Dalle colonne del "Manifesto" trotzkista
Parlato guida la campagna contro l'astensionismo di sinistra
Scalfari su "Repubblica" gli dà man forte

Non avevamo dubbi che l'ipotesi di "saltare un giro", ovvero prendere in considerazione l'idea dell'astensionismo, affacciata qualche mese fa da Gabriele Polo su "il manifesto" fosse appunto solo un'ipotesi, un "si fa per dire", dato l'incallito elettoralismo sempre dimostrato da questo giornale. Ma che, avvicinandosi la scadenza del 6 e 7 giugno, il quotidiano trotzkista si sia messo addirittura, tramite la penna di Valentino Parlato, a capeggiare la campagna contro l'astensionismo di sinistra che puntualmente viene rispolverata ad ogni tornata elettorale, è il massimo dell'opportunismo politico.
Così risponde infatti Parlato sul "manifesto" del 17 maggio ad un lettore che si lamentava della presentazione delle due liste separate (SeL e PRC-PdCI) che rischiano entrambe di non superare la soglia di sbarramento del 4% alle europee: "Il rischio evidente è quello di una nuova sconfitta. Va tenuto anche conto della spinta all'astensionismo ben presente tra gli elettori di sinistra. Che fare dunque? Nell'immediato contrastare quella spinta all'astensione presente anche in me. Non votare significa solo regalare voti e seggi a Berlusconi. Quanto poi alle elezioni amministrative, è ancora possibile e augurabile che le forze di sinistra si presentino unite".
Rieccoci con l'appello "turatevi il naso ma votate". Stavolta ancor più fiacco e meccanico del solito, non essendoci un Prodi, un Veltroni o un altro specchietto per le allodole minimamente credibile a giustificarlo. Al punto da ammettere che la tentazione di astenersi "è presente" anche in lui. Non gli resta allora che ricorrere al vecchio e scontato riflesso del "se no si avvantaggia Berlusconi", per ricattare moralmente gli astensionisti di sinistra che quella scelta l'hanno maturata, anche in maniera sofferta, in base a un giudizio politico motivato, e non ci si trastullano solo per puro vezzo intellettuale badando bene però di dire e fare tutto il contrario, come fa invece Parlato.
Ed è falso e pretestuoso perfino l'argomento di aiutare le due suddette liste a superare lo sbarramento, dal momento che pochi giorni dopo, sul "manifesto" del 24 maggio, ad un altro lettore che dicendosi disgustato dalla divisione tra le due liste annunciava che voterà Pd, Parlato precisa meglio il suo pensiero rispondendo in questo modo: "Ora siamo una molteplicità di liste, tutte in difficoltà. Speriamo che tuttavia ce la facciano. Proprio per questo bisogna avere l'intelligenza e il coraggio di respingere le tentazioni astensionistiche (ridagli) e di votare a sinistra. A sinistra innanzitutto per una delle due liste originarie di Rifondazione e se proprio vi va per il Pd. Eviterei di votare per la lista di Di Pietro, che non ha niente a che fare con la sinistra".
Dal che traspare un invito neanche tanto larvato non solo a respingere le "tentazioni astensionistiche", ma anche al "voto utile" per il Pd. Un modo ipocrita e tipicamente trotzkista per tirare la volata elettorale alla "sinistra" borghese, quello di Parlato, che appare singolarmente sincronizzato con quello del liberale borghese Scalfari, che lo stesso giorno e in modo assai simile ha rivolto questo appello ai lettori de "la Repubblica": "Il problema dei democratici è quello di mobilitare gli elettori che hanno lasciato il Partito democratico e si sono rifugiati nell'area dell'astensione. Se c'è un momento in cui non ha senso astenersi è questo. Non ha senso criticare Berlusconi e astenersi. Non ha senso proclamarsi di sinistra e astenersi. Non ha senso avvertire sulla propria pelle l'imbarbarimento sociale e astenersi. Non ha senso temere una svolta autoritaria che è sotto gli occhi di tutti e astenersi". Chi sta copiando chi?


3 giugno 2009