Come emerge dai programmi
Nessuna lista elettorale mette in discussione l'Ue imperialista

Al di là delle chiacchiere propagandistiche dei politicanti borghesi, i programmi elettorali dei vari partiti in lizza per il governo - dalla "sinistra" borghese alla destra - mostrano chiaramente come nessun partito e/o coalizione metta in discussione l'Ue della grande finanza e delle banche.
La macelleria sociale senza precedenti avviata dall'Unione europea imperialista - acuitasi con l'esplosione dell'ennesima crisi capitalistica - è colpevole di aver gettato nella disoccupazione e nella povertà milioni di persone, di aver massivamente smantellato le conquiste economiche e sociali duramente conquistate dai popoli europei, di aver sottratto sempre più sovranità economica e finanziaria ai 27 Stati che ne fanno parte, obbligandoli a perseguire politiche ferocemente liberiste e antipopolari.
In barba a tutto ciò i candidati premier alle elezioni politiche del 2013 rispondono chiedendo "più Europa", una maggiore integrazione economica e finanziaria, rafforzamento delle sue istituzioni antidemocratiche e nemiche dei popoli.
Tutti sono inoltre d'accordo sulla necessità di rafforzarla dal punto di vista militare e della politica estera, affinché l'Ue parli al mondo con un'unica, forte e autorevole voce presidenzialista e imperialista.
Anche al nuovo Vittorio Emanuele III, Giorgio Napolitano, preme sottolineare che l'Italia "non perderà la sua vocazione europeista". Puntalizzando che dagli impegni presi con l'Ue (vedi Fiscal Compact, privatizzazioni e tagli) "non se ne discosterà il Parlamento e il governo che scaturiranno dall'ormai imminente, normale prova domocratica delle elezioni generali".

"Sinistra" borghese
Il programma elettorale e la Carta di intenti del Partito democratico (sottoscritta dal segretario del Pd, Gianluigi Bersani, dal leader di Sel, Nichi Vendola e dal segretario del Psi, Riccardo Nencini), presentano l'Ue come la panacea di tutti i mali.
Consapevoli del fatto che essa si è smascherata davanti agli occhi del proletariato e delle masse popolari come un vero e proprio inferno, essi cercano di rivoltare la frittata affermando che dalla crisi non si uscirebbe "con le ricadute nell'euroscetticismo" bensì con "più Europa", senza la quale per l'Italia non ci sarebbe futuro.
Per costruire un'"Europa federale e democratica", essi chiedono una maggiore integrazione politica, economica e fiscale per difendere l'euro e "riorganizzare il modello sociale contro l'austerità"; facendo dell'Europa "un modello di civiltà che nessun'altra nazione o continente può eguagliare".
Ciò che sostanzialmente auspica il PD è che prendano forma gli "Stati Uniti d'Europa", un'accozzaglia di Paesi imperialisti con aspirazioni egemoniche, regionali e mondiali. Per conseguire tale obiettivo, il PD spiega che non esiterà a promuovere un accordo di legislatura con le forze del centro "moderato" (quindi con Monti) "sulla base della loro aspirazione costituzionale ed europeista". Del resto costui il 22 gennaio dava al PD la patente di convinto sostenitore della Ue con queste parole: "Apprezzo gli sforzi del PD, Berlusconi ha torto nel dire che c'è un pericolo comunista, anche se il PD ha una storia comunista, dalla quale si è andato affrancando ad esempio sostenendo la Ue dopo".
Il programma di Sinistra ecologia e libertà (Sel) accenna a una "crisi di sovranità" e denuncia la concentrazione dei poteri decisionali nei processi intergovernamentali e nelle tecnocrazie. Ma ciò che Sel propone - un'"Europa sociale" e della pace, promotrice di democrazia, dei diritti sociali e civili - non è altro che l'ennesimo inganno volto a nascondere la vera natura dell'organizzazione monopolista e imperialistica.
Il Partito di Vendola offre così una copertura a "sinistra" dell'imperialismo europeo, per accaparrarsi i voti degli antimperialisti, dei no global e dei pacifisti.
La lista "Rivoluzione civile arancione" di Ingroia, alla quale hanno aderito l'Idv dell'anticomunista Di Pietro, i Verdi di Angelo Bonelli e i partiti falsi comunisti e trotzkisti PRC e PDCI, rispettivamente di Paolo Ferrero e di Oliviero Diliberto, nuova trappola elettorale borghese e riformista, non sembra dedicare particolare attenzione all'Ue imperialista. Nell'unico riferimento che essa ne fa, si limita a chiedere un'Ue "autonoma dai poteri finanziari con organismi istituzionali eletti dai popoli". Insomma la lista arancione non chiede l'uscita dell'Italia dalla Ue imperialista e del grande capitale ma si limita a invocarne una "democratizzazione" con una maggiore partecipazione dei popoli invece di spingerli a distaccarsene e a combatterla come il nemico che è e si è dimostrata.

"Centro" e destra
Il tecnocrate liberista borghese Monti ha presentato la lista "Scelta Civica, con Monti per l'Italia", alla quale aderiscono Udc e Fli. Il programma di questa coalizione, che dice di essere "oltre" la destra e la sinistra, si ispira in tutto e per tutto all'agenda programmatica redatta dall'uomo della grande finanza e dell'Ue.
Per Monti, il nostro Paese dovrebbe obbedire alle "priorità strategiche" e alle "raccomandazioni" dettate dall'Ue, utilizzandole come parametri di riferimento per la formulazione della sua politica economica. L'Italia dovrebbe rafforzare la propria posizione dentro l'Ue; rinsaldare i legami con gli Stati Uniti, promuovendo un più forte legame transatlantico.
Su posizioni sostanzialmente simili Futuro e Libertà per l'Italia (Fli) del fascista ripulito Gianfranco Fini. Come si evince dal suo "Manifesto dei valori", l'integrazione del mercato unico consentirebbe la crescita dell'economia.
Per l'Udc di Casini, l'Ue è una "scelta da cui non si può tornare indietro". L'obiettivo sarebbe quello di accelerare il processo di unificazione affinché l'Ue diventi un "soggetto politico unitario, protagonista della scena mondiale", ancora più legata ad Israele.
Dal canto suo il neoduce Berlusconi, in lizza con Il Popolo della libertà - in coalizione con Fratelli d'Italia-Centrodestra nazionale (fondata da La Russa, Meloni e Crosetto) e dalla "Lega Nord" di Maroni - chiede la accelerazione dell'unità politica, economica, bancaria e fiscale degli Stati membri dell'Ue. L'aumento dei poteri alla Banca europea con "l'attribuzione alla Bce del ruolo di prestatore di ultima istanza, sul modello della Federal Reserve americana".
Per dare una parvenza di legittimità all'Ue, fondata sopra le teste dei popoli europei, il neoduce promette di battersi per l'elezione popolare diretta del presidente della Commissione europea e l'"ampliamento della potestà legislativa del parlamento europeo". Questa misura (se mai venisse implementata) non toglierebbe nulla al carattere imperialista dell'Ue. Così come anche il proposito di rafforzare il Parlamento europeo che non può far nulla, anche se lo volesse, per cambiare tale carattere e mutarne l'indirizzo.
La Lega Nord non si dichiara contraria all'"idea di Europa in sé"; affermando che "la diversità e le differenze tra gli Stati dell'Ue, i popoli europei, le regioni e i territori, sono il valore aggiunto su cui puntare per costruire una nuova Europa". In contraddizione con la sue posizioni fasciste, razziste e xenofobe dimostrate verso le masse popolari del sud Italia e verso i migranti. Il referendum sull'euro secondo la Lega renderebbe più democratica l'Ue.
Infine, il Movimento 5 Stelle del qualunquista di destra Beppe Grillo, non cita esplicitamente nel manifesto elettorale 2013 e nel suo "non-statuto", quale sia la sua posizione sull'Ue. Grillo ha però più volte sostenuto che l'Italia dovrebbe ritornare alla lira e abbandonare l'euro; criticando l'unione bancaria ma non il progetto dei "padri fondatori" dell'Ue, che anzi esalta. Sottolineando che sarebbe prima necessario creare "le fondamenta di regole comuni", come le politiche per la difesa e per la fiscalità.

23 gennaio 2013