Intervenendo all'Onu
Il papa rilancia "l'intervento umanitario" dell'imperialismo


Il 18 aprile Benedetto XVI ha tenuto il suo primo discorso all'assemblea delle Nazioni Unite, un intervento che alcuni osservatori hanno definito più simile a una lezione accademica che a un intervento "politico" che era la specialità del suo predecessore. Certo ha toccato molti temi cari alla sua crociata per la ricristianizzazione dell'Occidente a suo dire travolto dal "relativismo", il compito principale che ha assegnato al suo pontificato, ma non ha mancato il compito di benedire i gagliardetti dell'interventismo "umanitario" dell'imperialismo.
Nel passaggio del suo intervento su questo argomento papa Ratzinger ha sostenuto che "ogni Stato ha il dovere primario di proteggere la propria popolazione da violazioni gravi e continue dei diritti umani, come pure dalle conseguenze delle crisi umanitarie, provocate sia dalla natura che dall'uomo. Se gli Stati non sono in grado di garantire simile protezione, la comunità internazionale deve intervenire con i mezzi giuridici previsti dalla Carta delle Nazioni Unite e da altri strumenti internazionali (le aggressioni militari? ndr). L'azione della comunità internazionale e delle sue istituzioni, supposto il rispetto dei principi che sono alla base dell'ordine internazionale, non deve mai essere interpretata come un'imposizione indesiderata e una limitazione di sovranità. Al contrario, è l'indifferenza o la mancanza di intervento che recano danno reale". "L'intervento umanitario", l'ingerenza e l'aggressione verso paesi sovrani, sarebbero quindi un dovere della comunità internazionale.
In un passo successivo ha sostenuto: "la fondazione delle Nazioni Unite, come sappiamo, coincise con il profondo sdegno sperimentato dall'umanità quando fu abbandonato il riferimento al significato della trascendenza e della ragione naturale (una inedita definizione del nazismo, una parola che Ratzinger non riesce a pronunciare, ndr), e conseguentemente furono gravemente violate la libertà e la dignità dell'uomo. Quando ciò accade, sono minacciati i fondamenti oggettivi dei valori che ispirano e governano l'ordine internazionale e sono minati alla base quei principi cogenti ed inviolabili formulati e consolidati dalle Nazioni Unite. Quando si è di fronte a nuove ed insistenti sfide, è un errore ritornare indietro ad un approccio pragmatico, limitato a determinare 'un terreno comune', minimale nei contenuti e debole nei suoi effetti". In altre parole l'intervento ci deve essere e deve essere "forte".
Per il papa nero un esempio positivo dell'applicazione di tale politica sono gli Stati Uniti, come aveva sostenuto due giorni prima nell'incontro con Bush. Nei discorsi e nel documento ufficiale dell'incontro si afferma che Bush e Benedetto XVI "si sono soffermati sulla necessità di affrontare il terrorismo con mezzi appropriati che rispettino la persona umana e i suoi diritti", una affermazione ipocrita nel momento in cui pochi giorni prima Bush aveva ammesso di aver approvato le torture in Iraq. Quanto all'occupazione imperialista dell'Iraq il comunicato ufficiale allude solo a una generica e "comune preoccupazione per la situazione in Iraq, in particolare per lo stato precario delle comunità crisitane lì e altrove nella regione". Ratzinger ha sottolineato che "l'America si è sempre mostrata generosa e continuerà a sostenere gli sforzi pazienti della diplomazia internazionale volti a risolvere i conflitti". Al termine del suo intervento sul prato della Casa Bianca ha benedetto i gagliardetti imperialisti degli Usa: "Dio Onnipotente confermi questa Nazione e il suo popolo nelle vie della giustizia, della prosperità e della pace" E come Bush ha chiuso il discorso con "Dio benedica l'America".
Non una sola parola, non un solo accenno di critica alla politica guerrafondaia dell'amministrazione americana, così il pontefice della Chiesa romana sta consolidando l'asse d'acciaio con l'amministrazione conservatrice Usa, quell'asse clerico-fascista e filo-imperialista che si era già delineato con la contestatissima visita del presidente americano a Roma e che rassomiglia tanto all'alleanza tra Pio XI e i boia Mussolini e Hitler.
È bene allora che tutti i credenti e cattolici, in primo luogo quelli che si considerano democratici e progressisti, aprano bene gli occhi e le orecchie sulla visita ufficiale del pontefice negli Usa, ed esprimano senza remore e timori il loro giudizio: sulle fanfare militari, sui sontuosi banchetti, sui reciprochi salamelecchi con i quali ha festeggiato alla Casa Bianca il suo 81° compleanno. Cosa intende precisamente il papa quando parla di "Dio, Patria e Famiglia", quando parla di un "Nuovo ordine mondiale basato sulla signoria di Dio", cosa significa stare sempre al fianco e in perfetta sintonia con i discorsi del criminale di guerra n°1 G. W. Bush, il responsabile politico della strage di Falluja, delle torture di Guantanamo e Abu Graib, del genocidio a Gaza e in Cisgiordania, della sanguinosa occupazione militare dell'Iraq e dell'Afghanistan, ecc, ecc? La storia non dimenticherà questa immagine.

23 aprile 2008