Inammissibile e grave ingerenza del Vaticano sugli affari italiani
IL PAPA ISTIGA GIUDICI E AVVOCATI ALL'OBIEZIONE DI COSCIENZA SUL DIVORZIO
La famiglia deve essere una sola, quella tradizionale cattolica, "naturale e indivisibile''. Wojtyla attacca l'aborto e chiede il riconoscimento giuridico dell'embrione umano
LA REAZIONE CATTOLICA VUOLE UNA RIVINCITA SUL REFERENDUM PERSO NEL '74
Il divorzio è "una piaga per la società civile'' che produce effetti "devastanti''. Così Giovanni Paolo II in modo secco e perentorio, come non aveva mai fatto nei suoi 23 anni di pontificato, spara a zero su uno dei diritti civili fondamentali conquistato e difeso dalle donne e dal popolo italiano a costo di dure battaglie politiche e di piazza.
Durante l'udienza di inizio anno ai giudici e agli avvocati della Rota Romana, il 28 gennaio il papa ha spronato i cattolici a battersi contro "ogni permissivismo'' e "contro chi non riconosce, anche dal punto di vista legislativo, l'indissolubilità del matrimonio''.
Ma non basta. Rivolgendosi a giudici e avvocati che trattano cause matrimoniali nei tribunali civili li ha esortati a mettere in atto una sorta di "obiezione di coscienza'' per evitare di "essere coinvolti'' in cause di divorzio e di "cooperare al divorzio''.
"Il valore del matrimonio - ha spiegato - non può essere ritenuto l'oggetto di una mera scelta privata: esso riguarda uno dei capisaldi dell'intera società''. Il divorzio, ha proseguito, "ha conseguenze devastanti che si propagano nel campo sociale come una piaga e influiscono negativamente sulle nuove generazioni dinanzi alle quali viene offuscata la bellezza del vero matrimonio''.
Quindi l'appello agli avvocati a boicottare le leggi vigenti: "Gli operatori del diritto in campo civile devono sempre declinare l'uso della loro professione per una finalità contraria alla giustizia come è il divorzio''. Mentre per quanto riguarda i giudici, "poiché gli orientamenti non riconoscono un'obiezione di coscienza per esimerli da sentenziare'', essi "per gravi e proporzionati motivi possono agire secondo i principi tradizionali della cooperazione materiale al male (ossia il divorzio, ndr). Ma anch'essi devono trovare mezzi efficaci per favorire le unioni matrimoniali, soprattutto mediante un'opera di conciliazione saggiamente condotta''.
Nel mirino del papa non c'è soltanto il divorzio, ma anche il tema, di estrema attualità, del riconoscimento delle famiglie di fatto. Egli chiama infatti giudici e avvocati, ma anche legislatori e amministratori pubblici "all'opposizione decisa a tutte le misure legali e amministrative che introducano il divorzio o che equiparino al matrimonio le unioni di fatto, persino quelle omosessuali''.
Dopo solo qualche giorno, il 3 febbraio, nella giornata in cui la chiesa cattolica italiana celebra la "Giornata per la vita'' e mentre la legge sulla fecondazione assistita è in discussione alla commissione affari sociali della Camera, il papa è tornato a chiedere "la tutela giuridica dell'embrione umano'', condannando implicitamente l'aborto, la fecondazione artificiale e la ricerca genetica.
Wojtyla ha infatti appoggiato apertamente la raccolta di firme che il cosiddetto "Movimento per la vita'' ha promosso per il riconoscimento della "capacità giuridica'' dell'embrione. "Riguardo all'embrione umano, - ha detto - la scienza ha ormai dimostrato che si tratta di un individuo che possiede fin dalla fecondazione la propria identità. è pertanto logicamente esigibile che tale identità venga anche giuridicamente riconosciuta, anzitutto nel suo fondamentale diritto alla vita, come domanda con apprezzabile iniziativa il Movimento per la vita italiano''.
Il tentativo di estendere la "capacità giuridica'' attualmente riconosciuta "dal momento della nascita'', al "momento del concepimento'', impegna ormai da anni le forze cattoliche più reazionarie e integraliste, papa in testa, perché un simile riconoscimento minerebbe immediatamente la legislazione sull'aborto e porrebbe dei picchetti invalicabili a quella in materia di fecondazione artificiale e ricerca genetica sugli embrioni.
Un vero e proprio sussulto clericale e oscurantista quello del papa, teso a ribadire che la famiglia deve essere una sola: quella tradizionale cattolica, "naturale e indivisibile'' e per di più prolifica. Che il divorzio e l'aborto sono il "male'' e i divorziati, gli omosessuali, i conviventi, le donne che abortiscono sono solo dei "peccatori'', manifestazioni del "maligno''. E ribadire infine che il "mistero della maternità'', e quindi la ricerca e la sperimentazione scientifica sulla riproduzione e la genetica, devono rimanere incatenati ai dogmi oscurantisti e medievali della dottrina cattolica.
Un discorso che per contenuti e metodo rivela una inammissibile e grave volontà di ingerenza del Vaticano negli affari italiani, tesa a condizionare la vita politica e sociale del nostro Paese. Il papa va ben oltre la sua "missione pastorale'' di trasmettere ai cattolici gli insegnamenti della chiesa. Al contrario cancella "il libero arbitrio'' e la "libertà di coscienza'' dei cattolici per ricondurli a un'ubbidienza assoluta e totale ai dogmi cattolici non solo nelle scelte di vita personale, ma anche in quelle della vita professionale, sociale, civile e politica. Il papa nero Wojtyla ha la pretesa che la Chiesa torni a governare tutto ciò che attiene alla sfera dei rapporti sociali, ai rapporti fra i sessi, al costume, alla morale, all'istruzione delle giovani generazioni e persino alla scienza, proprio come era nel Medioevo.
Si tratta di una crociata che solo superficialmente può sembrare anacronistica. Essa infatti si incontra con la mai sopita aspirazione della reazione cattolica a prendersi una rivincita sul referendum perso nel '74 sul divorzio e poi su quello ugualmente perso nell'81 sull'aborto. Ma si sposa anche perfettamente sul piano ideale e programmatico con il familismo neofascista del governo Berlusconi che non a caso, anche tramite il ministro Sirchia, ha accolto con favore l'ingerenza papale.
Quant'altro veleno reazionario deve sputare ancora questo papa contro le donne, i diritti civili, il progresso scientifico per comprendere che non è quel "padre illuminato'' e "interprete della modernità'' come la "sinistra'' del regime, ivi compreso il PRC, l'ha più volte definito?

13 febbraio 2002