Il parlamento somalo sfiducia il numero due delle istituzioni transitorie sponsorizzato dall'Onu

Il parlamento somalo lo scorso 4 gennaio ha confermato la sfiducia verso Sharif Hassan, presidente dell'assise, e ha eletto il suo successore, Madoobe Nuunow Mohamed. La decisione è stata contestata dal Comitato per la sicurezza della Somalia composto dal Presidente transitorio della Repubblica Sharif Ahmed, lo sfiduciato Sharif Hassan ed il Primo Ministro Abdiweli Ali Mohamed, che in una nota negavano la validità del voto parlamentare. Il nuovo presidente del parlamento ribadiva la sovranità dell'assise sulle altre strutture transitorie e invitava il governo a presentare sia la legge finanziaria per il 2012 che la legge che definisce il percorso per il superamento delle istituzioni di transizione. Quelle imposte dai paesi imperialisti e dall'Onu a Mogadiscio una volta preso il controllo di parte della Somalia, grazie all'intervento dell'esercito etiopico che sconfiggeva le formazioni islamiche. Ma all'ennesima imposizione dei personaggi sponsorizzati dall'esterno del paese, a partire dal Rappresentate speciale dell'Onu per la Somalia Agostino Mahiga, financo il parlamento somalo di transizione ha detto basta.
Il Parlamento federale di transizione (Tfp) in Somalia venne ideato nel 2004 sulla base dei quattro principali clan del paese; molti parlamentari erano legati ai cosiddetti "signori della guerra" contro i quali si ribellò l'Unione delle Corti islamiche le cui formazioni liberarono Mogadiscio nel giugno 2006. I paesi imperialisti e le istituzioni di transizione fecero intervenire contro gli islamici le truppe etiopi che invasero e occuparono il paese. L'occupazione terminò nel 2008, quando con l'accordo di Gibuti alcune Corti islamiche accettarono il dialogo con le istituzioni di transizione. A tali Corti appartengono le formazioni dell'attuale presidente transitorio della Repubblica Sharif Ahmed e il compare Sharif Hassan.
Altre formazioni islamiche, la più importante delle quali è Al Shabaab, hanno continuato la lotta armata e contro le formazioni islamiche a più riprese hanno compiuto raid le forze armate americane e quelle del vicino Kenya. Alle operazioni hanno partecipato anche forze francesi mentre l'esercito etiopico è tornato a occupare zone della Somalia centrale.
Contro gli interventi del vicino Kenya negli ultimi mesi del 2011, approvati dall'Onu, aveva protestato anche il parlamento di transizione che a metà dicembre aveva lanciato il primo segnale contro le manovre dell'ambasciatore Onu; lo sceicco Sharif Hassan, appena atterrato a Roma per una visita ufficiale era dovuto tornare precipitosamente a casa poiché il parlamento a maggioranza aveva votato la sfiducia nei suoi confronti accusandolo di sabotare l'istituzione che per mesi non aveva convocato bloccandone di fatto i lavori.
Sharif Hassan chiedeva aiuto ai governi dei paesi imperialisti e all'Onu affermando che la sua sostituzione avrebbe potuto causare la distruzione della Somalia. Il parlamento diffidava il Rappresentante speciale per la Somalia di far partire i colloqui sul percorso di riconciliazione fino a che l'assise non ne avesse discusso le linee fondamentali.
L'ambasciatore Mahiga invece convocava per il 21 dicembre a Garowe, la capitale del Puntland, la Conferenza consultiva nazionale costituzionale della Somalia cui partecipavano il Presidente transitorio della Repubblica somala, lo sfiduciato ex speaker del Parlamento, il Primo Ministro, il Presidente del Puntland Abdirahman Farole ed il rappresentante della forza islamica moderata Ahlu Sunna Wal Jamah. La conferenza decideva che entro il prossimo maggio dovrà essere pronta la Costituzione da sottoporre a referendum, e il rinnovo del parlamento, con un numero di seggi dimezzato, la cui durata sarà di quattro anni, o se non fosse possibile indire elezioni in tutto il paese, la sua nomina sulla base del peso dei clan, un formula contestata da molti parlamentari.
Nell'accordo, ribattezzato "I Principi di Garowe", la norma che prevede il dimezzamento dei parlamentari sembra definita solo per arrivare all'eliminazione dei parlamentari contrari al presidente della repubblica e allo sfiduciato presidente del parlamento, così denunciavano in una nota 85 esponenti somali della diaspora in una lettera aperta indirizzata lo scorso 31 dicembre al Consiglio di sicurezza dell'Onu, al Segretario generale Ban Ki-moon, all'Unione europea ed alla Lega Araba. Non è accettabile si affermava nella nota che solo sei persone abbiano sostanzialmente deciso il futuro della Somalia, e fra queste il presidente del parlamento sfiduciato, come non è accettabile che sia prevista una modifica del parlamento a maggio, che ne dovrebbe definire la composizione per quattro anni, a fronte delle già previste elezioni politiche per il 21 agosto 2012; il progetto del rappresentante Onu e degli attuali vertici somali punta a protrarre il regime transitorio e la durata del loro mandato. La situazione migliore per garantire campo libero all'intervento anche armato in Somalia delle forze Usa e Francesi, dei vicini Kenya e Etiopia.

25 gennaio 2012