Il colonnello Pappalardo, interlocutore di D'Alema, lancia un piano golpista di sapore piduista
I GOLPISTI COL PENNACCHIO VOGLIONO FONDARE UNO STATO DIRETTO DAI CARABINIERI
L'avventuriero golpista convinto a dimettersi dalla presidenza del Cocer dal capo dei gladiatori Cossiga. Nel '93 Pappalardo fu capolista alle comunali di Roma in una lista della massoneria occulta guidata dal principe golpista Alliata di Montereale
IL GOVERNO E IL COMANDANTE GENERALE SIRACUSA MENTONO QUAND'AFFERMANO CHE ERANO ALL'OSCURO DEL PIANO GOLPISTA
Da Palazzo Chigi l'ordine di D'Alema è minimizzare e insabbiare. Ma quei 4 dossier redatti e fatti circolare nelle caserme dell'arma dei carabineri di tutta Italia fin dalla fine di gennaio dal presidente del Cocer, Antonio Pappalardo, non sono una ``grottesca'' sortita personale dell'egocentrico colonnello, come ha cercato di far credere il ministro della Difesa Mattarella al Senato, ma sono a tutti gli effetti un gravissimo ed eversivo piano golpista di carattere piduista, un piano con cui i golpisti coi pennacchi e gli alamari si propongono di fondare un nuovo Stato diretto dai carabinieri.
E più che passano i giorni, più questa vicenda si arricchisce di nuovi inquietanti particolari che rendono sempre più torbida l'approvazione avvenuta il 30 marzo scorso al Senato della legge sul ``riordino delle forze di polizia'' che promuove l'arma dei carabinieri a quarta forza armata con poteri di pubblica sicurezza e polizia militare, approvata all'unisono dalla maggioranza di ``centro sinistra'' e dall'opposizione di ``centro destra'', col solo voto contrario di PdCI, Rifondazione e Lega.
Le due vicende infatti si intrecciano nei tempi, ma soprattutto nei contenuti, tanto che nel documento golpista titolato ``Sullo stato del morale e del benessere di cittadini'' sono riportati interi stralci della legge effettivamente varata. I nuovi poteri e funzioni militari e polizieschi dati all'arma dei carabinieri sono infatti in sintonia col piano golpista di Pappalardo.
Ma andiamo per ordine. Sono le ore 12 del 30 marzo, il Senato ha varato da 30 minuti la legge di ``riordino delle forze di polizia'' (di cui abbiamo ampiamente scritto in un articolo apparso sul n. 10 del giornale) con l'entusiastico appoggio del polo di Berlusconi quando l'``Ansa'' lancia ampi stralci di un dossier redatto, si dice dal presidente del Cocer Pappalardo. Il contenuto altamente eversivo e golpista di quelle pagine è evidente e diffonde sinistramente ``un rumore di sciabole''.

IL DOCUMENTO GOLPISTA

``Lo Stato siamo noi'' proclama il documento, ``sono i CC la struttura portante e trainante dell'organizzazione militare e le forze armate sono l'essenza della democrazia''. Di fronte ai mali della società, come disoccupazione, insicurezza pubblica, criminalità mafiosa, di fronte a questa situazione di disordine, i CC si ``farebbero carico'' di riportare l'ordine fondando ``un nuovo tipo di Stato'' senza più i partiti. Un nuovo Stato insomma diretto dai carabinieri. Ma non ce n'é solo per i partiti, il documento attacca i sindacati e mette in riga la magistratura: ``Noi non siamo soltanto dipendenti dello Stato, ma secondo la coscienza collettiva, siamo lo Stato''. Un filo logico che produce la seguente conclusione: ``l'organizzazione della tutela degli interessi collettivi non ci può essere imposta né dalla Corte costituzionale, né dal governo né dal Parlamento. Spetta a noi decidere sulle modalità di organizzazione per la tutela dei nostri diritti''.
Nell'altro documento, titolato ``Documento programmatico - Categoria A'' che riguarda l'addestramento, la vita, le mansioni, le funzioni, lo sviluppo delle carriere e i trattamenti economici degli ufficiali, si legge che ``l'Arma dei carabinieri è un momento istituzionale dello Stato... E concorrendo alla tutela di simili interessi per la sopravvivenza non solo materiale, ma quel che più conta, morale dello Stato, l'Arma si pone come un organismo non meramente esplicante funzioni di polizia, ma presidio globale dello Stato in ogni parte del territorio nazionale...'' Serve dunque ``un rafforzamento morale della popolazione''. Questa, secondo i golpisti col pennacchio, è la vera missione dei carabinieri, soprattutto dei loro ufficiali, ``di fronte ad una classe dirigente politica che, pure innovata al 90 per cento, non pare in grado...''.
Appare quindi evidente che il piano golpista ha un sapore piduista. Infatti anche Gelli, nel famigerato ``piano di rinascita democratica'', invocava ``la soluzione di una `militaricrazia' all'italiana'' in funzione anticomunista, e nello ``Schema R'', una volte che fosse stata instaurata la repubblica presidenziale, tra i primi atti da varare vi erano una serie di misure atte a dare ai carabinieri un ruolo centrale alla difesa del nuovo regime neofascista.

D'ALEMA E SIRACUSA MENTONO

Il fatto che tale piano sia stato reso pubblico mezz'ora dopo l'approvazione della legge, fa supporre che non c'è casualità ma una regia ben precisa, dove i tempi sono stati attentamente studiati, anche se non è chiaro chi sia il regista. Nasce forte il sospetto che il documento sia saltato fuori, non tanto per bloccare la legge, come qualcuno ha accreditato, ma per tastare il terreno, saggiare le reazioni, una volta che l'arma aveva conquistato poteri autonomi.
è certo comunque che il governo e i vertici dei carabineri sapevano. Non è credibile la versione ufficiale del governo, sostenuta al Senato da Mattarella, secondo cui il comandante generale dei carabineiri Siracusa e D'Alema erano all'oscuro di tutto. Non è possibile che essi non conoscessero il documento di Pappalardo, dal momento che esso circolava ed era affisso nelle caserme dell'arma da quasi due mesi, essendo stato diramato dai fax di servizio dei vari comandi, dopo che era partito da quello del Cocer presso il comando generale. Ammettendo anche che sia circolato solo in alcune regioni, come ha sostenuto Mattarella alle Camere, come è possibile che un documento così delicato e dirompente sia ``sfuggito'' alle antenne del Sios (il servizio segreto militare)?
Mente Siracusa e mente D'Alema, il cui stupore di fronte al dispaccio ``Ansa'' è stato dettato dal bisogno di salvare la faccia. Del resto su questo punto anche Mattarella ha dovuto ammettere che le prime notizie a esponenti di governo erano arrivate da fonti giornalistiche in cerca di verifica, la sera di mercoledì 29. Il senatore diessino Pardini, contrario alla legge di ``riordino delle forze di polizia'', pur non ammettendolo apertamente, fa capire di essere venuto in possesso del documento integrale e di averlo inoltrato a Palazzo Chigi.
Allora se si sapeva, o se soltanto c'erano dei sospetti, perché il documento è stato tenuto nascosto, perché non si è bloccata la legge al Senato, perché il presidente della Repubblica Ciampi si è affrettato venerdì 31 marzo a promulgarla?
Il golpista Pappalardo interlocutore di D'Alema
Una riflessione va fatta sul credito illimitato che D'Alema ha aperto nei confronti del presidente del Cocer Pappalardo, facendolo diventare un interlocutore privilegiato di Palazzo Chigi, quantunque le sue idee golpiste e fasciste in merito ai poteri e al ruolo dell'arma dei carabinieri fossero tutt'altro che sconosciute e fosse di dominio pubblico il fatto che la massoneria occulta alle elezioni comunali di Roma del 1993 scelse proprio Pappalardo quale capolista della formazione ``solidarietà democratica'' capeggiata dal principe Alliata di Montereale, già noto alle cronache per il golpe Borghese. Tra Pappalardo e il presidente del Consiglio non c'è solo l'imbarazzante telefonata del 9 febbraio scorso, registrata e diffusa testualmente nelle caserme da Pappalardo per rassicurare sull'asse D'Alema-arma dei carabinieri. Già in novembre D'Alema chiamò il Cocer e gli propose un ``vero tavolo di concertazione''. Un deputato di AN ha raccontato di un incontro tra Pappalardo e D'Alema allora segretario dei DS, accompagnato da Folena, Brutti e Minniti e il sen. Loreto, che risale addirittura al '98.
E c'è chi sostiene che Pappalardo si sia recato a Palazzo Chigi martedì 28 marzo scorso, dove fu ricevuto nell'ufficio del sottosegretario Adriana Vigneri. All'uscita avrebbe dichiarato: ``Il collegamento diretto con la presidenza del Consiglio ha di fatto elevato il ruolo della rappresentanza militare, che è così divenuta un soggetto politico''.
Pesanti risultano le responsabilità del sottosegretario agli Interni Massimo Brutti. Questi, che ha in precedenza trascorso due anni e mezzo al ministero della Difesa come sottosegretario, rappresenta l'uomo di collegamento tra il governo e i militari, è colui che ha guidato D'Alema nella marcia di avvicinamento e di corteggiamento dell'arma, e che ha spalancato a Pappalardo le porte dello studio di D'Alema a Palazzo Chigi. Non è quindi possibile che egli non sapesse del piano dell'avventuriero golpista Pappalardo e che non abbia avvertito D'Alema. Se si sono chiusi gli occhi è perché si è voluta fortemente l'alleanza con Pappalardo per realizzare un asse di ferro tra il governo e i carabinieri.

CHI SONO GLI ISPIRATORI E I MANDANTI

Quello che emerge insomma da questa incredibile e inquietante vicenda è che i vertici dei carabinieri e il governo abbiano oggettivamente coperto i piani golpisti di Pappalardo. Dopo le prime reazioni ``indignate'' di rito, hanno tutti tirato i remi in barca, e l'ordine, a partire dal Polo di Berlusconi e Fini, è stato quello di minimizzare e annacquare la carica golpista del piano di Pappalardo, accreditando la tesi che il piano fosse solo il frutto di ``farneticazioni'' personali di Pappalardo e non un documento ufficiale dell'organismo di rappresentanza dell'arma. Questa tesi è stata sposata dal procuratore militare Intelisano, chiamato a indagare sulla vicenda. ``Macché golpe. - ha chiosato - è un documento così, a tratti rozzo, a tratti anche ridicolo'', e ha messo sotto inchiesta Pappalardo per reati minori.
Ma possibile che costui abbia agito tutto da solo, quando egli stesso ha chiamato in causa ``alti consiglieri'' politici che l'avrebbero ispirato? Chi sono allora i mandanti e gli ispiratori? Pappalardo deve fare i nomi dei suoi protettori e dei suoi padrini politici e militari. La magistratura ordinaria e militare deve indagare e fare completa chiarezza su questo piano golpista.
Occorre anche far luce sul ruolo giocato in questa vicenda dal capo dei gladiatori Cossiga, grandissimo e vecchio amico di Pappalardo. Infatti è stato Cossiga a convincere Pappalardo a dimettersi dalla presidenza del Cocer, dopo un colloquio a quattr'occhi segretissimo di un paio d'ore. Cosa si sono detti, il capo dei gladiatori, che ancora si sta spellando le mani per la legge appena varata dal parlamento, e il suo amico golpista?
Il generale Siracusa e il sottosegretario Brutti devono dimettersi subito, perché non potevano non sapere e non hanno fatto nulla per smascherare tempestivamente il golpista Pappalardo.
Ma tutto il governo deve fare le valigie per inaffidabilità democratica e antifascista come testimonia la legge per il ``riordino delle forze di polizia'' in sintonia con il piano golpista di Pappalardo.