Una parola d'ordine errata e fuorviante: "salviamo la Costituzione"

Le ripetute minacce del neoduce Berlusconi di cambiare la Costituzione a colpi di maggioranza per accelerare l'avvento del presidenzialismo, minacce che hanno raggiunto il parossismo con il caso Englaro e lo scontro istituzionale col Quirinale, hanno fortemente scosso e allarmato l'opinione pubblica democratica e progressista. Ciò ha anche dato un colpo mortale alle speranze dello stesso Napolitano di favorire una controriforma condivisa e bipartisan della Costituzione, mostrando al tempo stesso tutta l'inconsistenza e il fallimento del progetto di Veltroni basato sul dialogo col neoduce e il bipartitismo, per fare insieme le "riforme istituzionali" necessarie a realizzare la terza repubblica. Fallimento che insieme al disastro delle elezioni sarde gli è costato le sue ignominiose dimissioni da segretario del PD.
Le due cose insieme - le minacce di Berlusconi e il fallimento della strategia veltroniana - hanno assai spaventato la base più sensibile e avanzata di questo partito, gli ambienti antifascisti e democratici, gli intellettuali e i giuristi progressisti, che istintivamente e in mancanza di altri riferimenti politici si sono stretti intorno alla Costituzione e perfino al capo dello Stato, apparso ai loro occhi come la sua ultima difesa dagli assalti del cavaliere piduista e della maggioranza neofascista. Dappertutto sono sorti comitati, spuntati appelli da firmare, convocate manifestazioni e altre iniziative, tutti "in difesa della Costituzione". Come la manifestazione del 12 febbraio con l'ex presidente Scalfaro in piazza Santi Apostoli a Roma; come le iniziative di mobilitazione della rivista "Micromega" diretta da Flores D'Arcais e del comitato "Salviamo la Costituzione", presieduto dallo stesso Scalfaro, tra cui una manifestazione a Palermo il 28 febbraio; e come l'appello "rompiamo il silenzio" lanciato dall'associazione Libertà e giustizia, che tra i primi firmatari conta l'ex presidente della Consulta Gustavo Zagrebelsky, Sandra Bonsanti, Umberto Eco, Claudio Magris e Guido Rossi.

L'inganno della Costituzione da "salvare"
Il PD ha dovuto seguire la corrente, cercando di prenderne la direzione, per non restare politicamente isolato e proprio mentre era in piena crisi di identità e rischiava una scissione. Soprattutto cercando di impedire che tracimasse oltre i limiti della stretta difesa della Costituzione e di Napolitano, in attesa di risollevarsi dal disastro e riproporsi come interlocutore indispensabile ai partiti della maggioranza per rilanciare il bipartitismo e il dialogo sulle "riforme istituzionali". Da qui la convocazione della manifestazione di Roma in cui ha parlato solo Scalfaro e senza attaccare Berlusconi. Da qui anche l'iniziativa de "l'Unità" con un trasversale e fuorviante appello ("Siamo con il presidente della Repubblica") che ha raccolto parecchie migliaia di firme, da Epifani a Romiti, da Rodotà a Zagrebelsky, da Camilleri a Dario Fo, e così via. Questo giornale, per annunciare la manifestazione del PD con Scalfaro, è arrivato a dedicare l'intera prima pagina ad una riproduzione del quadro "Il quarto Stato" di Pellizza da Volpedo, sormontato dalla stella simbolo della Repubblica e con in sovrimpressione la scritta "La Costituzione siamo noi": come a dire che il proletariato e il popolo sono un tutt'uno con la Costituzione e le istituzioni repubblicane borghesi. Inoltre anche il neo eletto segretario Franceschini si è enfaticamente e ripetutamente appellato alla difesa della Costituzione, non solo nel suo discorso di investitura ma anche, simbolicamente, giurando sulla Costituzione in una cerimonia pubblica a Ferrara.
Va anche detto che per ora questa tattica del PD di confinare in un ambito strettamente legalitario e in difesa della Costituzione la protesta e le iniziative contro l'arroganza berlusconiana ha avuto buon gioco. La parola d'ordine "salviamo la Costituzione" è infatti una parola d'ordine del tutto errata e fuorviante, fatta apposta per far esaurire in un vicolo cieco la protesta degli antifascisti, antiberlusconiani e progressisti. È errata perché si erge in difesa di una Costituzione formale che non c'è più di fatto. Essa è stata stravolta e fatta a brandelli in questi anni colpo dopo colpo, tant'è che pur restando formalmente quasi invariata siamo passati dalla prima alla seconda repubblica, ed ora siamo in piena - anche se non ancora conclamata e perfezionata - terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista. Manca solo la sua ratifica formale attraverso la riscrittura della Carta. Che comunque, quella del '48, è una Costituzione borghese, scritta dalla classe dominante borghese, con la collaborazione del PCI revisionista, per difendere i suoi interessi e il suo ordine sociale, e non potrebbe in ogni caso costituire una difesa per gli sfruttati e gli oppressi, come del resto oltre 60 anni di storia hanno dimostrato.

Abbattere il governo del neoduce Berlusconi
Questa parola d'ordine è anche fuorviante, perché proprio coloro che ne fanno un vessillo, cioè i leader della "sinistra" borghese, sono anche quelli che ne invocano una "riforma", sia pure condivisa con la destra, al punto dall'essere arrivati quasi a realizzarla, inciuciando col neoduce nella Bicamerale golpista presieduta dal rinnegato D'Alema. Al punto dall'aver fatto la controriforma federalista del titolo V nel 2003 per ingraziarsi la Lega. Al punto dall'aver raggiunto un accordo con la Casa del fascio nella scorsa legislatura sulla bozza di controriforma che porta il nome del rinnegato Violante, tuttora sul tavolo delle commissioni parlamentari. E al punto dall'aver vergognosamente votato in parlamento il federalismo fiscale presentato dalla Lega neofascista, razzista e secessionista di Bossi, che apre la strada alla disgregazione del Paese e all'emarginazione definitiva del Meridione. Tant'è vero che anche il comitato "Salviamo la Costituzione", peraltro egemonizzato dai vari dirigenti riformisti e falsi comunisti dei partiti del vecchio "centro-sinistra", adotta la parola d'ordine "aggiornarla non demolirla". Il che significa comunque che si è disposti a trattare per cambiarla, aprendo così una breccia alle istanze neofasciste, presidenzialiste e federaliste.
Questa parola d'ordine è anche fuorviante, perché nasconde la contraddizione principale. Che non è la Costituzione in pericolo ma l'esistenza del regime neofascista e del pericolo rappresentato dal suo nuovo Mussolini, il neoduce Berlusconi. È inutile protestare e manifestare in difesa di una Costituzione ormai ridotta ad un vuoto orpello e poi lasciar passare senza alzare un dito una massa impressionante di provvedimenti neofascisti che stanno rivoltando il Paese come un calzino a Costituzione invariata, come lo scandaloso lodo Alfano, il federalismo fiscale, la controriforma della giustizia, il decreto Gelmini sui tagli alla scuola pubblica, la legge sulle intercettazioni, il nuovo modello contrattuale padronale e corporativo, il disegno di legge antisciopero, la controriforma del pubblico impiego, la legge sul testamento biologico dettata dal Vaticano, il "pacchetto sicurezza" razzista, xenofobo e fascista e le ronde razziste, solo per citare i principali. Senza prendere coscienza che siamo in pieno regime neofascista e che Berlusconi è il nuovo Mussolini qualsiasi lotta delle masse, per quanto motivata e sacrosanta, rischia di andare fuori bersaglio.
Vanno perciò smascherati e condannati tutti i tentativi di negare o sottovalutare questa realtà, come ad esempio limitarsi a parlare di "svolta neo autoritaria" anziché di regime neofascista (Franceschini all'Assemblea nazionale del PD e lo stesso documento del comitato "Salviamo la Costituzione"). O paragonare Berlusconi a Napoleone, a Putin o ad altri personaggi improbabili anziché chiamarlo col suo vero nome: nuovo Mussolini. Perché è il duce del fascismo il suo vero, segreto modello, non foss'altro perché ne dimostra lo stesso grottesco istrionismo di demagogo, lo stesso smisurato e patologico narcisismo, lo stesso odio viscerale per il comunismo e chiunque sia di ostacolo alla sua sfrenata ambizione dittatoriale.
Che tutti gli antifascisti, gli antiberlusconiani, i progressisti e tutti i sinceri democratici si uniscano, ma non in un'inutile quanto illusoria difesa della Costituzione, bensì per abbattere il governo del neoduce Berlusconi e la terza repubblica e aprire la strada all'Italia unita, rossa e socialista. Il PMLI è pronto da tempo ad unirsi in un largo fronte unito con le forze politiche, sociali, sindacali, culturali, religiose e tutti coloro che sono disposti a lottare per questo obiettivo prioritario e irrinunciabile.

4 marzo 2009