Conferendo la cittadinanza onoraria a Wojtyla
LA GIUNTA ROMANA DI VELTRONI-PRC SI PROSTERNA AI PIEDI DEL PAPA NERO
Una delegazione in pompa magna della giunta capitolina guidata dal sindaco Veltroni si è recata in Vaticano il 31 ottobre scorso per conferire la cittadinanza onoraria di Roma al papa. La visita faceva seguito alla delibera approvata all'unanimità dal Consiglio comunale il 17 ottobre, con cui è stato deciso di nominare Karol Wojtyla cittadino onorario di Roma in occasione dell'inizio del suo 25° anno di pontificato.
Nella motivazione riportata sulla pergamena che Veltroni ha consegnato a Wojtyla si legge che al "successore del principe degli apostoli, sommo pontefice della Chiesa universale, servo dei servi di Dio" il Comune di Roma conferisce la cittadinanza onoraria perché "dall'Urbe esercita il suo magistero a beneficio del mondo intero verso tutti gli uomini di buona volontà, estendendo la sua carità pastorale ed il suo influsso di pace e unità a tutti i popoli". Un panegirico che nemmeno i più consumati apologeti vaticani di Wojtyla avrebbero potuto fare meglio! Non contento, nell'inchinarsi con devota deferenza al papa, Veltroni ha voluto aggiungere di suo che questo dono è "il segno profondo della riconoscenza e dell'affetto di tutta la comunità cittadina, dei romani, che in questi anni sentono di aver condiviso con lei un lungo cammino interiore".
Insomma, più che un omaggio, quello del neopodestà di Roma a nome della giunta Ulivo-PRC e dell'intero Consiglio comunale al papa nero Wojtyla, sembra un vero e proprio atto di sottomissione, il riconoscimento di un potere assoluto e universale di fronte al quale si può solo genuflettersi in adorazione.
Difatti con questa stucchevole cerimonia di sapore medioevale è stata ignorata e calpestata ogni parvenza di separazione tra istituzioni repubblicane e chiesa, e per di più lo si è fatto parlando indebitamente a nome di tutta la cittadinanza, quindi anche di quella parte non trascurabile che - vuoi perché aderente ad altre confessioni religiose, vuoi perché atea e anticlericale o più semplicemente non credente - non riconosce l'autorità e il cosiddetto "magistero universale" della chiesa e del papa; o che comunque rifiuta le posizioni oscurantiste e reazionarie di Wojtyla e le sue continue ingerenze nella sfera politica, sociale e culturale del Paese.
Ci voleva la "sinistra" del regime neofascista per compiere questo atto di servile sottomissione della città di Roma al Vaticano e al papa, cosa che non era mai stata osata neanche dalla DC quando dominava incontrastata al governo della capitale e dell'intero Paese. Si vede proprio che a forza di andare a Canossa per dimostrare di aver chiuso per sempre con l'aborrito passato i rinnegati del comunismo come Veltroni son diventati tra i più zelanti chierichetti del papa. Infatti è sua e della sua giunta di "centro-sinistra" l'idea di conferire al papa la cittadinanza romana, anche se poi è stata fatta propria dall'intero Consiglio comunale, e fu lo stesso Wojtyla ad incoraggiarlo a realizzarla quando gliela espose in occasione di una visita nel gennaio scorso.
Ma il feeling del neopodestà romano con il papa polacco è di ben più lunga data, se si pensa all'"omaggio" ancor precedente che da direttore de "l'Unità" gli fece nel 1994 consegnandogli il Vangelo di San Marco che il suo giornale si apprestava a distribuire in migliaia di copie ai suoi lettori.

20 novembre 2002