La parata non si doveva fare. Va definitivamente abolita
Il 2 Giugno è la festa della Repubblica, non delle forze armate

"Celebriamo oggi il 2 giugno per esprimere lo spirito di solidarietà e unità nazionale che ci guida e che costituisce la miglior garanzia in tempi così difficili e anche dolorosi. E sentiamo profondamente il dolore di chi nel terremoto dei giorni scorsi, in Emilia e altrove, ha perduto i propri cari, di chi ha perduto la propria casa, sentiamo l'angoscia di chi ha visto travolte vite operaie e certezze di lavoro nel crollo dei capannoni. L'impegno dello Stato e la solidarietà nazionale non mancheranno per assistere le popolazioni che soffrono e per far partire la ricostruzione".
Questo l'intento giustificatorio del nuovo Vittorio Emanuele III, Napolitano, che ha così tentato di far ingoiare il rospo della parata militarista e nazionalista del 2 Giugno per "la festa della Repubblica", nonostante il gravissimo terremoto che ha travolto l'Emilia-Romagna, provocando, tra l'altro, decine di morti, per lo più operai.

Napolitano peggio dei governi DC
In realtà, la parata, già da diverso tempo, era stata criticata da Comitati e movimenti di massa che in migliaia avevano fatto sentire la loro voce su internet tramite i social network, stigmatizzando le spese ingenti per prepararla che potevano risparmiarsi visti i periodi di crisi nonché il perpetrarsi della macelleria del governo Monti. Ma alla "sobrietà" richiesta da più parti, persino da alcuni settori della "sinistra" borghese (con l'esclusione dei dischi rotti dei dirigenti del PD che scadevano nell'ennesimo imbarazzante silenzio senza portare, infine, una posizione unitaria), facevano orecchie da mercante Napolitano e compari che confermavano l'evento, infischiandosene delle richieste di annullamento. Per dissuadere il nuovo Vittorio Emanuele III non è bastato neanche il precedente storico accaduto in Friuli, quando l'ex ministro della difesa, il DC Forlani, annullò, di concerto col democristiano presidente della Repubblica Leone, la parata militare del 2 giugno 1976, all'indomani del terremoto che colpì la regione il 6 maggio. Allora si ritenne che questo fosse "il modo più giusto, più intimamente sentito dalle forze armate per celebrare la ricorrenza del trentesimo anniversario della Repubblica" per "dare ogni energia, ogni risorsa per alleviare il dolore dei fratelli colpiti, per concorrere alla ricostruzione".
Sull'onda della forte protesta di massa che invase il Paese in quel tragico anno, i reparti furono deviati per operare il giusto e immediato soccorso alle popolazioni del Friuli e della Carnia duramente colpite e i papaveri DC si videro costretti ad annullare la parata varando un piano straordinario di interventi per fronteggiare il post-terremoto. Per rivedere le truppe sfilare a Roma lungo i Fori Imperiali è stato necessario (con l'unica eccezione del 1984) aspettare il "centro-sinistra" al governo e Ciampi al Quirinale. Dunque Napolitano è riuscito a scavalcare a destra i vecchi governi democristiani, imponendo la parata nel giorno della festa della Repubblica. Il fatto è che col regime neofascista imperante il 2 Giugno da festa della Repubblica è stata trasformata in festa delle Forze armate, esibite in tutta la loro potenza militare imperialista davanti al mondo intero.

La parata è costata 4 milioni di euro
Un fatto gravissimo e vergognoso quello dell'ex dirigente della destra PCI cui, in qualità di presidente, spettava l'ultima parola sul 2 giugno, atteso che per la Costituzione democratico-borghese del 1948 Napolitano rappresenterebbe l'unità della Repubblica e ha il comando delle forze armate. Inoltre un'altra questione che non ha ricevuto risposta è che per la sfilata lungo la via dei Fori Imperiali, la "sobria conferma di vitalità" annunciata, poteva essere evitata anche per gli incredibili costi che sarebbero gravati sulle già misere tasche delle masse popolari.
Tra l'altro già il ministero della difesa aveva deciso di tagliare le spese, in ragione della crisi economica, con un risparmio che non toccava, però, nemmeno un terzo del totale complessivo e che, in via preventiva, risparmiare circa 1,5 milioni rispetto alla parata dell'anno scorso (tagli che andavano dal personale (-47%) ai quadrupedi (-18%). Difatti sono 4 i milioni impiegati dal governo Monti per allestire la parata: il 20 febbraio scorso una circolare dell'Ispettorato delle infrastrutture dell'Esercito-Ufficio programmazione e Gestione (protocollo n. 3122), calcolava le prime spese quantificandole in circa 820mila euro. Cifra che fa riferimento alle spese di montaggio e smontaggio delle tribune; le spese relative alle cosiddette "attività complementari", come "il servizio di vigilanza/manovalanza, compenso dello straordinario, smontaggio semafori, allaccio cabine elettriche, spostamento fermate trambus etc." si cristallizzavano nella cifra di 119.500 euro, da sommare, infine, ai 628.539 euro di oneri soggetti a ribasso di gara, per un totale di un milione e seicentomila euro circa.
A questa spesa si deve aggiungere quella relativa all'impiego di uomini e mezzi: nel 2010 hanno sfilato circa 5.600 uomini, 442 civili e 260 mezzi e sono costati 3,5 milioni di euro. A questo vero e proprio patrimonio si devono aggiungere gli straordinari notturni (le prove lungo i Fori Imperiali si fanno infatti di notte), il compenso forfettario di impiego e indennità di missione per chi viene da fuori Roma (ogni soldato percepisce tra i 300 e i 400 euro a seconda del grado). E ancora: ognuna della dieci Frecce Tricolori che sorvolano il cielo della capitale durante la sfilata costano 20 mila euro l'ora.
Infine, circondati da duemila invitati, i gerarchi di regime hanno gozzovigliato nel ricevimento offerto dal nuovo Vittorio Emanuele III e costato esattamente quanto era stato programmato in base ai contratti con il catering.

Spontanee dimostrazioni per dire no al 2 Giugno
Non è mancata la dura protesta delle masse popolari e dei Comitati spontanei (come quello formato su internet "No alla parata del 2 giugno") che si sono riversati in piazza, non molto lontani dai Fori Imperiali, che in migliaia hanno sfilato per porre in evidenza il loro no alla parata militare.
Non pochi gli striscioni, i cartelli che sono riusciti a superare il muro dei cordoni eretti dalle "forze dell'ordine" tesi a gridare tutta l'indignazione per la decisione arrogante e prepotente di Napolitano. Una occasione colta anche dai Comitati dell'acqua pubblica per denunciare la svendita dell'Acea da parte del neopodestà di Roma, il fascista Gianni Alemanno, in barba alla chiarissima volontà referendaria espressa un anno fa da milioni e milioni di italiani che dissero no alla privatizzazione dell'acqua. Uno degli striscioni di apertura del corteo riportava la scritta significativa "In solidarietà con le popolazioni colpite dal sisma, dai terremoti ci si difende con la difesa dei territori".
La forte partecipazione di massa alla manifestazione, di fatto, si contrapponeva alla sfilza di politicanti con Napolitano, Monti, Schifani e Fini che presenziavano alla sfilata militarista lungo i Fori Imperiali. Mentre quasi tutta la "sinistra" borghese disertava l'avvenimento, non mancava il miserevole apporto dei sonati e rimbambiti dirigenti del PD con la presenza del presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti che dichiarava: "È una giornata complessa. Personalmente avevo molte perplessità a tenere questa parata, e le ho anche espresse nelle forme dovute, ma nel momento in cui il presidente della Repubblica decide di mantenerla con tutte le istituzioni, il compito delle istituzioni e di chi le rappresenta è essere presente, perché la fascia che portiamo non è nostra, ma rappresenta i cittadini e le istituzioni che rappresentiamo" (sic!).

Alle popolazioni terremotate dovevano andare i fondi destinati alle parate
Noi marxisti-leninisti siamo sempre stati contrari alle parate patriottarde, nazionaliste e imperialiste che si svolgono il 2 giugno di ogni anno, reintrodotte dall'ex ufficiale dell'esercito regio ed esponente dei governi di "centro-sinistra" Ciampi. Mai come questa volta si tratta di un gravissimo spreco di danaro pubblico ai danni delle masse popolari e, nello specifico, delle popolazioni terremotate.
Il fiume di danaro destinato al riarmo imperialista deve andare direttamente alla ricostruzione dei paesi dell'Emilia-Romagna colpiti duramente dalla catastrofe di questi giorni, a risarcire le famiglie delle vittime e ricostruire interamente le loro case, le città e i monumenti storici colpiti. Non un soldo vada speso per le parate militari, men che meno quella del 2 giugno che non va solo sospesa, come si limitano a chiedere i trotzkisti de "il manifesto", ma annullata definitivamente per il suo sciovinismo fascista e il suo revanscismo nazionalista; i fondi devono essere destinati direttamente alle popolazioni colpite cui spetterà l'ultima parola nella gestione, nel controllo e nell'utilizzo.

6 giugno 2012