Il PCC ha tradito gli insegnamenti di Mao
Il partito revisionista e fascista cinese è interamente in mano a capitalisti e borghesi
"I quadri non servono il popolo", lo ammette persino l'Accademia delle scienze di Pechino
Calano le adesioni degli operai e dei contadini
Il partito revisionista e fascista cinese di Hu Jintao è completamente in mano ai capitalisti e ai borghesi. Non è certo una novità per noi che abbiamo denunciato fin dall'inizio il tradimento degli insegnamenti di Mao da parte della cricca guidata da Deng Xiaopig che prese il controllo del partito e avviò l'opera di smantellamento delle basi socialiste della Cina costruita dal PCC sotto la guida di Mao; un'opera portata a termine già nel 1981.
Significativo che persino l'Accademia delle scienze di Pechino, l'istituto di analisi che affianca il governo, arrivi a sottolineare la sempre maggiore presenza di capitalisti e borghesi nel partito e come i quadri del partito non siano più al servizio del popolo.
La radiografia della Cina 2004 è il documento curato dall'istituto che lo ha di recente pubblicato. Nella parte che riguarda il PCC il documento riporta che gli iscritti al 2003 sono 68 milioni, circa il 5% della popolazione. La metà sono operai o contadini, il 17% impiegati, il 21% militari e funzionari della Stato. Il documento mette in evidenza che nel corso degli ultimi anni sono calate le adesioni di operai e contadini mentre crescono a ritmo vertiginoso quelle di imprenditori e borghesi. Che ne sono di fatto i controllori una volta seppellito definitivamente il partito fondato da Mao nel 1921.
Il documento afferma che "sebbene i membri del comitato parlino spesso di servire il popolo o di agire per il bene del popolo, spesso occupano il loro posto senza un senso di responsabilità verso il popolo". Ovvero il PCC è al servizio non delle masse popolari ma degli interessi della borghesia che si arricchisce nella Cina capitalista col supersfruttamento dei lavoratori.
Il documento sottolinea inoltre che "riguardo la rettitudine nei comportamenti politici, l'atteggiamento dei membri del comitato politico centrale è piuttosto ambiguo e complicato". Detto in altre parole, il PCC è il partito della corruzione che secondo alcune stime pesa per il 20% del pil. Da documenti dello stesso partito risulta che negli ultimi otto anni sia stato scoperto mediamente un caso di corruzione al mese a livello ministeriale, uno al giorno a livello di dirigenti medio alti e ben quindici al giorno a livello distrettuale.
Le analisi del documento dell'Accademia delle scienze di Pechino sono confermate anche da altre analisi di dipartimenti del partito o di associazioni padronali. Due esempi. Un padrone su tre ha la tessera del PCC; fra le principali spese delle aziende vi è spesso una voce registrata come spese per "pubbliche relazioni e buon rapporto con i funzionari governativi", il serbatoio delle mazzette ufficiali.

20 luglio 2005