pienamente dalla parte del loro popolo. Sotto la direzione del compagno Emanuele Sala, non vi siete risparmiati per tutto il percorso del grandioso corteo di gridare le parole d'ordine del Partito e nel rilanciare quelle dei palestinesi. Voi avete dato una inconfutabile prova della ferma lotta del PMLI contro gli aggressori nazi-sionisti, e non contro il semitismo, come provocatoriamente ci ha accusato il 'Corriere della sera' tramite il pennivendolo Gian Antonio Stella. Attraverso le immagini scattate dalla fotografa della Delegazione nazionale, che ringraziamo per questo importante contributo, è stata per noi una gioia vedervi all'opera e constatare la vostra combattività e compattezza".

21 gennaio 2009