Il PD si astiene sul decreto sicurezza liberticida
L'IDV vota a favore

Il 15 dicembre il Senato nero ha convertito in legge in via definitiva il decreto liberticida sulla sicurezza varato dal Consiglio dei ministri il 5 novembre, noto anche come "secondo pacchetto sicurezza".
L'approvazione è avvenuta praticamente all'unanimità, dato che si è registrato un solo voto contrario, il PD si è astenuto e tutti gli altri partiti hanno votato a favore, compresa l'IDV del presidenzialista Di Pietro. Il fatto è che sia il PD che l'IDV avevano rinunciato a presentare emendamenti per non far correre al governo il rischio di dover rinviare il decreto di nuovo alla Camera con conseguente certezza della decadenza del provvedimento. Il vergognoso inciucio era stato concordato dalle cosiddette opposizioni direttamente col ministro di polizia Maroni. In cambio della loro "disponibilità" il ministro aveva "promesso" di riprendere in esame le proposte di modifiche al provvedimento in un apposito comitato da istituire a gennaio.
Come mai tanta servizievole "disponibilità" di PD e IDV (più scontata, sebbene non meno vergognosa, quella di FLI, UDC e API), nonostante la sfiducia che avevano votato al governo Berlusconi appena 24 ore prima? A prima vista sembra un paradosso, ma forse non tanto se si pensa che il giorno prima c'era stato anche l'assedio al parlamento da parte degli studenti con i violenti scontri nel centro di Roma che erano stati condannati coralmente dalla destra e dalla "sinistra" del regime neofascista: evidentemente la difesa e il rafforzamento del regime neofascista preme ugualmente a entrambe, e ha la precedenza su ogni altra considerazione politica.
Nel motivare la loro vergognosa decisione, PD e IDV si sono appigliati al pretesto della "continuità" del provvedimento con altri precedenti interventi di rafforzamento di "lotta alla criminalità organizzata", con riferimento in particolare a certe norme per facilitare la cooperazione internazionale di polizia, il fondo per le vittime di reati di tipo mafioso, il potenziamento dell'Agenzia per i beni confiscati, la tracciabilità dei flussi finanziari per gli appalti. Ma nel provvedimento non c'è solo questo, e facilitandone l'approvazione hanno lasciato passare anche altre norme meno demagogiche e molto più liberticide e fasciste.
Come per esempio quella che conferisce più poteri ai sindaci in materia di ordine pubblico, che ora potranno avvalersi anche della polizia di Stato per imporre le loro ordinanze; che, come la cronaca insegna, da qualche anno a questa parte tendono a essere rivolte prevalentemente contro immigrati, ambulanti, accattoni e altri emarginati sociali, giovani dell'area dell'antagonismo, prostitute di strada (che possono essere espulse con foglio di via), ecc. Èla norma che istituisce cioè i cosiddetti "sindaci sceriffi", anche se rispetto al testo originale sarà il prefetto a disporre il concorso delle forze di polizia per far rispettare le ordinanze in materia di sicurezza urbana.
E come anche le misure che rafforzano la normativa sulla sicurezza in materia di manifestazioni sportive, che come si è visto con la proposta del fascista Mantovano di estendere i Daspo (divieto di accesso a manifestazioni sportive) anche alle manifestazioni di piazza, sono facilmente suscettibili di essere esportate anche in ambito politico. Tra queste spicca per gravità e pericolosità la cosiddetta "flagranza differita", che estende la facoltà di arresto in flagranza di reato fino a 48 ore dopo il fatto, sulla base di filmati o altra documentazione, norma che resterà in vigore fino al 30 giugno 2013. Ma anche l'equiparazione degli steward negli stadi a pubblici ufficiali, per cui non solo la violenza, le minacce o la resistenza, ma pure una semplice offesa verbale nei loro confronti farà scattare un'aggravante giudiziaria, è non tanto meno arbitraria e di dubbia costituzionalità. Per non parlare del diritto, che il Viminale si è riservato contestualmente alla "liberalizzazione del WI-fi", di stabilire controlli sui flussi Internet e in particolare la cosiddetta "identificazione indiretta" per dare la caccia online a soggetti ricercati.
Oltre a ciò, è stata solo rinviata ad un apposito disegno di legge la norma contenuta inizialmente nel "secondo pacchetto sicurezza", sull'espulsione dei cittadini comunitari. Per inserire questa ennesima norma razzista il nazi-leghista Maroni si era attaccato a una norma europea del 2004 secondo la quale un cittadino comunitario che vuol risiedere in un altro paese della UE oltre i tre mesi sarebbe tenuto a dimostrare di avere un lavoro e un'idonea abitazione, pur se non è prevista sanzione in caso di trasgressione della norma. Il governo aveva così introdotto di propria iniziativa una sanzione, consistente in un "invito ad allontanarsi", seguito dall'espulsione per motivi di ordine pubblico in caso di non ottemperanza all'invito.
È solo per non rischiare una probabile sconfessione in sede UE che il governo ha deciso di sentire prima il parere della Commissione europea, ma resta in ogni caso il fatto grave di aver ideato una misura tanto razzista e infame. E di sicuro il PD e l'IDV se la ritroveranno sul tavolo a gennaio insieme agli emendamenti che hanno accettato di ritirare per non far decadere il decreto liberticida di Maroni e Berlusconi.

19 gennaio 2011