In nome della riconciliazione nazionale e della terza repubblica
Il parlamento nero ai piedi del neoduce Berlusconi
Le fazioni borghesi possono accordarsi nelle istituzioni ma non riusciranno a sopprimere la lotta di classe nel Paese

Il 14 maggio alla Camera e il giorno successivo al Senato il IV governo del neoduce Berlusconi ha ottenuto la fiducia e si è insediato nella pienezza dei poteri. Un passaggio più che scontato, data la netta maggioranza che la legge elettorale, i disastri del governo Prodi e la politica imbelle e fallimentare della "sinistra" borghese gli hanno regalato su un piatto d'argento. Ma non era scontato anche lo spettacolo squallido e nauseante dell'intero o quasi parlamento nero che gli si è sdraiato ai piedi come davanti a un monarca riconosciuto, incontrastato e benedicente; un nuovo Mussolini al quale l'"opposizione di sua maestà" del PD, in nome delle "riforme" per la terza repubblica, si è affannata a promettere la più zelante e servile collaborazione.
D'altra parte il nuovo Mussolini si è presentato in parlamento forte della legittimazione del rinnegato del comunismo Napolitano, col quale, dopo averlo già attaccato e svillaneggiato in campagna elettorale, ora ha trovato perfetta intesa in nome della controrifoma costituzionale che sta a cuore ad entrambi, e si vanta di aver stretto con lui un "patto di legislatura", al punto da definire il suo governo neofascista benedetto dal Quirinale un "governo del presidente". Inoltre, dopo essersi preso senza colpo ferire entrambe le presidenze delle Camere, aveva pure in tasca il consenso di Veltroni a riaprire, subito dopo la fiducia, il tavolo di trattativa sulle "riforme" istituzionali e la legge elettorale e a discutere senza pregiudiziali una serie di richieste urgenti per dare "più forza" e "tempi certi" al governo in parlamento: come l'inemendabilità della Legge finanziaria e la riforma dei regolamenti parlamentari, per istituire corsie preferenziali ai provvedimenti del governo, contingentare i tempi di discussione e vietare di comune accordo il ricorso all'arma dell'ostruzionismo.
In cambio il neoduce si dichiarava disponibile ad accogliere alcune delle richieste del PD, tra cui il riconoscimento istituzionale del "governo ombra", l'istituzione di una soglia di sbarramento anche alle elezioni europee, necessaria a Veltroni per continuare a beneficiare del "voto utile" a spese della "sinistra radicale", la concessione di qualche presidenza di commissione, tra cui senz'altro quella al giuslavorista ultraliberista del PD Pietro Ichino. Anche gli attacchi di alcuni esponenti del PD al giornalista Marco Travaglio per aver ricordato in tv le amicizie mafiose di Schifani, con Anna Finocchiaro che si precipitava a esprimere la sua servile solidarietà al presidente del Senato, contribuiva a preparare il clima "bipartisan" per il voto di fiducia in parlamento.

La maschera magnanima e suadente del nuovo Mussolini
Tronfio della sua posizione di forza e di questi accordi col Quirinale e con l'unico capo riconosciuto della "opposizione", Berlusconi si è potuto presentare in parlamento con la maschera sorridente e suadente del trionfatore magnanimo, dello "statista" ormai maturo e pienamente legittimato, tutto latte e miele verso gli sconfitti e pronto a "collaborare" con essi per la "crescita" del Paese e in nome delle "riforme istituzionali" indispensabili alla terza repubblica.
Nel suo intervento di 27 minuti alla Camera, sottolineato da ben 27 applausi, di cui 4 anche del PD, il neoduce ha dedicato quasi tutto il tempo ad accreditare questa sua immagine conciliante e aperta al dialogo, e per il resto a nominare alcune delle misure del programma considerate prioritarie dal suo governo: i rifiuti in Campania, l'abolizione dell'ICI, la detassazione degli straordinari, il pacchetto fascista sulla sicurezza. Dopo di esse e per la "crescita" del Paese, ha elencato il federalismo, di cui fin da subito quello fiscale, le infrastrutture (a cominciare dal ponte sullo Stretto di Messina), la famiglia (e qui ha fatto un servizio a Ratzinger promettendo di "rimuovere le cause materiali dell'aborto e varare un grande piano nazionale per la vita e per la tutela dell'infanzia"), la tolleranza zero nella pubblica amministrazione.
In politica estera ha ribadito il ruolo dell'Italia "come pilastro dell'amicizia tra Europa e Stati Uniti d'America" e stretto alleato di Israele, nonché come grande attore sulla scena internazionale e promotore di imprese di "pacificazione e di libertà", con "migliaia di soldati italiani nel mondo di cui siamo orgogliosi e a cui il Parlamento manda, ancora una volta, il suo ringraziamento più forte e più sentito". Su questo inno all'interventismo e sull'esaltazione dell'alleanza con Israele si è pure guadagnato due dei quattro applausi del PD, con Veltroni e D'Alema in testa. Un altro applauso dall'"opposizione" lo ha strappato nel passaggio successivo, quando ha rivolto un "pensiero riconoscente" alle forze dell'ordine e ai magistrati che compiono ("in silenzio", ha ben specificato) il loro dovere.
Ma è sul "nuovo clima" di dialogo tra maggioranza e "opposizione" che Berlusconi ha particolarmente insistito fin dall'inizio, quando ha lodato il "gabinetto ombra della tradizione anglosassone" del PD (la "opposizione di sua maestà", appunto), che "può essere d'aiuto nel fissare i termini della discussione, del dissenso e delle eventuali convergenze parlamentari, in particolare sulle urgenti e ben note modifiche da apportare al funzionamento del sistema politico e costituzionale". Modifiche che - ha poi ripreso e sottolineato dopo aver illustrato la sua ricetta per la "crescita" del Paese - "sono sostanzialmente condivise da una larga maggioranza di questo parlamento". E ne ha fatto l'elenco: "Il rafforzamento dei poteri dell'esecutivo e della sua guida" (cioè lui), la modifica dei regolamenti parlamentari, l'abolizione del bicameralismo perfetto e la diminuzione dei parlamentari, "un assetto federalista dello Stato" e una nuova legge elettorale "condivisa".
"Noi siamo a disposizione. Noi siamo pronti. Il dialogo può e deve cominciare subito", ha detto con la sua maschera più conciliante il nuovo Mussolini rivolto ai banchi del PD, ancora tramortito dalla sconfitta elettorale e ansioso di essere riaccreditato e rimesso nel gioco per gentile concessione dello stesso vincitore. "Lo scontro, per così dire antropologico, tra diverse classi di umanità che si ritengono incomponibili e irriducibili - ha sentenziato quindi il neoduce come a sancire solennemente la legittimazione ormai completa della sua persona e dei suoi alleati fascisti e leghisti - è ormai alle nostre spalle e deve restare alle nostre spalle. Abbiamo finalmente realizzato l'alternanza di forze diverse alla guida del Governo, sottomettendoci alla logica del consenso e imparando con fatica che la Repubblica, i luoghi della sua memoria e i simboli della sua storia sono patrimonio comune di tutti gli italiani, anche di quelli che si sono battuti per molti anni da parti opposte della barricata della storia".
Al termine del discorso, concluso con l'invocazione dell'"aiuto di Dio" e con un "Viva il Parlamento e viva l'Italia", due dei principali esponenti dell'entourage di Veltroni, Realacci e Migliavacca, non hanno saputo trattenersi dall'unirsi all'ovazione che la nuova casa del fascio in delirio ha tributato al suo neoduce. Realacci ha poi tentato di giustificarsi dicendo di aver applaudito Berlusconi perché si è "inveltronito". O piuttosto è Veltroni che si è berlusconizzato?

Il PD pronto a collaborare col neoduce per la terza repubblica
Il PD ha abboccato in pieno e felicemente alla seducente offerta "di pace" del cavaliere piduista. Fassino ha addirittura rivendicato al suo partito il merito di aver creato il nuovo clima politico, "in primo luogo - ha detto - proprio con la creazione del Partito Democratico stesso, che ha innescato quel processo di riforma del sistema politico, il quale ci consente di lasciarci alle spalle un Parlamento come quello precedente, in cui sedevano trentanove partiti, e consegna al Paese un Parlamento in cui siedono sei gruppi parlamentari. Si tratta di un Parlamento certamente più rappresentativo della realtà del Paese, un Parlamento più capace di corrispondere, con la propria azione, alle esigenze e alle domande degli italiani, un Parlamento più in grado di interloquire con il Governo in termini quotidiani di governabilità efficace". In altre parole si è vantato di aver consegnato in mano al triumvirato Berlusconi-Fini-Bossi un parlamento interamente di destra, ripulito da fastidiose "mine vaganti", dove l'unica opposizione è quella di sua maestà del "governo ombra" del PD finalmente pronto per l'inciucio per fondare la terza repubblica; e non a caso si è guadagnato un applauso a scena aperta del neoduce e dei suoi deputati quando ha concluso dicendo che "noi non le daremo la fiducia", ma "questo non significa che vi sia in noi alcuna ostilità pregiudiziale, né che ci arroccheremo in un'opposizione sorda e miope".
La stessa offerta di collaborazione al nuovo Mussolini è stata ripetuta al Senato, dove la capogruppo del PD Finocchiaro, applaudita anche lei dalla maggioranza, ha concluso il suo discorso stuccoso e supplichevole con queste parole: "Il mio Gruppo è composto da 118 senatori e senatrici, 118 dirigenti politici: un giacimento di competenze, di intelligenze, di lungimiranza, di passione civile e politica. Il loro contributo non verrà meno: sta a lei considerarlo un valore per la ricerca delle soluzioni per il bene dell'Italia. Sta a noi assumercene per nostra parte responsabilità piena". Una chiara offerta, insomma, di essere imbarcati sulla nave del neoduce tra il personale di servizio. Quale ostacolo rimane ormai davanti al cavaliere piduista per coronare il suo sogno di conquistare prima o poi anche il Quirinale?
Solo Di Pietro, pur alleato del partito di Veltroni, ha cercato di guastare la festa al padrone di casa e ai suoi lacché. Non ha voluto abboccare alla carota di Berlusconi e lo ha attaccato ricordando che il cavaliere piduista è sceso in politica "per i suoi interessi privati e giudiziari" e ha portato "i suoi amici e i suoi avvocati in questo parlamento per fare i suoi affari", gli ha dato del bugiardo e ha definito l'offerta di dialogo all'opposizione "la mano che il lupo tende all'agnello". Una requisitoria, la sua, accolta da insulti e da ripetute interruzioni dei deputati della maggioranza, mentre il PD manteneva un gelido e imbarazzato distacco. Al punto che quando il neo presidente dell'assemblea, il caporione fascista Fini, dimostrando la validità del vecchio detto "il lupo perde il pelo ma non il vizio", alle rimostranze dell'oratore lo ha rimbeccato con strafottenza dicendogli che "il clima in aula dipende ovviamente da quel che si dice", soltanto l'UDC Tabacci si è alzato per protestare contro questa mostruosità fascista, mentre Veltroni, insieme a tutto il PD, se ne è stato indifferente e in silenzio. Più tardi il leader dell'IDV avrebbe così commentato con sarcasmo il clima di inciucio tra Berlusconi e il PD: "A un certo punto mi sono dovuto girare più volte per capire se a parlare fosse Veltroni o Cicchitto".
Dal che si capisce anche che Di Pietro, come già era apparso in campagna elettorale, sta cercando molto accortamente di diventare il punto di riferimento a livello parlamentare di tutto il malcontento e l'opposizione degli antiberlusconiani abbandonati dal PD e orfani ormai anche dell'imbelle e fallita Sinistra arcobaleno. Facendo con ciò anche l'interesse di Veltroni, perché gli copre il fianco sinistro, ma solo finché e nella misura in cui riterrà conveniente restare suo alleato. Non a caso si è voluto tenere le mani libere rifiutando le pressioni del PD per costituire un gruppo parlamentare unico.
Tutto ciò dimostra che avevamo ragioni da vendere quando da soli, in campagna elettorale, abbiamo sostenuto che qualunque delle due fazioni della borghesia fosse andata al governo per le masse popolari sarebbe stata la stessa cosa, perché la destra e la "sinistra" del regime neofascista si sarebbero comunque accordate per far loro pagare la crisi economica del capitalismo, sostenere l'imperialismo italiano in Europa e nel mondo e fare la controriforma costituzionale per la terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista.
Ma non si illudano i leader delle due fazioni del regime neofascista. Per quanto essi si congratulino a vicenda pensando di aver regolato per sempre i conti con la sinistra, l'antifascismo, l'antiberlusconismo, la lotta di classe e il socialismo, in realtà hanno solo eliminato dal parlamento i falsi comunisti della Sinistra arcobaleno, contribuendo senza volerlo a fare più chiarezza tra gli antiberlusconiani, gli antifascisti e i fautori del socialismo, aprendo loro gli occhi sulla "sinistra" del regime neofascista e spingendoli a liberarsi dalle illusioni elettorali, parlamentari e governative.
Le classi sociali non spariscono come per magia per effetto dell'inciucio piduista per la terza repubblica. E nemmeno le contraddizioni di classe e i conflitti di classe. La lotta di classe è insopprimibile e prima o poi riprenderà a divampare dalle ceneri sotto cui sta covando, man mano che il governo nero del neoduce Berlusconi dispiegherà le sue misure liberticide, fasciste e guerrafondaie e la sua politica di lacrime e sangue per far pagare alle masse la pesante recessione economica alle porte.
Come indica il documento dell'UP del PMLI del 16 maggio titolato, "Abbattere il governo del neoduce Berlusconi e la terza repubblica. Per l'Italia unita, rossa e socialista",: "... la lotta di classe è il motore della storia. Lo scontro tra proletariato e borghesia è ancora in atto, e noi lo porteremo fino in fondo finché il proletariato italiano non conquisterà il potere politico e il socialismo e non saranno eliminate le classi nel comunismo. In questo quadro siamo pronti a unirci in un largo fronte unito con tutte le forze politiche, sociali, sindacali, culturali, religiose che vogliono impedire al IV governo Berlusconi di fare un macello sociale, di lanciare l'Italia in nuove avventure militari e di realizzare la terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista. Abbattiamo il governo del neoduce Berlusconi e la terza repubblica!".

21 maggio 2008